Il segretario generale del Cgie Michele Schiavone

Intervista al Segretario Generale del Cgie Michele Schiavone

Dopo 11 anni il Consiglio Generale degli Italiani all’Estero (Cgie) riesce a chiamare a raduno Governo nazionale, Regioni e Province Autonome per affrontare tematiche di particolare interesse per le comunità italiane all’estero. La precedente edizione risale al lontano novembre del 2009.

Grazie al costante martellamento dei 63 Consiglieri del Cgie, della VI Commissione presieduta da Manfredi Nulli e alla risoluta volontà del Segretario Generale, Michele Schiavone, è stato deciso col Ministro Boccia di affrontare il 19 e 26 gennaio e il 2 e 9 febbraio prossimi tre grandi temi in video conferenza. Essi riguardano la nuova mobilità, la proiezione armonizzata delle Regioni italiane nel mondo, le rappresentanze elettive delle nostre Comunità ed i loro diritti civili.

Già il 14 dicembre scorso c’è stata una preliminare in videoconferenza con Francesco Boccia, ministro per gli Affari Regionali, Ricardo Merlo – Sottosegretario agli Esteri e con i rispettivi Presidenti delle Commissioni Affari Esteri: Vito Petrocelli (Senato) e Piero Fassino (Camera) cui sono intervenuti anche i rappresentanti delle Province (UPI) e dei Comuni italiani (Anci).

Per conto del Cgie Schiavone punta a far valorizzare la presenza degli italiani all’estero attraverso un loro inserimento nei programmi e nelle politiche di internalizzazione dell’Italia. E aggiunge:

“Proprio in una fase di difficile transizione siamo tutti chiamati ad assumere maggiori responsabilità e spirito d’iniziativa per riportare l’attenzione per il mondo degli italiani all’estero nel discorso pubblico italiano declinandolo in proposte sistemiche che possano valorizzare ed esaltare le peculiarità presenti nelle nostre Comunità all’estero. In questo ci incoraggia l’invito espresso dal Presidente della Repubblica italiana, Sergio Mattarella, nel discorso di fine anno per diventare costruttori di nuove realtà, di un mondo nuovo ricordandoci che i cambiamenti epocali avvengono per volontà e capacità di incanalarli da parte dei singoli cittadini. Gli italiani all’estero alla stregua dei nostri fratelli in Italia fanno parte a pieno titolo di questa sfida e non costituiscono né una parentesi, tanto meno un episodio della storia; anzi essi sono espressione di storie plurime che vanno riportate nel futuro destino del nostro Paese. Questo dovrà essere l’approccio con il quale avvicinarci alla IV Assemblea Plenaria della Conferenza permanete Stato-Regioni-Province Autonome-CGIE. Lo sforzo compiuto dal CGIE dal 2016 ad oggi è la risultanza di una nuova prospettiva che non si ferma alla celebrazione dell’evento e tanto meno alla vetrina oratoria per confermare le bravure retoriche dei partecipanti, ma tende a qualificare e rendere fruibile nel tempo le politiche dell’Italia nel mondo facendo agio sulla professionalità, sui diritti e sul genio dei nostri connazionali residenti all’estero. Questa conferenza dovrà dare certezze agli italiani all’estero perché la campana della ripresa è suonata per tutti e questa complessità che consta oramai 6’250’000 italiani residenti fuori dai confini connazionali e oltre 70 milioni di discendenti, che guardano all’Italia con occhi attenti e di speranza, si aspettano un riconoscimento continuo delle proprie attitudini e dei loro diritti coscienti che oramai le soggettività si esprimono in maniera differenziata ma si concretizzano con riferimenti ai territori d’origine, alla patria e alla cultura d’origine.

Quali dinamiche dovranno essere messe in campo dalla politica italiana e dal Cgie per evitare che questo tanto atteso appuntamento diventi soltanto un semplice momento di dibattito?

