Dal 1951 al 2021. Settant’anni di storia dell’emigrazione italiana in Germania
Si celebra il 70° anniversario del nostro periodico, sorto e vissuto per gli italiani emigrati in Germania e nel nord Europa accompagnandoli e sostenendoli nel loro spesso difficile cammino.
Il Corriere d’Italia è presente in Germania da ben 70 anni, ed è una realtà conosciuta su tutto il territorio tedesco. È l’unico giornale italiano in Germania che con i suoi problemi è riuscito a garantire informazione indipendente nel nome di tutta la comunità italiana in Germania.
Il nostro giornale nasce nel 1951 sotto la guida di don Aldo Casadei da una idea di don Vincenzo Mecheroni, con il nome La Squilla.
La Squilla fu il primo nome del Corriere d’Italia e così anche il primo giornale per gli italiani in Germania. All’inizio era solo un foglio di informazione di 4 pagine che usciva mensilmente come supplemento de “L’Operaio Cattolico”.
Le spese di stampa e spedizione per vari anni sono state a carico dei singoli missionari o delle povere missioni allora esistenti. Sin da subito il giornale ha risposto alle necessità della comunità italiana in Germania, il problema più grave ed urgente della comunità italiana era, soprattutto allora, di ritrovarsi insieme, dopo la dispersione e lo sbandamento (civile, religioso, morale) del periodo bellico e postbellico.
Inoltre il periodico doveva servire a collegare tra loro le varie comunità italiane e a rinunciare alle molte divisioni. Doveva inoltre aiutare a riorientare la nostra gente verso quegli ideali di patria e di fede che si trovavano gravemente compromessi dopo quei tanto gravi avvenimenti che avevano notevolmente inciso su uomini ed istituzioni.
Il Corriere d’Italia non aveva solo la funzione di informare gli italiani in Germania sugli avvenimenti in Italia e del paese di accoglienza, bensì aveva anche lo scopo di riunire gli italiani che vivevano in Germania, favorendo in questo modo l’integrazione, la maturazione socio-politica e religiosa, colmando in questo senso il vuoto dell’informazione esistente, cercando di unificare questi ultimi facendoli diventare una comunità.
Nel 1964 il giornale cambia nome da La Squilla a Corriere d’Italia. Il motivo di questo cambiamento deriva dai problemi che erano venuti a crearsi, poiché il nome “La Squilla” era in quell’epoca anche il nome di un giornale socialista, che portava con sé tanta confusione tra i due giornali. Quindi si decise di cambiare anche il formato del giornale adeguandosi al giornale la “Domenica del Corriere”. Inoltre, adeguarono anche il numero di pagine, dando in questo modo molto più spazio allo sport (1964). Entrarono a far parte del Corriere molti volontari che avevano il compito di trattare temi ben specifici e, fu inserita anche la letteratura italiana, non solo scritta in italiano, ma anche in tedesco o in dialetto, per far conoscere la propria cultura ai tedeschi come anche alle mogli tedesche spose degli italiani.
Il Corriere d’Italia, a detta di molti esperti, è l’archivio più completo della vita degli Italiani in Germania, in tutte le fasi dell’emigrazione postbellica. In Germania sono passati i “magliari” degli Anni ’50, i “giovanotti” degli Anni ’60 e infine si sono stabiliti le famiglie. Baracche, canottiere, baschi da lavoro, fabbriche e cantieri sono i luoghi dove gli avanzi del miracolo economico italiano hanno sudato il loro pane.
Inoltre il Corriere d’Italia si è adeguato ai bisogni e alle domande dei suoi lettori, nell’arco di 70 anni e nelle turbine della crescita economica della Germania Federale.
Il tema più importante per il giornale è stato sempre quello dell’integrazione. La linea del Corriere d’Italia è stata quella di sviluppare il concetto di una integrazione di tipo interculturale; una integrazione cioè tipica di una minoranza che cerca con tutte le forze il dialogo costruttivo e creativo con le altre minoranze e con la maggioranza, ma non rinuncia nel contempo alla propria identità linguistica e culturale. Infatti, il giornale ha avuto un ruolo di primo piano, influenzando in qualche modo anche gli altri media italiani presenti in Germania e in Europa. Questo perché il tipo di integrazione praticato dalla stragrande maggioranza degli italiani è stato sempre quello dell’inserimento invisibile e della mimesi.
