FRANCOFORTE – L’azienda Mutti, leader in Italia, presenta il suo prodotto al mercato tedesco. Intervista a Francesco Mutti, amministratore delegato della Mutti SpA
Il pomodoro fresco è il cuore della cucina mediterranea e, anche qui in Germania, ormai da anni, questo frutto sta conquistando il mondo della cucina tedesca.
Francesco Mutti è venuto a Francoforte per lanciare un’iniziativa pubblicitaria in modo da far conoscere il marchio “Mutti” in tutta la Germania. Un’importante contributo, a questa iniziativa, lo ha dato il cuoco televisivo tedesco, Mirko Reeh, il quale ha presentato le sue ispirazioni culinarie ad un pubblico tedesco, spiegando come possono essere utilizzati i prodotti Mutti in cucina.
Dal fondatore Giovanni Mutti, il marchio, passato attraverso diverse generazioni, oggi è guidato da Francesco Mutti, 47 anni, che ricopre il ruolo di amministratore delegato.
Francesco Mutti comunica che “il 33% del guadagno annuale dell’azienda Mutti, leader nazionale nella lavorazione del pomodoro, è dovuto ai guadagni dall’estero”. I paesi in cui Mutti esporta di più sono Francia, Svezia, Belgio, Austria e Germania.
Per Francesco Mutti il loro successo dipende “dal valore che dà il consumatore stesso alla sana alimentazione”. Anche se i prodotti Mutti in Germania sono conosciuti di più nell’ambito della ristorazione, nell’ultimo anno hanno avuto una crescita del 28,6 % nel commercio al dettaglio. Il prodotto più venduto è la polpa Mutti, e pian piano la richiesta per delle specialità, quali i pomodori San Marzano e il sugo per la pizza è in crescita.
Abbiamo incontrato Francesco Mutti per voi.
Chi ha iniziato l’attività e da quanto tempo esiste l’azienda Mutti?
L’azienda è nata nel 1899 nella pianura padana, a Parma, e lavora uno dei prodotti classici e tipici della cucina della nostra tradizione che è il pomodoro. Durante i due mesi estivi, da fine luglio a fine settembre, c’è questa grande produzione di questa splendida bacca rossa, che noi mettiamo in scatola, in bottiglia, per avere tutto l’anno la ricchezza di questo splendido frutto.
Perché ha deciso di lavorare nell’azienda di famiglia?
Io sono alla quarta generazione. Senz’altro è un mestiere antico il nostro. È un mestiere particolarmente complesso perché lavoriamo con un clima che cambia. Abbiamo dei grandi impianti che lavorano solo per sessanta giorni, però in questo lavoro, c’è tutto il fascino della terra, della coltivazione e di portare avanti un’idea nata più di cento anni fa, di portare un’eccellenza italiana sulle tavole degli italiani e non solo.
Quali sono le sue responsabilità nell’azienda?
Le responsabilità sono tante. Senz’altro occorre, in primis, fare crescere e far andare bene l’azienda. Andare bene oggi significa sempre più di avere una responsabilità amplia. Questo significa ovviamente avere responsabilità verso le persone che lavorano con noi, ma anche moltissima responsabilità verso l’ambiente. Proprio per questo negli ultimi anni, dal 2010, abbiamo iniziato a lavorare con il WWF. Abbiamo fatto progetti molto importanti per la riduzione dell’impronta idrica, così come per l’emissione di Co2 e, oggi, stiamo affrontando il tema della biodiversità, ovvero come mantenere e sviluppare quello che è un patrimonio di biodiversità all’interno dell’alveo nel quale noi lavoriamo.
Di sicuro i prodotti Mutti negli anni hanno avuto un’evoluzione. C’è una differenza tra la produzione al tempo di suo nonno e oggi?
