Viviamo tempi difficili ma non mancano segni di speranza
Che il Covid avesse scombussolato la vita del pianeta non è cosa da poco e lo stiamo “respirando” ormai da due anni; viviamo tempi difficili, ma accanto alle preoccupazioni e alle inquietudini, non mancano segni di speranza, ed infatti se da una parte abbiamo riscontrato tante e tante problematiche inerenti alla pandemia, dall’altro si è visto come la solidarietà ed il servizio nei confronti dei fratelli non sia – in massima parte – venuto meno. Vanno letti in tal senso alcuni eventi che attestano una sensibilità crescente nei confronti dei diritti dei popoli e della dignità umana.
Il Presidente USA Joe Biden ha riconosciuto i crimini commessi dai colonizzatori nei confronti dei nativi americani, ed ha annunciato che la celebre festa del “Columbus Day” sarà celebrata ogni anno insieme alla “Giornata dei popoli indigeni”. “Per i nativi americani – ha ammesso il Presidente – l’esplorazione occidentale ha rappresentato un’era di devastazioni e violenze, di riduzione demografica e furto dei territori. Riconosciamo questo passato doloroso e ci impegniamo ad investire nelle comunità indigene, per perseguire un futuro incentrato sulla dignità, il rispetto, la giustizia e le opportunità per tutti”. Di analogo tenore il riconoscimento, da parte dell’uscente Governo di Berlino, delle atrocità commesse in Namibia tra il 1904 e il 1908 contro le popolazioni degli Herero e dei Nama. Secondo gli storici, i colonialisti tedeschi uccisero circa l’80 percento degli 85mila abitanti di etnia Herero, e circa la metà dei 20mila appartenenti alla comunità Nama.
“Sono lieto che sia stato possibile raggiungere un accordo con la Namibia su come affrontare insieme un capitolo buio della nostra storia”, ha dichiarato Heiko Maas, l’ex Ministro degli Esteri della Germania: “Come gesto di riconoscimento delle enormi sofferenze inflitte alle vittime, vogliamo sostenere la Namibia con un programma di un miliardo di euro per lo sviluppo del Paese”. Anche la Francia ha riconosciuto le sue responsabilità nel genocidio della minoranza etnica Tutsi avvenuto in Ruanda nel 1994. Il Presidente francese Emmanuel Macron, nel corso di una visita ufficiale al Memoriale di Kigali, ha dichiarato: “Con umiltà e rispetto, sono venuto per riconoscere le nostre responsabilità”.
In questo contesto, l’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Diritti Umani, Michelle Bachelet, ha pubblicato un Rapporto in cui si afferma la “necessità di affrontare l’eredità rappresentata dalla pratica della schiavitù, il commercio di schiavi africani e il colonialismo, e di cercare una giustizia riparatrice”.
Secondo la Bachelet, “gli Stati devono mostrare una volontà politica più forte per accelerare l’azione per la giustizia razziale e l’uguaglianza attraverso impegni specifici e vincolati nel tempo”. Infatti, la persona umana e il riconoscimento della sua dignità sono al centro del pensiero sociale della Chiesa, ma anche dell’intero suo insegnamento morale. Il Concilio Vaticano II, nella Costituzione pastorale sulla “Chiesa nel mondo contemporaneo”, Gaudium et Spes, sviluppa una vera “carta” del personalismo cristiano. Il primo capitolo della parte prima, intitolato “La dignità della persona umana” (GS, nn. 12-22), descrive lungamente la “corretta concezione della persona umana e del suo valore unico”, che, come afferma San Giovanni Paolo Il nella enciclica Centesimus Annus, “fa da trama e, in certo modo, da guida all’enciclica e a tutta la dottrina sociale della Chiesa”. Così il Concilio precisa che “credenti e non credenti sono pressoché concordi nel ritenere che tutto quanto esiste sulla terra deve essere riferito all’uomo, come a suo centro e a suo vertice”.
La dignità della persona sta a fondamento di tutta la vita sociale e ne determina i principi direttivi. Questa visione della persona può essere accessibile a ogni uomo e, al tempo stesso, è il frutto della ragione illuminata dalla fede e dalla rivelazione, perché “solamente nel mistero del Verbo incarnato trova vera luce il mistero dell’uomo”. Il rispetto della persona umana nella sua unicità e nel suo carattere sacro è un valore oggi comunemente condiviso. Ma per la Chiesa tale riconoscimento si fonda altresì su molti argomenti teologici: l’uomo è creato a immagine di Dio; il Figlio di Dio nella sua incarnazione è divenuto veramente uomo e ha onorato la nostra condizione umana; l’umanità (e ogni singolo uomo) è stata redenta dalla passione, morte e risurrezione del Cristo, che ci apre così il cammino della “divinizzazione”: la nostra vocazione comporta una dimensione trascendente, la vita in comunione con Dio.