„Dalle rovine della reggia crollata gli uomini e le donne osservano al colmo dello sgomento il crescente bagliore infuocato salire in cielo“ (Wagner: „Crepuscolo degli Déi”, scena finale)
La notizia che la Cancelliera tedesca rinuncia alla direzione del suo partito come conseguenza delle elezioni catastroficamente perdute in Assia apre sicuramente un’epoca di grande insicurezza politica che ci auguriamo duri il meno possibile, sia per il bene della Germania che dell’Europa intera.
Già alcune settimane fa un articolista dello Spiegel aveva auspicato che la Merkel avesse abbastanza buon senso da ritirarsi dignitosamente a vita privata, finché era ancora in tempo.
In realtà il risultato delle elezioni nell’Assia non ha riservato sorprese, perché stavolta le previsioni delle agenzie si sono rivelate esatte.
I risultati definitivi vedono la CDU scendere dal 38,3 % al 27,0% e la SPD 30,07% al 19,8%, mentre i Verdi salgono dall’11,1% al 19,8% con uno sfacciato incremento del +8,7%. Un altro vincitore è l’AfD che passa dal 4,1% al 13,1% con un incremento ancora più esplosivo del 9%. Gli altri piccoli partiti FDP e Linke hanno registrato scarsi incrementi. I due grandi sconfittii, la CDU e la SPD hanno perso più di 10 punti circa a testa, pur essendo uno al governo del Land e l’altro fuori. I verdi, che erano al governo del Land, hanno invece vissuto un trionfo senza pari superando la SPD di strettissima misura. Quindi non si può attribuire la colpa della sconfitta alla politica fatta a Wiesbaden da CDU+Verdi, bensì a quella fatta a Berlino da CDU-CSU+SPD. Infatti gli elettori della CDU intervistati hanno dichiarato in maggioranza di voler dare una lezione al loro partito per la politica sugli emigranti imposta dalla Merkel. Gli elettori della SPD, dal canto loro, non si sono dimenticati tutte le meschinità indegne di un grande partito che sono venute alla luce con l’affare Schulz. Entrambi i grandi partiti sono dunque in crisi, ma in maniera diversa. Probabilmente sarà più facile alla CDU tornare ai vecchi splendori conservatori una volta trovato un degno successore alla Merkel. La SPD sembra invece affondare in una crisi esistenziale che mette in gioco il suo ruolo stesso di partito “della sinistra” moderata. Oramai pare impegnata soprattutto a rottamarsi un segretario dietro l’altro, il che sembra rievocare il frenetico susseguirsi di sempre nuovi imperatori prima della caduta dell’impero romano.
La stampa internazionale ha registrato l’evento da diversi punti di vista. La BBC inglese parla di “doloroso tramonto per Angela Merkel”, mentre lo spagnolo El Mundo commenta che tutto ciò è preoccupante per l’intera Europa, poiché la “ locomotiva del continente” viaggia nell’abisso dell’incertezza. Apertamente catastrofica la stampa francese, che dà per spacciato il governo di Berlino a breve scadenza. La Neue Zürcher Zeitung invece è meno sensazionalista, e ritiene la fine imminente della Grande Coalizione per improbabile, perché la sua immediata conseguenza sarebbero le elezioni anticipate, in cui nessuno dei partiti di governo avrebbe da guadagnarci; in altre parole cadrebbero dalla padella nella brace. Un tale spettacolo di impotenza della democrazia andrebbe a tutto vantaggio dell’AfD. La vittoria dei Verdi, che oramai sono avviati a sostituire la SPD nel ruolo di partito di massa, e in misura minore dei Liberali è però un segno chiaro che la democrazia in Germania non sta passando di moda come invece altrove.