I temi rappresentano un condensato di politiche che richiedono un aggiornamento legislativo, una rivisitazione dei trattati e degli accordi tra Stati, l’assunzione di una nuova narrazione e di una nuova terminologia di concetti e progetti che si adeguino ai profondi cambiamenti geopolitici e sociali, non ultimo il ricorso alla ricerca comune del vaccino per combattere il Covid. Bisognerà ripartire dal superamento delle barriere geografiche e politiche che hanno caratterizzato le società del passato ripensando i tempi della vita, del lavoro, della mobilità e a preservare l’ambiente, sostenere la sostenibilità dei processi sociali per favorire la riduzione delle differenze, delle diseguaglianze che rischiano di perpetrarsi se non si concretizzano le ragioni che concorrono a determinare pari opportunità e a promuovere iniziative valide per evitare l’esodo e l’emigrazione di necessità. Nei temi posti all’attenzione della conferenza si discuterà di riforme, di diritti, della semplificazione e la digitalizzazione della pubblica amministrazione, delle relazioni auspicabili e da perseguire con il mondo degli italiani all’estero, dell’ammodernamento dell’Italia e dell’apporto che potrà venire da questo serbatoio di conoscenza e di sapere presente in tanti continenti che, proprio in questi frangenti, costituiscono le precondizioni per fare del programma comunitario della NEXT- Generation-EU il volano delle politiche estese all’arcipelago di comunità italiane nel mondo. I tre ampi macrotemi proposti alla riflessione si prestano a indicare obiettivi e visioni a medio-lungo termine e saranno affrontati con una spinta all’innovazione e a proposte inclusive e variegate di soggettività che fortunatamente si esprimeranno in ampie libertà.

Quale nuovo ruolo dovranno avere le Consulte regionali per l’emigrazione ed i Consultori operanti all’estero?

Le consulte e i consultori regionali oggi rappresentano gli organismi operativi delle politiche regionali, che a distanza di 50 anni dalla loro istituzione dovrebbero essere riorientate sulla base di programmi certi, di risorse eque e, soprattutto, considerate come strumenti qualificati e validi per l’internazionalizzazione delle regioni e per lo sviluppo del territorio attraverso investimenti finanziari esteri. In queste attività possono contare sulla rete delle associazioni regionali e sulle potenzialità di investitori di origine italiana. La modifica del capitolo V della Costituzione italiana con gli anni ha espresso potenzialità e limiti che, anche a causa della pandemia e delle decisioni sanitarie territoriali, sono assorti a argomenti di discussione politica nazionale. Auspichiamo che la IV Assemblea Plenaria della Conferenza permanente Stato-Regioni-Province Autonome-Cgie assuma, quale obiettivo delle future attività regionali all’estero, il coordinamento delle attività realizzate dalle consulte regionali, perché sono tanti gli ambiti nei quali l’operato di questi organismi si incrociano, si sovrappongono e si delle volte si contrappongono.

Il Cgie intende farsi carico di un Portale informatico – una piattaforma virtuale aperta a tutti. Con quali obiettivi e contenuti?

L’implementazione del portale del Consiglio Generale degli Italiani all’Estero (attualmente: www.sitogcgie.com) è un atto dovuto perché le istituzioni, se vogliono rapportarsi con i cittadini, farsi conoscere ed essere credibili, per informare sulle proprie attività, sulla loro natura e sulle loro funzioni devono mettersi al passo con i tempi e utilizzare gli strumenti comunicativi e tecnologici più diffusi. Proprio nel 2020 il CGIE ha utilizzato al meglio i social organizzando numerose videoconferenze su svariati argomenti, in particolare per coordinare il lavoro dei Comites, delle Associazioni, dei Patronati e degli Enti nel mondo durante la fase più difficile dell’emergenza sanitaria e per informare i connazionali sui contenuti del referendum costituzionale italiano per la riduzione del numero dei parlamentari. Il futuro portale del CGIE vedrà la luce in primavera di quest’anno e conterrà numerose rubriche informative sulla presenza italiana nel mondo, alcune finestre interattive e anche una radio-tv web. Il portale resterà e sarà unicamente uno strumento di consultazione dal quale attingere notizie e informazioni utili sui servizi, sulle leggi e sulla presenza organizzata delle comunità italiane all’estero. L’ampliamento costituisce un ulteriore e qualificante passo avanti a favore dei nostri connazionali e degli utenti stranieri perché ci rendiamo conto che, per l’alto numero di presenze all’estero, un’istituzione come il CGIE debba offrire indicazioni certe. Nell’epoca dell’informazione digitale è nostro dovere facilitare l’uso dei nuovi strumenti tecnologici e superare il divario digitale, che purtroppo esiste e va contenuto semplificando e potenziando l’informazione interattiva. I quattro appuntamenti con la Conferenza saranno trasmessi sul portale ww.sitocgie.com e in streaming sulla pagina facebook del Consiglio Generale degli Italiani all’Estero: www.facebook.com/CGIE.2011 a partire dalle ore 15:00 e saranno fruibili anche successivamente.

Pare che, grazie agli insistenti interventi del Cgie e di diversi parlamentari eletti all’estero, la Finanziaria 2021 garantirà fondi per le nostre Comunità sparse per il mondo. Di che somme si tratta, per quali capitoli di spesa e per quali attività? E quali sono stati i criteri di oggettiva valutazione?

