Prevista sconfitta del Pd e avanzata del Centrodestra e del M5S. Nessuno potrà governare da solo. Quindi o alleanze o nuove elezioni
Nei giorni precedenti le votazioni da un’indagine si era appurato che il 50% degli Italiani fosse convinto che il PD non avrebbe vinto. Ciò a causa dei troppi partiti nei quali si era diviso, ma anche e soprattutto, secondo l’ex Premier Letta, per i “tragici errori sulle liste” commessi da Renzi. Critiche dettate dalla convinzione che “nella formazione delle liste è stata premiata soltanto la fedeltà e per farlo si è agito con arbitrio e violenza. Premiando quasi ovunque amici e amiche”. Preoccupazione, la sua, suscitata dai sondaggi.
Effettuati anche dalla direttrice di Euromedia Research, Alessandra Ghisleri, dai quali risultava che il Centrodestra avrebbe ottenuto il 36-38% di voti. Percentuali che avrebbero assicurato la vittoria alla Coalizione di Berlusconi e la sconfitta del partito dei democratici, termine che ora sostituisce la parola sinistra, dal 2008 scomparsa, eliminata anche da Liberi e uguali, il partito capeggiato da Pietro Grasso, e rimasta solo nel gruppo guidato da Marco Ferrando, Sinistra rivoluzionaria, che si descrive “anticapitalista, rivoluzionaria, comunista, internazionalista e classista”.
Nei mesi antecedenti al voto, Matteo Renzi aveva più volte detto che, per vincere, occorre “idealmente sparare” contro il Movimento 5 Stelle, presentare un programma alternativo a quello di Salvini e far comprendere che l’Unione Europea è necessaria per provvedere al futuro dell’Italia. “Di là, dice, ci sono i Salvini e i Di Maio. Di qua invece c’è il Pd, unica alternativa al modello Le Pen… Oggi, il vero crinale è tra la società aperta e il protezionismo, tra chi sogna gli Stati Uniti d’Europa e chi sogna le Regioni Divise della Padania”.
Ai commenti di Renzi si erano aggiunte le preoccupazioni rilasciate dall’ex Premier Enrico Letta al quotidiano La Stampa, relative alle liste del Pd, basate “più sulla fedeltà che sulla competenza” perché “non vogliamo prendere in giro gli elettori con promesse elettorali impossibili”, quindi considerate “un altro insperato e immeritato regalo a Berlusconi e ai Cinque Stelle: un’incredibile corsa verso l’abisso“. Paure, in effetti, confermate dal risultato elettorale, benché a godere del “regalo” sia stato Matteo Salvini, non il leader di Forza Italia.
Sta di fatto che hanno prevalso il Centrodestra, che ha avuto il 37,53% di voti (37,4% a Montecitorio, 37,49% al Senato), ed il M5S votato dal 32,7% di elettori (32,36% alla Camera e il 30,91% al Senato), mentre il Pd è sceso al 23,22% (23,8% alla Camera, 22% al Senato).
Il risultato è che nessun partito o coalizione ha ottenuto i 316 seggi alla Camera e 158 al Senato necessari, come previsto dalla Costituzione, per formare il Governo. Il che rende più difficile il compito al Presidente della Repubblica che non potrà esprimersi prima di aprile. Sergio Mattarella deve attendere che il nuovo Parlamento sia insediato e siano eletti i Presidenti delle due Camere, cosa che avverrà il 23 marzo, sempre che grillini e centrodestra trovino alleanze per eleggerli. Poi ascolterà Salvini e Di Maio che dovranno proporgli programmi e numeri a loro favore, nonché eventuali partiti disposti ad appoggiarli. Il che sarà possibile per il leghista che sicuramente avrà il consenso di FI. Un po’ meno per il segretario dei Grillini, in quanto il loro rappresentante, Alessandro Di Battista, ha fatto sapere che accetteranno il via libera solo da partiti disposti ad accettare tutti i provvedimenti ed i programmi da loro presentati.
Al momento, dunque, sappiamo chi ha vinto e chi ha perso, ma non sappiamo che cosa succederà. La palla ora è in mano al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che è neutrale e vuole rispettare le indicazioni dei cittadini espresse nei voti. Per Costituzione adesso è chiamato a consultare tutti i partiti per poi scegliere la personalità che garantirà di trovare una maggioranza in Parlamento. Sceglierà Salvini o Di Maio. Sarà quindi il Centrodestra, che dovrà rimanere compatto e governare il Paese racimolando qua e là i seggi mancanti oppure saliranno al potere i grillini che sono il primo partito e rivendicano il mandato dal Capo dello Stato? Le ipotesi sono diverse, c’è addirittura chi preconizza un veloce ritorno alle urne.
Comunque vada, certo occorre una analisi di quanto è accaduto. I dati infatti parlano dell’eterna divisione tra il Nord, dove il centrodestra ha vinto, e il Sud, ormai roccaforte grillina. Ma forse a pesare sopra tutto è stata la percezione di insicurezza e di paura dei cittadini, stanchi di politiche percepite come lontane dai problemi reali. L’Italia non ripartirà da un Governo Di Maio e nemmeno da un Governo Salvini. Potrà ripartire soltanto se la politica si farà veramente serva del bene comune, se ci sarà l’umiltà di dialogare con tutti, di riguadagnare il contatto con la realtà e di riconoscere che non c’è una parte del Paese migliore o peggiore dell’altra, non è un problema di Nord e Sud. La vera partita incomincia adesso.