“Questo matrimonio non s’ha da fare, né domani, né mai”, dissero i bravi al povero don Abbondio che però non era né di Quito né dell’Ecuador
“Ho voluto sostenere fino alla fine la formazione di un governo politico….”, ha detto il Presidente della Repubblica, ma chissà perché alla fine sembrava andare come già aveva previsto/detto un mese fa e cioè la formazione di un governo tecnico…. Forse perché così come mai rispondono alle lettere/mail dei cittadini nonostante sul sito del Quirinale sia scritto Scrivi alla Presidenza della Repubblica, così non prendono in considerazione il voto dei cittadini italiani, ed infatti ancora una volta dall’ultimo governo Berlusconi sembrava esserci un governo del Presidente (Cottarelli) e non del Parlamento/Popolo…..cioè da ben 7 anni… il 5° governo nominato e non eletto. Invece alla fine, chissà per quale miracolo alla “vigilia della Festa della Repubblica” nasce il governo giallo-verde e quindi un Triumvirato – così come già battezzato, Conte-Salvini-Di Maio – e chissà, probabilmente, il fatto di voler limitare i danni che si sarebbero andati ulteriormente ad alimentare, da parte del Presidente della Repubblica alla fine ha prevalso la prudenza e la saggezza; perché l’idea di Salvini, Di Maio & C. probabilmente sarebbe stata quella di chiedere la cancellazione di un “debito illegittimo”, cosa che ha fatto tremare e mettere paura la “Finanza cravattara Internazionale” e talune Cancellerie che li appoggiano.
Non dimentichiamo che in occasione del 60° anniversario della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, i movimenti sociali dell’Ecuador guidati dal “Grupo Nacional de Deuda” si misero in marcia, nel centro di Quito, per “difendere e appoggiare l’azione di auditing integrale del debito del paese e per non pagare il debito illegittimo”. Humberto Cholango, presidente dei popoli indigeni organizzati nella confederazione Ecuarunari dichiarò all’Osservatorio SELVAS che “appoggiamo la decisione del presidente Rafael Correa di non pagare il debito estero visto che è illegittimo e frutto di corruzione. Per questo da vent’anni i movimenti indigeni e sociali hanno sempre denunciato l’ingiustizia del sistema finanziario internazionale. Come popoli indigeni ci impegniamo a lanciare una campagna internazionale contro le banche internazionali che si sono accaparrate le risorse dello Stato. Porteremo il rapporto finale della Commissione sul debito estero dell’Ecuador (Caic) al IV Foro Sociale Mondiale di Belem, in Brasile”. In base a un’inchiesta presentata dalla Commissione sul debito estero dell’Ecuador (Caic) il debito contratto dal paese andino non solo è “illegittimo” ma anche “corrotto e illegale”.
Si tratta di una dichiarazione senza precedenti, che mette in dubbio per la prima volta a livello istituzionale la legittimità del sistema del debito contestando le imposizioni di pagamento provenienti dai paesi ricchi e dalle istituzioni finanziarie internazionali. La Caic era stata costituita proprio da Correa nel 2007 alcuni mesi dopo il suo insediamento ed è la prima commissione di questo tipo ad avere lavorato assieme ai rappresentanti della società civile, con il compito di analizzare l’evoluzione del debito estero contratto dall’Ecuador tra il 1976 e il 2006.
Secondo la Comisión de Auditoría del Crédito Público dell’Ecuador, il Paese avrebbe pagato quasi 120 miliardi di dollari ai suoi creditori tra il 1982 e il 2006 coprendo l’88% della cifra attraverso il ricorso a nuovi prestiti nel più classico dei circoli viziosi. Secondo quanto dichiarato dal vicepresidente della Commissione Franklin Canelos e ripreso dal quotidiano El Telégrafo, questi dati dimostrerebbero come il Paese abbia già pagato più del dovuto. Per Hugo Arias, coordinatore della Commissione sul debito estero dell’Ecuador (Caic) e della rete Giubileo Ecuador “è una violazione alla sovranità e alla dignità il fatto che oltre l’80% del debito vada al rifinanziamento e solo il 20% a progetti di sviluppo”.
Questo percorso di 30 anni di indebitamento, denuncia Arias, “non è servito agli interessi dell’Ecuador ma solo alle necessità dei paesi creditori e ci sono molti indizi di attività fraudolente che hanno trasformato il debito in un vero e proprio mostro impagabile”. L’attuale congiuntura mondiale di profonda crisi alimentare, climatica ed economica, rappresenta un momento propizio per la ricerca di soluzioni che arrivino ai nodi fondamentali del problema. “Vogliamo fare valere i nostri diritti non solo da una prospettiva ecuadoriana ma da una latinoamericana e intendiamo trovare ogni meccanismo possibile per non pagare il debito”.