Ogni anno il CGIE è impegnato fuori dal Parlamento a presentare proposte e a esprimere pareri sulla programmazione dei vari capitoli di spesa dello Stato, che si riflettono su tutte le attività dei nostri connazionali all’estero. Queste valutazioni si materializzano a seguito di continue interlocuzioni con il Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione internazionale, che è de facto il presidente del CGIE, con i viceministri e i sottosegretari, con le direzioni dei vari ministeri e si sostanziano mediante incontri con i gruppi parlamentari e con i singoli parlamentari di maggioranza e opposizione, nel nostro caso anche con i parlamentari eletti nella circoscrizione estero. Si tratta di un esercizio abbastanza impegnativo, che va seguito soprattutto nella programmazione e nella fase di dibattito in Commissione Bilancio della Camera dei deputati e in Senato. Per l’anno 2021 gli interventi dello Stato sui vari capitoli destinati alle attività tradizionali delle nostre Comunità all’estero, salvo lievi ritocchi, sono rimasti invariati rispetto al 2020, anzi alcune proposte hanno contribuito ad estendere gli interventi per favorire il turismo di ritorno, il finanziamento alla diffusione dei prodotti agroalimentari alla ristorazione italiana specializzata e soprattutto a favorire il rientro in Italia di connazionali con riconosciuta professionalità, disposti ad avviare nuove attività imprenditoriali in particolare nel Mezzogiorno, parimenti sono previsti interventi per alcune categorie di lavoratori disoccupati rientrati dall’estero. Ovviamente, sono stati mantenuti i livelli di spesa per la promozione della lingua e della cultura italiana all’estero, per le attività delle camere di commercio italiane ed è prevista l’organizzazione delle elezioni per il rinnovo dei Com.It.Es. e del CGIE. Anche questo modo di intervenire annualmente in maniera disomogenea sui differenti capitoli va rivisto a favore di una somma complessiva destinata alle politiche degli italiani all’estero, perché le finanze pubbliche dello Stato italiano languono e il debito pubblico è tra i più alti al mondo, per cui si rischia che di fronte a “manovre lacrime e sangue” le risorse soggette ai tagli sono quelle di chi non ha santi protettori, come in quel caso lo sono gli italiani all’estero.

Infine, si è dibattuto molto sul ripristino dell’esenzione totale o parziale dell’imposta sulla prima casa (IMU) e della TARI per pensionati italiani stabilmente residenti all’estero. Risultato: 50% dell’IMU per fruitori di pensione italiana in regime internazionale e sconto del 75% sulle tasse dei servizi urbani. È ciò che ci si attendeva?

La questione dei tributi richiesti ai nostri connazionali all’estero sui beni e sui servizi in Italia è un punto dolente che va affrontato con una revisione complessiva delle leggi, prevedendone la semplificazione, perché quelle attuali oltre ad essere davvero discriminatorie sono inique e in parte poco rispondenti a criteri razionali. Considerando i dettami costituzionali differenziazioni generiche sui tributi come quelle in vigore, tra cittadini residenti e non residenti, sono ingiustificabili tant’è che più volte lo Stato è stato chiamato dalla Corte di Giustizia Europea a rivedere diversi provvedimenti. Tra questi anche quello sui patrimoni immobiliari, soggetto a modifiche continue. Perciò, il CGIE si farà promotore presso il Governo di una proposta di revisione per la semplificazione dei tributi dei cittadini italiani all’estero chiedendo l’adeguamento all’uso effettivo di tali patrimoni o servizi nonché la facilitazione dei pagamenti delle tasse direttamente dall’estero. Quest’anno il Parlamento ha ridotto del 50% i tributi della IMU per i proprietari di case adibite ad uso personale e non affittate, pensionati italiani residenti all’estero fruitori di una pensione in regime internazionale, e sempre per loro ha ridotto di due terzi la tassa sui servizi urbani. In questa decisione, però, non rientrano gli italiani all’estero che non hanno una pensione italiana. Si tratta di criteri opinabili e discutibili perché la fonte del diritto deve creare e soddisfare le esigenze di tutti i cittadini; per quanto riguarda l’IMU e la TASI, oppure il canone televisivo aggiunto nella bolletta dell’energia elettrica, nonostante il passo avanti sbandierato da qualche parlamentare eletto nella circoscrizione estero occorrerà promuovere leggi più giuste, che non diano adito a differenze e a discriminazioni.

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