In queste lunghe settimane che ci vedono confrontarci con il corona virus, ho avuto il privilegio di ricevere moltissime notizie e molteplici informazioni da parte di nostri connazionali residenti o temporaneamente bloccati negli angoli più disparati del pianeta. Spesso quelle notizie erano puntellate da flebili fili di voce smorzate da cupi stati d’animo, ansiose di superare l’emergenza, altre tutt’oggi continuano ad alimentarsi di richieste di aiuto, speranzose di cure o sussurrate per sapere di famigliari in degenza ospedaliera, oppure smaniose di ritornare in Italia nonostante la chiusura delle frontiere; di altra natura le voci dei numerosi gruppi d’iniziativa civica o da parte di associazioni storiche che, con lucidità e determinazione nonché intraprendente spirito organizzativo, si sono messe a disposizione e sono pronte a venire in soccorso dei nostri connazionali, in particolare dei più fragili, dei più esposti rimasti senza lavoro, dei meno abbienti nonché dei turisti italiani appiedati all’estero.
Nelle loro voci, nei messaggi telefonici o nei social, o nelle lunghe e continue videoconferenze si percepisce il calore umano, si manifestano i tratti e la ricerca di solidarietà, ovvero quegli atteggiamenti di disponibilità, diventati merce rara prima dell’emergenza virus, nei riguardi dei cittadini e verso le istituzioni del nostro Paese. E’ motivo d’orgoglio aver riscontrato in questa crisi sanitaria il senso di una diffusa umanità, che ha rafforzato nei miei colleghi il senso e la responsabilità del ruolo, conferito volutamente in tempi non sospetti dalle istituzioni italiane al Consiglio Generale degli italiani all’estero e ai Com.It.Es., come anche aver felicemente visto rifiorire il prezioso e insostituibile impegno delle associazioni italiane e delle rappresentanze dei patronati in costante collaborazione con la rete diplomatico-consolare italiana. Il lavoro oscuro svolto da sempre da questi organismi e dalle associazioni, le sottovalutazioni come anche la superficialità con cui si sono spesso confrontati, oggi splende più di qualsiasi attestato e benemerenza. Riconoscerlo è un dovere in linea con l‘opera di trasparenza con la quale ha agito il governo italiano fin dall’inizio della crisi sanitaria.
Pur sapendo che la sfida sanitaria, economica e sociale che si sta combattendo è lungi dall’essere archiviata, perché sappiamo di trovarci alla metà del guado di questa imprevedibile emergenza, il Consiglio Generale degli Italiani all’Estero rende merito a chi è confrontato in prima linea, in Italia e all’estero, per superare la trincea della ricerca e della scienza, come anche le differenze politiche per il bene comune.
Il Consiglio Generale degli Italiani all’Estero esprime gratitudine al lavoro incessante dell’unità di crisi del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, alla rete diplomatico consolare per i soccorsi, l’attenzione e la collaborazione nel rispondere alle innumerevoli sollecitazioni ricevute dagli organismi di rappresentanza, dalle associazioni e dai singoli cittadini. Affermare che, anche di fronte alle notizie che delle volte fanno accapponare la pelle, i Servitori dello Stato italiano e i volontari non si sono mai tirati indietro lasciando soli i nostri connazionali; non è piaggeria ma riconoscenza di atti di real politik perché quel “I Care” professato da Don Lorenzo Milani, oggi è declinato al passato, al presente e al futuro, in quanto giustamente “politica è uscire insieme dai problemi, uscirne da soli è solo avarizia”.