Ci sono alcune cose che rimangono nel tempo e altre invece che devono essere costantemente fatte evolvere. Senz’altro l’attenzione per la qualità è da sempre stato uno tra i pilastri che non sono mai cambiati. La tecnologia, per quanto semplicissima, invece è cambiata. L’attenzione, per esempio, ai tempi di lavorazione che sono divenuti sempre più corti. Mediamente trascorrono solo 10 ore tra il momento della raccolta e il momento in cui inscatoliamo il nostro prodotto. Questo, proprio, per mantenere al massimo la freschezza del frutto. Poi ci sono modi per poter pastorizzare a temperature più basse. Quindi esiste sia un aspetto di evoluzione, sia un aspetto di mantenimento. Ogni tanto però, cerchiamo anche di fermarci, per capire cosa dobbiamo evolvere e quali invece sono le vere radici e l’essenza del nostro lavoro da preservare e mantenere negli anni.
Il tema discusso in tutta Europa è quello della tracciabilità e dell’etichettatura. Che importanza riveste per un’azienda come la sua?
Per noi è stato sempre un punto di orgoglio, il lavoro con la nostra base agricola. Proprio in questi giorni abbiamo una grande festa fatta con Fico, la fabbrica italiana contadina, che ha aperto da un paio di settimane, dove celebreremo e daremo importanti premi ai nostri agricoltori. La tracciabilità è fondamentale! È molto importante, specialmente quando si parla di prodotti che si mangiano. È importante sapere in effetti, chi le ha trasformate, chi le ha prodotte, cosa c’è dietro, quale è la competenza e la cultura di ogni singola azienda rispetto al quel singolo prodotto. Siamo sempre stati all’avanguardia nella tracciabilità e nel legame con la nostra base agricola e questo continuerà ad essere un punto di forza e orgoglio.
Quindi il pomodoro che usate è al 100% italiano e non ci sono tracce di pomodori provenienti da altri paesi, tra cui la Cina.
Assolutamente è un pomodoro al 100% italiano da sempre. Abbiamo anche certificazioni. Ma soprattutto, la più grande certificazione sono i nostri agricoltori, che sono veramente la nostra base, quello che ci permette di far evolvere costantemente la qualità della nostra materia prima. Questi sono la più bella garanzia dell’italianità del nostro prodotto. Siamo italiani, ne andiamo fieri e vogliamo assolutamente continuare a lungo su questa strada.
Mutti, un po’ di storia
Impresa familiare di produzione di concentrato di pomodoro fondata nel 1899 a Basilicanova, frazione di Montechiarugolo (Parma). Il fondatore, Marcellino Mutti, figlio di agricoltori, dedicò tutti i suoi sforzi alla nascente industria del pomodoro; i primi riconoscimenti arrivarono nel 1911 e le medaglie ricevute vennero impresse sulle latte aumentando l’autorevolezza del prodotto e il prestigio della marca.
I primi marchi recavano la dicitura “Fratelli Mutti” nelle modalità abbreviate e puntate, tipiche dell’epoca. La latta, invece, recava due leoni d’oro ai lati della medaglia su fondo rosso (in origine l’impresa era conosciuta come “Gran marca due leoni”); in alcune etichette le onorificenze erano contornate da rami di palma così come il nome del comune dove venne fondata l’azienda ovvero Basilicanova. Il successo, tuttavia, arrivò nel 1951 con il lancio sul mercato del concentrato di pomodoro in tubetto di alluminio con il nuovo marchio raffigurante la firma con il pomodoro; questa innovazione destò perplessità all’inizio poiché la forma era conosciuta esclusivamente per il dentifricio ma, passati i primi dubbi, i consumatori riconobbero la comodità d’uso e i notevoli vantaggi della conservazione. Venne soprannominato “tubetto del ditale” per la chiusura con un ditale di plastica rossa, allora largamente utilizzato per il cucito. Alla fine degli anni Sessanta l’azienda lanciò un altro prodotto totalmente innovativo che chiamò “Polpa di pomodoro”; l’innovazione consisteva nell’aver sminuzzato il pelato in pezzi aumentandone molto la resa e rendendolo pronto all’uso.
Nel 1979 l’azienda si trasforma in società per azioni e, per l’occasione, decide di cambiare il marchio: un rettangolo rosso con un lato curvoso assieme ai due leoni gialli e il nome dell’azienda.