Giunti a metà del mandato, nel Parlamento Federale di Berlino la cancelliera Merkel ha presentato il suo bilancio dell’azione governativa finora intrapresa. Il discorso di Angela Merkel davanti al parlamento tedesco (Bundestag) in occasione della discussione sul bilancio (Generalaussprache zum Bundeshaushalt), sembrava simile a quelle mani d’intonaco che si passano sopra i vecchi muri tutti buchi e crepe, in modo da farli sembrare lisci e nuovi. Infatti esso dichiarava, definiva, discettava a parole quello che sembrava ovvio, mietendo applausi perfino dalle opposizioni, fintantoché si aggirava entro i confini del generico e sui luoghi comuni. Sotto l’impressione delle ultime imprese del terrorismo di destra, particolarmente interessante è stato il suo modo di vedere i limiti della libertà d’opinione. Essa conoscerebbe dei limiti, ha detto, senza entrare in merito a quali essi siano e chi abbia l’autorità per definirli. Ecco quali sarebbero, secondo lei: “dove si sobilla, dove si semina l’odio”. Infatti è esattamente con questi argomenti che Erdogan fa arrestare i suoi avversari, accusati (da lui) di sobillare l’odio contro il (suo) governo. Al limite, secondo alcuni critici, basterebbe incaricare i fidi servizi segreti di mettere in rete un sacco di provocazioni offensive soprattutto per certi bersagli sensibili, per procacciarsi l’alibi necessario per qualche legge “protettiva” atta a soffocare l’odiatissima libertà d’opinione. Indagini d’opinione hanno dimostrato che circa il 60% della popolazione tedesca è convinta che non esisterebbe la libertà d’opinione, o che comunque si sente inibita ad esercitarla. Chi lamenta che in Germania non esisterebbe la libertà d’opinione, sbaglia, replica la Merkel, ma “Non c’è libertà d’opinione a costo zero”. Strano, nelle costituzioni democratiche se ne parla come d’un bene inalienabile e quindi non in vendita.
La Cancelliera ha dedicato un gran tratto del suo discorso alla politica internazionale ribadendo la fedeltà nibelungica alla NATO “. L’Europa al momento non può difendersi da sola”, ha constatato, perciò la Germania dovrebbe assumersi più responsabilità all’interno dell’alleanza. La Turchia è un partner difficile, ma purtroppo irrinunciabile. Parlando della difesa, la Merkel ha ribadito l’impegno per la NATO prevedendo un aumento dei finanziamenti per scopi militari.
Il bilancio delle Forze Armate dovrebbe aumentare progressivamente dall’1,42% del prodotto interno lordo fino all’1,50 per raggiungere fra 10 anni il 2,0% reclamato da Trump. Resta però certo, ha ribadito la Cancelliera, che la priorità nella risoluzione dei conflitti spetta alle soluzioni politiche. Nei confronti della Cina non bisogna chiudere le porte. Ma bisogna soprattutto evitare che ogni singolo paese europeo faccia i suoi giri di valzer con il gigante, perché nessuno di loro avrebbe da guadagnarci.
Nettamente contraria all’interno della Grande Coalizione, la SPD ha fatto controbattere da Rolf Mützenich che essa non è disposta a seguire i democristiani sulla via della dominanza militare. Ma non ha invece contraddetto la Merkel per quanto riguarda la politica delle finanze e del bilancio.
Infatti la Merkel ha difeso a spada tratta lo “zero nero” (der Schwarze Null) che sta a significare che lo Stato Tedesco non può spendere più di quanto incassa, perché altrimenti sarebbe costretto a prendere denaro in prestito. È una disposizione analoga a quella del pareggio del bilancio che il senatore Monti ha imposto in Italia nel 2012. Ed anche in Germania, come in Italia, si vanno moltiplicando le voci critiche su questo punto. Nel suo discorso la Merkel ha preso una chiara posizione mettendo in guardia contro le sgradite opinioni contrarie: non si possono, secondo lei, prendere per buone solo quegli investimenti che generano debiti. Le critiche non tacciono per così poco, gli imprenditori ed i sindacati in un’azione concertata hanno richiesto un aumento di investimenti da parte del governo. Ma al feticcio del pareggio in bilancio non tengono duro solo la CDU e la CSU, ma anche la SPD con il suo ministro Olaf Scholz. Secondo molti politici, il governo federale avrebbe sufficienti fondi a disposizione, ma diverse decine di miliardi sarebbero bloccati in progetti che all’atto pratico hanno grandi difficoltà di realizzazione.
Il punto più controverso è stato però il “pacchetto climatico” (Klimapaket), cioè l’insieme di quelle leggi e disposizioni allo scopo di combattere l’inquinamento che il governo tedesco ha varato sotto la pressione dell’opinione pubblica e delle vittorie elettorali dei verdi. Qui le critiche son piovute da destra e da sinistra. Per i verdi, naturalmente, le leggi sono troppo blande, fanno troppi compromessi, ed alla fine non hanno alcun effetto. Per Dietmar Barsch, presidente della frazione della Sinistra (Die Linke) i provvedimenti del Klimapaket avranno l’unico effetto di rendere la vita ancora più difficile per quella parte della popolazione che guadagna di meno (Geringverdiener). Alexander Gauland della AfD, al contrario, ha accusato la Cancelliera di rovinare economicamente il paese per nulla: così un Blackout sulla rete elettrica diventerebbe assai più verosimile della scongiurata catastrofe climatica. Anche il capo dei liberali, Christian Lindner ha previsto un catastrofico aumento della disoccupazione provocato dalle imposizioni all’industria automobilistica, che la costringeranno a licenziamenti in massa. Mentre le strade di Berlino erano intasate da migliaia di trattori per la protesta di massa degli agricoltori contro le nuove restrizioni in materia ambientalistica, la Merkel sosteneva in parlamento che i contadini e gli allevatori dovrebbero trovare “nuove risposte ai nuovi tempi”. Il che vuol dire che starebbe a loro adattarsi creativamente alle nuove circostanze. E se quelli, invece di fare così, si mettono a votare AfD?
Al termine del dibattito la Merkel si è dichiarata favorevole alla prosecuzione della Grande Coalizione (Groko) sotto la sua guida fino alle prossime elezioni.
Il governo ha già cominciato molte cose e molte altre ne ha davanti a sé, ha detto.