Continuiamo la nostra serie con il Dr. Alessandro Bellardita, giudice presso l’Amtsgericht di Karlsruhe e attualmente docente alla Hochschule di Schwetzingen
Alessandro sei figlio di emigrati siciliani, ci racconti quando la tua famiglia si è trasferita in Germania?
I miei nonni si trasferirono negli anni ‘60 in Germania dove lavoravano come Gastarbeiter. Mio nonno paterno fu assunto come saldatore a Karlsruhe, mentre mio nonno materno a Mannheim; lui poi rientrò nel 1966 in Italia. I miei genitori raggiunsero mio nonno paterno nel 1977 da Torino, dove vivevano dal loro matrimonio nel 1972 e dove nacque anche mia sorella maggiore Sonia.
Quindi tu sei nato in Germania?
No, io sono nato a Modica (RG) nell’81. I miei genitori decisero di ritornare in Italia nel 1980, ma a causa delle difficoltà lavorative presero la decisione di trasferirsi definitivamente nel corso del 1981 a Karlsruhe.
Quindi stabilita la vostra residenza qui in Germania, cresci e frequenti l’asilo e la scuola. Hai avuto difficoltà ad apprendere la lingua?
L’integrazione è stata difficile, perché iniziai l’asilo parlando solo il dialetto siciliano, non conoscevo nemmeno l’italiano. Ricordo che nei primi tempi appena arrivato in classe e non avendo contatti con altri bambini, mi recavo in un angolo pieno di peluche e mi addormentavo. Le maestre all’inizio non dissero niente, ma dopo un po’ di tempo ebbero l’idea di coinvolgere una bambina italiana di un’altra classe. Ricordo che Sonia, questo era il nome della bambina, mi svegliò e da lì iniziai ad integrami giocando prima con lei e poi con gli altri bambini. Purtroppo non so come si chiami di cognome e, dunque, non l’ho mai più vista. L’ultimo anno di asilo lo frequentai alla Scuola Europea di Karlsruhe in lingua italiana. Iniziai sempre alla Scuola Europea il mio percorso scolastico con altri ragazzini italiani, figli e nipoti di immigrati, ma frequentata anche da figli di dipendenti consolari. Tutti i corsi erano in lingua italiana, poi a partire dalla terza media le materie di storia e geografia venivano insegnate in tedesco. Il tedesco fu così per noi prima lingua straniera.
Ricordi un momento particolare durante il tuo periodo scolastico?
Tanti ovviamente, ma uno in particolare si è immortalato nella mia mente: ricordo che durante l’intervallo, ero in quinta media, chiesi al mio prof. di filosofia e italiano, il prof. Lo Rè, cosa fosse la filosofia e a cosa servisse. Non ne avevo la minima idea e dovevo scegliere le materie per gli ultimi anni di maturità. Lui mi rispose con una domanda: “hai mai riflettuto su chi sei e cosa fai? Ecco, questo è la filosofia”. Inoltre mi disse: “la filosofia non ti servirà per la tua professione, ma ti potrà servire nella vita”. Quei momenti durante quella ricreazione e quella risposta hanno avuto un forte impatto nel mio modo di approccio verso gli studi e hanno anche dato inizio alla mia passione per la filosofia.
Sono proprio questi incontri importanti al momento e al posto giusto che insieme alla propria bravura vanno a completare un ulteriore processo di crescita.
Esatto! In realtà quello che conta non sono i traguardi, ma i percorsi che affrontiamo e le persone che incontriamo durante questi percorsi. Io, ad esempio, ogni tanto vado a visitare il mio insegnante delle elementari, il signor Spadini, un grande maestro, che – senza voler fare dell’apologia – mi ha insegnato oltre che a leggere, scrivere e far di conto, l’essere profondamente pacifista. Lui, quando passava un aereo militare che rompeva il muro del suono, inveiva contro le armi e la guerra. Sono momenti indimenticabili che lasciano il segno.
Il tuo percorso formativo poi continua all’università scegliendo giurisprudenza.