Bisogna ricordare che in Germania la vita per noi italiani non è stata per niente facile, abbiamo conosciuto la discriminazione e l’offesa per il solo fatto di essere italiani e ci hanno apostrofato in ogni modo anche nel più impensabile, ma abbiamo rivendicato i nostri diritti, soprattutto quello di lavorare in condizioni umane, di studiare e crescere. E anche se molti italiani hanno saputo inserirsi nella società tedesca, altri vivono ancora oggi lontani dai centri della società civile. Delle difficoltà di molti italiani nella scuola tedesca si è scritto molto e per il Corriere d’Italia il tema della scuola e specialmente della Sonderschulen (chiamate anche Förderschulen, cioè scuole differenziali/speciali) è stato molto importante. Quante battaglie e quanto abbiamo dovuto faticare, il doppio se non il triplo, solo perché avevamo la pretesa di far studiare i nostri figli in scuole normali. La nostra critica al sistema educativo tedesco è stata sempre quella di essere orientato puramente verso il successo accademico fine a sé stesso, piuttosto che sulla formazione esaustiva dello studente.
In tutti questi anni il dibattito all’interno del giornale è stato molto attivo. Si è parlato di scuola, di voto all’estero, di nuova emigrazione, di tasse sulla casa in Italia, di partecipazione sociale e culturale e naturalmente anche di Consolati.
Anche se in tutti questi anni ci sono stati dei cambiamenti, e anche se il giornale ha attraversato dei tempi molto duri, legati molte volte alla sensibilità dei vari direttori, alle condizioni economiche e alla vita sociale e politica italiana e tedesca, il Corriere d’Italia è rimasto sempre fedele ai suoi connazionali, gli italiani in Germania, cercando di raccontare la loro vita, di dare loro una voce ed un peso pubblico, di dare informazioni di aiuto per superare le difficoltà come per esempio l’inserimento nella realtà tedesca ma senza far perdere il contatto con la patria.
Il Corriere d’Italia è stato in strada con i connazionali, ha raccolto le testimonianze degli emigrati, è entrato a far parte della vita quotidiana dei lavoratori italiani. È presente nelle scuole bilingue e nelle università, nei ristoranti, presso gli importatori, banche, così come le aziende italiane presenti su territorio tedesco. E anche se con l’era delle nuove tecnologie il mondo dell’informazione è cambiato, per noi del Corriere d’Italia l’informazione su carta rimane importante, non solo per raggiungere i nostri connazionali più anziani che non hanno dimestichezza con il web, ma soprattutto perché per noi l’informazione su carta è il luogo dove possiamo approfondire la notizia senza inseguire la velocità della rete web.
Il pensiero di base del Corriere d’Italia non è mai andato perso Di fatto, è ancora un giornale indipendente e apartitico, che trasmette notizie che si fondono sulla verità.
Prossimamente verrà pubblicato un volume sulla storia del Corriere d’Italia, a cura dell’ex direttore più anziano ancora vivente mons. Silvano Ridolfi. La pandemia ci impedirà di sicuro di fare grosse manifestazioni ma troveremo il modo di far partecipare i nostri lettori e i nostri collaboratori ai nostri festeggiamenti.
Un grande ringraziamento lo dedichiamo a tutti i nostri collaboratori, distributori e lettori. Sì! A voi, perché i veri sostenitori del CdI siete voi, che con la vostra buona volontà e senza retribuzione fate in modo che il giornale esca tutti i mesi con articoli interessanti. È solo grazie a voi che il Corriere d’Italia continua ad andare avanti. Grazie alla Conferenza Episcopale tedesca che ci sostiene finanziariamente, facendo in modo di andare in stampa ogni mese. Grazie anche allo Stato italiano che contribuisce, e grazie alle Missioni cattoliche italiane in Germania per il loro supporto.