Nella foto: Il Bundestag. Foto di ©benjaminkerber su Pixabay

Buon compleanno Grundgesetz!

Era nata solo “provvisoriamente” la Legge fondamentale tedesca. Il nome – Grundgesetz – decisamente macchinoso doveva servire, infatti, a celare la vera intenzione degli Alleati: quella di costituire un nuovo Stato federale che doveva comprendere il territorio occupato dagli Stati Uniti, dalla Gran Bretagna e dalla Francia (cosiddetta: “Trizone”). Fu l’ex sindaco socialdemocratico della città di Amburgo, Max Brauer, ad avere l’idea che fu presto accolta da uno dei padri della Costituzione, il professore universitario, anche lui socialdemocratico, Carlo Schmid: “Chiamiamola Grundgesetz e non Verfassung” (per l’appunto: Costituzione). I socialdemocratici, infatti, volevano evitare a tutti i costi che l’Unione Sovietica reagisse dal canto suo con la costituzione di uno Stato attorno a Berlino.

L’idea, dunque, era quella di uno statuto provvisorio fino alla riunificazione delle Germanie. E così nel luglio del 1948, a Francoforte, i generali degli Alleati a capo della Commissione che governava lo Statuto di occupazione della Germania dell’ovest, diedero l’incarico ai singoli primi ministri dei Länder tedeschi, affinché formassero un Consiglio per la nuova costituzione. Nell’agosto del 1948 ventidue delegati, professori, politici ed esperti di diritto costituzionale, si incontrarono sull’isola di Herrenchiemsee in Baviera per elaborare una prima bozza. Quello che i delegati in soli tredici giorni riuscirono a fare fu un vero e proprio miracolo: 146 articoli, una base solida per la Costituente che si tenne a Bonn tra settembre 1948 e maggio del 1949.

A Bonn fu Konrad Adenauer a presiedere la Costituente (Parlamentarischer Rat): mentre Carlo Schmid (Spd) e Adolf Süsterhenn (Cdu) diedero un contributo sostanziale alla Legge fondamentale, discutendo articolo per articolo nelle apposite commissioni parlamentari, Adenauer soltanto di rado partecipava alle sedute. Il suo compito era, invece, quello di costruire attorno alla Costituente un clima di consenso, soprattutto con gli Alleati. Un contributo che, nel corso della Costituente, si rivelò fondamentale: difatti nel febbraio 1949 il progetto rischiò di saltare. Gli Alleati non erano d’accordo su due punti: il primo riguardava l’accettazione da parte del popolo tedesco della Costituzione. Mentre gli Alleati volevano un referendum, i delegati della Costituente premevano su un voto parlamentare da parte dei Länder. Insomma: i delegati, quasi tutti oppositori del regime nazista, non si fidavano del proprio popolo. Per Theodor Heuss, il politico liberale che divenne in seguito il primo presidente federale della nuova Germania, i tedeschi non erano ancora maturi per una democrazia. In altri termini: l’era nazista era passata ma non il nazismo stesso, ancora presente nelle menti di quella generazione. Il secondo punto riguardava il federalismo: secondo gli Alleati il Bund aveva troppi poteri, motivo per cui temevano di nuovo un rischio di concentrazione del Potere e, dunque, un nuovo rischio di un regime totalitario.

Ma i 65 delegati della Costituente non cedettero: o accettate il nostro testo o non ci sarà una Costituzione! Adenauer, che fino a quel momento si era impegnato a mantenere un clima di consenso con gli Alleati, sfruttò il suo ottimo rapporto personale con il generale francese Koenig e con quello americano Clay, per strappare all’ultimo secondo un “sì” alla nuova Costituzione, assicurandosi in questo modo anche un ruolo centrale dopo l’entrata in vigore del Grundgesetz. Non a caso divenne il primo cancelliere e diede via ad un’era politica che durò fino agli anni 60.

E fu proprio l’8 maggio, a distanza di esattamente quattro anni dalla capitolazione del Terzo Reich, che Adenauer proclamò che pochi giorni dopo – il 23 maggio 1949 – sarebbe entrata in vigore la nuova costituzione, per l’appunto il Grundgesetz. Fu un evento storico, ma allo stesso trascurato dai media: quasi quasi si aveva la sensazione, come scriveva anni dopo l’opinionista Sebastian Haffner, che i delegati si vergognassero della nuova costituzione. Neanche minimamente potevano immaginare lo straordinario successo di questo testo: l’articolo 1 con l’apertura alla dignità umana, alla “Menschenwürde” (poi copiata da tante carte costituzionali, come ad esempio la Carta Europea dei diritti umani), il rafforzamento del parlamento (il presidente federale non può sciogliere le camere se prima le forze politiche non abbiano raggiunto un consenso sul prossimo cancelliere), la garanzia dello Stato sociale (articolo 20 del Grundgesetz e, con esso, la nascita del sussidio sociale di tipo universalistico), la possibilità per ogni cittadino di rivolgersi direttamente alla Corte Costituzionale e, infine, l’inserimento di una garanzia per i partiti (e, dunque, un netto sì al pluripartitismo).

L’intento degli Alleati e dei delegati di non formare due Germanie, tuttavia, non si realizzò: difatti, solo cinque mesi dopo, l’Unione Sovietica fece proclamare la Costituzione che fondò la Repubblica democratica tedesca, la cosiddetta DDR.

Oggi, a distanza di 75 anni, la Costituzione tedesca è amatissima. Oltre l’80 per cento dei tedeschi sostengono che si tratti di un testo “ottimo”, di una costituzione che “funziona”. Addirittura, anche i nemici del sistema (i vari “Querdenker” ad esempio) e gli stessi sostenitori dell’Afd, quando criticano le forze politiche al governo, si appellano – per assurdo – proprio alla Legge fondamentale. Un dato di fatto che dovrebbe, tuttavia, far riflettere: difatti le carte costituzionali sono importanti, ma ancor più importanti sono le istanze politiche che le interpretano. E una democrazia non ha bisogno per sopravvivere soltanto di un’ottima Costituzione, ma soprattutto di ottimi democratici.

(L’autore dell’articolo, giudice presso il Tribunale di Karlsruhe, quest’anno terrà molte conferenze sulla Costituzione tedesca: ulteriori informazioni su www.alessandro-bellardita.de).