La salma di Vittorio Emanuele III torna in Italia a spese dello Stato. Le salme dei deportati italiani sepolti a Francoforte sul Meno tornano a casa a spese dei parenti
Nel cimitero militare d’onore Westhausen di Francoforte sono sepolti i resti di circa 4.500 italiani raccolti dopo la guerra nei luoghi di sepoltura dell’Assia, Renania-Palatinato, Baden-Wurttemberg, Franconia, Westfalia e Saarland.
Si tratta di prigionieri militari e civili, deportati, internati e deceduti in Germania dal 1943 al 1945. E proprio nel 1943, con esattezza all’alba del 9 settembre, il Re d’Italia, Vittorio Emanuele III, fuggiva da Roma verso Brindisi, abbandonando al proprio destino le truppe e gli apparati dello Stato.
Le truppe italiane rimasero a bocca aperta e senza guida di fronte alla durissima e prevedibile reazione tedesca, diventando facile preda di un ex alleato che si considerava semplicemente “tradito”.
I tedeschi dichiararono l’Italia “territorio occupato”. Catturarono più di mezzo milione d’Italiani e non solo sul territorio nazionale ma anche nei Balcani, in Grecia e in Francia. La cosa peggiore: civili e militari italiani non furono considerati prigionieri di guerra ma “internati” che, secondo la definizione tedesca, li poneva fuori dalle regole della Convenzione di Ginevra, con il diritto di sottoporli a trattamento da schiavi.
Questi sono i morti sepolti a Francoforte Westhausen e in altri cimiteri militari d’onore in Germania. E questo è il collegamento tra i loro resti mortali e le spoglie di Vittorio Emanuele III di Savoia. Un nesso indelebile, triste e scritto dalla storia.
“La morte è una livella” scriveva il Principe De Curtis, in arte Totò. La morte ci rende tutti uguali, “allivellati” per così dire. E allora, se dopo morti siamo tutti uguali, perché le spoglie di Vittorio Emanuele tornano in Patria con un aereo di Stato e le spoglie di quella povera gente morta in Germania, dopo essere stati abbandonati al loro destino dal loro Re Vittorio Emanuele III, possono tornare a casa solo a pagamento?
Sì, avete letto bene a pagamento. Se una famiglia desidera il ritorno in Patria delle spoglie di un proprio parente morto dopo l’8 settembre 1943 in qualche Lager tedesco o in qualche campo di lavoro per deportati, deve pagare tra i due e i tremila Euro. E, attenzione, in questa quota sono incluse anche le imposte da pagare, nel caso di Westhausen, al Comune di Francoforte per “esumazione di salma”.
Ognuno ha il diritto di seppellire i propri morti vicino ai propri cari. Anche un re ha diritto di essere seppellito accanto alla sua famiglia. Lo abbiamo scritto prima “ La morte è una livella”. E lasciamo stare anche la domanda come mai le spese di trasporto di questo “Re Soldato” non siano state a carico della sua famiglia -che sicuramente se lo può permettere- e rivolgiamo piuttosto una domanda diretta ai candidati all’estero per le elezioni politiche 2018: Volete mettere nel vostro programma elettorale anche la richiesta di rientro in Patria delle salme dei deportati in Germania a totale carico dello Stato?
In fondo, gli italiani deportati e sepolti in Germania, rientrano pienamente nella categoria degli “Italiani all’estero”. Cioè la vostra categoria, quella che dovrebbe suscitare i vostri interessi etici, morali e storici, oltre a quelli politici.
Legittima è l’analoga domanda rivolta al Consolato Generale di Francoforte, cui è affidata la cura del cimitero d’onore di Westhausen, soprattutto in merito all’abolizione delle imposte comunali. In un servizio televisivo del 23 ottobre scorso della Hessenschau una funzionaria del Consolato Generale si è presentata come “anello di congiunzione tra il Ministero Italiano della Difesa, i familiari e i morti di Westhausen“.
E non parliamo dei consiglieri italiani al Consiglio comunale di Francoforte. Per loro, l’abolizione delle imposte comunali per i morti italiani di Westhausen dovrebbe essere veramente una questione “d’onore” o, secondo i punti di vista, di vero e proprio “disonore”.
E, in attesa di pubblicare anche una eventuale presa di posizione da parte di qualche consigliere italiano del Consiglio comunale di Francoforte, ringraziamo cordialmente il Console Generale d’Italia a Francofoerte sul Meno, Maurizio Canfora, per le informazioni che ha voluto dare e che riportiamo qui di seguito:
La questione dell’esenzione dell’imposta versata dai familiari dei deportati italiani al Comune di Francoforte per l’esumazione dei resti per il trasferimento in Italia è da tempo alla mia personale attenzione ed è stata da me segnalata anni fa direttamente al Sindaco di Francoforte Peter Feldmann con lettera del 19 ottobre 2015 e nel corso della visita resagli ad inizio del mio mandato.
Nel marzo 2016, grazie alla mediazione del Sindaco, il Consolato Generale ha avuto anche un incontro tecnico presso il competente servizio dell’amministrazione comunale per studiare se si potesse addivenire a qualche formula di esenzione totale in ragione del carattere eccezionale e simbolico di queste esumazioni. Se è vero che un’esenzione totale non ci è stata concessa, desidero precisare che negli anni scorsi, sempre a seguito di nostro intervento (in accordo con il Ministero della Difesa italiano), il Comune aveva ridotto considerevolmente l’importo a carico delle famiglie (da circa 1500 a circa 700 euro).
Anche allo scopo di sensibilizzare l’opinione pubblica italiana e tedesca al tema, il Consolato Generale ha promosso negli ultimi anni una campagna di informazione sulla realtà del cimitero italiano a Westhausen, tra l’altro con la valorizzazione della cerimonia di esumazione dei resti mediante una celebrazione solenne con la partecipazione di rappresentanti militari e civili, e l’accompagnamento alle famiglie. Abbiamo inoltre coinvolto la stampa, ottenendo la realizzazione di due reportage, uno pubblicato su una rivista fotografica in Italia, un altro andato in onda in una puntata della Hessenschau.
Continueremo a sollevare il tema nelle occasioni di incontro e dialogo con la Città di Francoforte.