Così il ministro delle Finanze, María Elsa Viteri, annunciò l’avvio di una campagna internazionale da parte del governo di Quito, deciso a non rimborsare 3,8 miliardi di debito estero – circa il 30% del totale – alle banche internazionali in scadenza tra 2012 e 2030. Crediti “contratti nell’arco di un trentennio che hanno arrecato tanti danni al nostro paese”, ha aggiunto la Viteri. Ecco cosa è successo anche al nostro amato Paese, all’Italia soffocata dalla Banche Internazionali. Ecco quindi come le Banche Internazionali, in modo particolare coloro i quali hanno acquisito i nostri buoni del tesoro, come anche quelli di Spagna e della Grecia, possano decidere il come ed il perché fare o non far fare un governo o come farlo. Quindi nasce il grande problema dello spread, letteralmente “divario”, che indica la differenza di rendimento tra i titoli di stato italiani a 10 anni (i BTP) e gli equivalenti titoli pubblici tedeschi. Il rendimento dei titoli di stato è un ottimo indicatore dello stato di salute dell’economia di un paese: più il sistema è solido, meno i titoli sono rischiosi e offrono quindi agli investitori rendimenti più bassi.
In altre parole, lo spread tra i BTP italiani e i Bund tedeschi indica quanto sia più rischioso prestare i soldi all’Italia rispetto alla Germania, considerata particolarmente affidabile grazie all’eccezionale solidità della sua economia e chissà grazie a chi o a spese di chi? La prima vittima di un aumento dello spread è il debito pubblico: l’aumento dei tassi di interesse fa sì che lo Stato sia costretto a spendere di più per finanziare il proprio debito, cioè per pagare gli interessi a chi ha acquistato BTP, innescando una spirale negativa dalla quale è sempre più difficile uscire. Le variazioni dello spread hanno quindi ripercussioni veloci e concrete non solo sul macrosistema economico, ma anche sui conti delle imprese e sui nostri portafogli. L’aumento dei tassi di interesse rende più difficile l’accesso al credito da parte delle aziende italiane, rendendole così meno competitive rispetto a quelle straniere. Lo stesso effetto negativo rischia di fare aumentare il costo di mutui e prestiti anche per i privati cittadini, innescando così una nuova stretta su acquisti e investimenti dalla quale il nostro paese si era appena liberato dopo la grande crisi di 10 anni fa.
Quindi bisognerà fare come l’Ecuador oppure continuare ad essere succubi di Cancellerie estere o di burocrati nominati nella UE o di Banche Internazionali o cosiddette Agenzie di Rating, o cercare di far ragionare i burocrati per far sì che si possa ripristinare un giusto equilibrio ed andare verso quel bene comune che permetterebbe di vivere bene tutti? Certamente il governo politico che si appresterà a governare il Paese Italia speriamo sia di uomini che difendano il Paese da qualsiasi tipo di ingerenza e che possano colpire coloro i quali – dentro e fuori del Paese – ci hanno portato a questo disastro così come hanno fatto a Quito. Quale migliore e autorevole descrizione della società malata anche “sulle rive del lago di Como”, dove l’“Innominato” era considerato il più potente bandito cui si rivolse Don Rodrigo perché facesse rapire Lucia dal convento di Monza in cui si era rifugiata…? Manzoni non fece mai il nome dell’“Innominato”, dichiarando di non aver trovato documenti dell’epoca (!). Manzoni omertoso? Coincidenza della lettera M…..??? La mentalità e la subalternità di quella cultura furono debellate in presenza degli austriaci, ma oggi? Riusciremo a capire perché si è venuto a creare uno scontro Istituzionale?
L’unica via d’uscita è un travaso culturale (non facile, ma unica via) da promuovere soprattutto fra i giovani e anche di culture diverse nella realizzazione di un mondo migliore, irto di difficoltà, insidie, trabocchetti, da perseguire lentamente; travaso culturale che escluda quella politica la quale, fino a ora, si è resa responsabile del degrado di una grande Nazione; nazione che ha fatto il Mondo, che con il suo Diritto Romano ha permesso a tutti i paesi di crescere e civilizzarsi, ecco perché allora dopo l’avvenuta distruzione del nostro Paese, la logica e la via di una sua palingenesi è attesa con ansia.
Un Paese che ha tutto, dal mare ai monti, dalle colline ai laghi, arte e cultura e non solo, con Regioni come ad esempio la Basilicata che è la più grande riserva petrolifera d’Italia ed il primo giacimento in Europa: qui si estraggono l’80 per cento del petrolio e il 14 per cento del gas italiani, eppoi dobbiamo pure sentirci dare degli scrocconi da chi istiga e non conosce affatto la situazione politica nazionale o locale o da chi si dice anche grande corrispondente di importanti media esteri dalla Capitale d’Italia, ma forse come si dice a Roma “sta a magnà solo maritozzi” e “nun capisce nienteeee” di quello che gli succede attorno.