Il Corriere d’Italia in collaborazione con il Consolato italiano a Francoforte, da il via alla nuova serie, con l’intervista al Dr. rer. nat. Nicola Coronato, figlio di emigranti italiani, nato e cresciuto in Germania è laureato in biologia
Nicola da quando vive la tua famiglia in Germania?
I miei nonni paterni si traferirono all’inizio degli anni 60 da San Paolo di Civitate (FG), prima a Wanne Eickel e dopo vicino a Darmstadt.
Quindi i tuoi nonni vennero considerati come tanti altri connazionali dei Gastarbeiter?
Sì, proprio così. Mio nonno lavorava come muratore. Credo che tutti voi conosciate le difficoltà che affrontarono tanti connazionali come i miei nonni nell’apprendere una nuova lingua oppure nell’integrarsi in una società, che almeno all’inizio, non prevedeva un’integrazione. Nonostante tali difficoltà non ci fu per la mia famiglia un rientro in Italia, come era concordato all’inizio per tutti i Gastarbeiter. Anzi il destino volle che anche mio padre, ancora ragazzino, si trasferisse all’inizio degli anni 70 in Germania. Dopo gli studi obbligatori lasciò la scuola e iniziò anche lui ad apprendere il mestiere di muratore. Mestiere che ha svolto durante tutta la sua carriera lavorativa, prima come dipendente in aziende edili, per poi diventare autonomo nel 1985.
Tua madre invece quando si trasferì in Germania?
Mia madre si trasferì dopo il matrimonio con mio padre nel 1981, da Milano dove i miei nonni erano emigrati dal nostro paesino in Puglia. Un cambio radicale per lei, da una città come Milano a un paese vicino a Darmstadt. Poi nel 1982 sono nato io e nel 1985 mio fratello, entrambi a Darmstadt.
Quindi sei andato all’asilo in Germania e sei così cresciuto bilingue, una formazione linguistica tanto auspicata ai tempi d’oggi…
In realtà credo che, chi è nato come me in Germania, sia già cresciuto bilingue prima di andare all’asilo. Io personalmente sono cresciuto con la lingua italiana e con il dialetto sanpaolese, che sicuramente è stato determinante per mantenere un forte legame con le miei origini, la “mia” terra. Le prime parole di tedesco le ho imparate appunto all’asilo. Giocando e cantando si cercava di recuperare ciò che i bambini tedeschi sapevano già fare, ossia esprimersi con frasi semplici. Per colmare queste lacune linguistiche l’asilo non bastava e infatti, appena iniziata la scuola elementare, ho seguito insieme ad altri bambini stranieri un corso apposito di tedesco Deutsch für Ausländer, tedesco per stranieri. Personalmente ricordo che odiavo seguire quel corso, perché nonostante l’impegno che ci mettevo lo percepivo più come una punizione che un aiuto. In realtà quei corsi, che durarono fino alla quarta elementare, erano un aiuto fondamentale per il nostro percorso scolastico.
Come è proseguita la tua formazione scolastica?
Ho frequentato la Gesamtschule, terminando nel 1999 con il cosiddetto Realschulabschluss. È proprio qui che, durante una lezione di biologia dedicata all’occhio umano nacque la mia passione per le materie scientifiche, in particolar modo per la biologia. Non immaginavo ancora che sarebbe stata proprio la biologia dell’occhio ad inseguirmi qualche anno dopo. Gli ottimi risultati ottenuti mi permisero di continuare gli studi ad una gymnasiale Oberstufe a Darmstadt. Nel 2002, dopo aver iniziato la mia formazione scolastica con Deutsch für Ausländer, ricevetti l’Abitur superando i quattro esami di stato, l’ultimo proprio con un buon voto in tedesco. Una soddisfazione enorme, perché per la prima volta nella mia vita sentii di aver ripagato in qualche modo i sacrifici fatti dai miei genitori. Entrambi sostenevano fin dall’inizio mio fratello e me, senza esercitare pressioni inutili, aiutandoci ad incrementare le nostre capacità.
Quindi con la maturità in mano e la passione per le materie scientifiche hai dato il via alla tua formazione accademica.
Mi iscrissi nel 2002 prima alla facoltà di chimica della Technische Universität Darmstadt, poi nel 2006 sempre a Darmstadt alla facoltà di biologia. Dopo la laurea iniziai un dottorato di ricerca all’istituto di biologia dello sviluppo e di neurogenetica, concentrandomi sullo sviluppo dell’occhio durante la fase embrionale. Un’occasione che mi permise, grazie ai miei supervisori, di fare anche delle prime esperienze nell’insegnamento universitario e di partecipare a numerosi convegni internazionali.
Occasioni importanti per chi vuole divulgare i propri risultati scientifici.
Occasioni indispensabili. Imparai a confrontarmi con ricercatori di tutto il mondo e a presentare i risultati ottenuti insieme ai miei colleghi. Ovviamente il confronto costruttivo con alcuni di questi proseguì anche dopo i convegni. Ebbi così infatti la possibilità di presentare i miei risultati ad un istituto che si dedica tutt’ora alla cura della cecità all’University of California di Irvine. Ai convegni si ha inoltre anche la fortuna di incontrare e confrontarsi con ricercatori di fama mondiale. In Messico ad esempio mi trovai seduto accanto a Sir John Gurdon, fresco premio Nobel, e di scambiare qualche opinione con lui.
Quali sono stati i risultati più importanti ottenuti durante il tuo lavoro di ricerca?
Sicuramente il nostro modello sullo sviluppo dell’epitelio pigmentato retinico pubblicato in riviste scientifiche rinomate e selezionato nell’aprile 2014 dal Global Medical Discovery per la rubrica key scientific article. Inoltre, verranno pubblicati a breve altri risultati sullo sviluppo della retina che completeranno il modello postulato.
Nicola, collaborerai e curerai con noi questa nuova rubrica. Cosa ti aspetti?
Mi auguro che chi si sia trasferito da poco in Germania possa essere incoraggiato dalle storie che racconteremo dei nostri connazionali. Storie di italiani che si sono integrati bene nella società tedesca e che, grazie alla loro bravura, hanno dato un forte contributo alla crescita di questo Paese. Mi auguro che dopo aver letto queste storie, si sia sempre più consapevoli che ormai non siamo più Gastarbeiter ma Fachkräfte, alcuni si possono definire der eigene Chef, mentre altri ancora ricoprono posizioni importanti nei vari settori privati e della pubblica amministrazione. Sia questo motivo di orgoglio affinché noi tutti possiamo dire: si, io ce l’ho fatta!!
complimenti a Nicola per il suo impegno e al successo ottenuto nella società tedesca, che ripaga sempre, non come in Italia.