L’amore per la filosofia mi spinse a studiare psicologia, una materia che si avvicinava alla filosofia. Conseguito quindi l’esame di maturità, mi iscrissi nel 1999 alla facoltà di psicologia dell’università di Mannheim. Ma dopo solo due settimane e non ancora avendo iniziato i corsi, cambiai facoltà e scelsi gli studi di giurisprudenza. Scelta dettata da motivi personali. Conclusi nel 2004 i miei studi di giurisprudenza col primo esame di stato e col titolo Diplom-Jurist, classificandomi al nono posto nel ranking degli studenti. Nel 2005 iniziai sempre all’università di Mannheim una collaborazione come wissenschaftlicher Assistent con il Prof. Otte, con cui avevo già instaurato nel 2001 durante il mio periodo di studi un rapporto lavorativo come Hilfswissenschaftler.
Inizia quindi un periodo di ricerca e di pubblicazioni.
Durante questo periodo iniziai anche una collaborazione con l’autorevole rivista giuridica Juristische Schulung (JuS) di Francoforte, pubblicando il mio primo articolo sulla libertà di religione nel 2005 a soli 24 anni e risultando così il più giovane autore per la JuS. Il 2005 era un anno particolare per il governo tedesco guidato dal cancelliere Schröder. Ebbi l’idea di preparare un articolo italiano descrivendo la particolarità di quel momento politico e storico che si viveva in Germania e lo inviai a cinque testate giornalistiche italiane, tra cui l’Europa. Il redattore di Europa mi contattò e divenni così corrispondete per la Germania.
Quando termini la formazione giuridica e scientifica?
Nel 2008 consegnai la tesi di dottorato sul diritto commerciale e trasporti alla facoltà di giurisprudenza di Mannheim e ricevetti due anni dopo il titolo Dr. iur. Proseguii per due anni con il Referendariat (tirocinio) presso il tribunale di Darmstadt fino al 2010, superando il secondo esame di stato. Un’altra soddisfazione personale perché fui il migliore tra gli altri sessanta colleghi all’interno del tribunale di Darmstadt.
Quindi accedi nel mondo del lavoro.
Gli ottimi risultati avuti durante la mia formazione mi permisero di poter scegliere le varie opportunità nel mondo lavorativo. Decisi nel 2010 di intraprendere la professione di avvocato presso lo studio legale Moore & Stephens a Mannheim. Ma dopo due anni non sentendomi realizzato decisi nel 2012, dopo aver ricevuto anche la cittadinanza tedesca, di inviare il mio curriculum al Ministero di Grazia e Giustizia per accedere in magistratura. Ricevetti dopo pochi giorni un invito per un colloquio al Ministero e fui assunto nel dicembre 2012 come giudice alla pretura di Heidelberg.
Come prosegue la tua carriera in magistratura e quali altre soddisfazioni hai ottenuto?
Nel 2015 passai alla Procura di Heidelberg, dove mi occupavo di criminalità organizzata, un’esperienza molto particolare e impegnativa, lavoravo praticamente fino a ottanta ore a settimana, anche il fine settimana. Era un periodo in cui erano aumentati vistosamente i furti in casa, a causa di bande organizzate che provenivano dall’est dell’Europa. Insieme al presidente della Procura, il signor Schüssler, un ottimo capo, decidemmo di concentrare la competenza per i furti in casa su di me, in modo tale da poter gestire meglio le indagini. Quando iniziai, nel gennaio 2016, mensilmente venivano commessi fino a ottanta furti in casa nella zona di Heidelberg; a settembre avevamo arrestato oltre quaranta esponenti di queste bande e nel gennaio 2017, solo un anno dopo, i furti erano diminuiti dell’ottanta per cento. La polizia di Heidelberg, infatti, avendo un solo interlocutore a Heidelberg, poteva contare sulle ordinanze per procedere le indagini e queste furono efficaci. Nell’ aprile del 2017 passai poi al tribunale di Karlsruhe, dove ero giudice per le indagini preliminari. Attualmente, per motivi legati alla carriera, insegno giurisprudenza alla Hochschule di Schwetzingen, un incarico che mi occuperà fino al 2022 per poi rientrare come giudice a Karlsruhe.
Alessandro, hai ancora un sogno nel cassetto?
Sì, scrivere. Ho appena finito una biografia su Fabrizio de André in tedesco, che verrà pubblicata nei prossimi mesi. Inoltre sto lavorando su un romanzo criminale, ambientato in Germania e in Italia: il protagonista è un procuratore italo-tedesco. Sarebbe un sogno vederlo pubblicato.