Troppi i casi di bullismo a scuola e nella vita. Ragazzi violenti a volte difesi e giustificati dai genitori. Alcune ricette per educare o rovinare un figlio
Ogni giorno veniamo a sapere di ragazzi che minacciano, picchiano ed insultano coetanei, professori, sconosciuti incontrati per strada, parenti e vicini di casa. Fatti deplorevoli che sgomentano soprattutto perché, spesso, non sono puniti dai genitori che, anzi, trovano sovente alcune scusanti o si oppongono alla pena inflitta ai figli. Come successo all’Istituto Tecnico Commerciale di Alessandria dove gli studenti che avevano legato ed insultato la maestra furono costretti a svuotare i cestini dei rifiuti nelle varie aule. Punizione considerata “troppo umiliante” dai loro familiari.
I quali, a volte, non solo contestano la punizione data dai professori o dalla polizia, ma non castigano i figli, anche se veramente colpevoli di bullismo. Come successo nell’Itc Carrara (Istituto Istruzione Superiore Carrara) di Lucca dove sei alunni hanno obbligano il professore ad inginocchiarsi, offeso con insulti anche volgari e diffuso il video fatto da uno di loro. Filmato che li ha fatti indagare dalla Polizia e punire con la bocciatura scolastica ed una sospensione di 15 giorni, benché si fossero apparentemente pentiti.
Per fortuna, ne è conseguita, nella Questura di Lucca, una riunione tra questore, provveditore agli studi, comandante dei Carabinieri e dirigenti scolastici per annientare il bullismo o, quanto meno, ridurlo “con il concreto apporto degli operatori di Polizia la cui presenza potrà essere richiesta… anche durante lo svolgimento delle lezioni”. Si vuole rendere consapevoli i ragazzi “delle conseguenze negative delle prevaricazioni nei confronti di coetanei e docenti”. Anche se il colpevole si è pentito e ha chiesto scusa, come ha fatto uno studente di Lecce che aveva preso a calci e minacciato con una sedia un compagno diciasettenne.
Sappiamo che il bullismo è perpetuato intenzionalmente contro chi è più debole, per fargli male, psicologicamente o fisicamente, e per dominarlo. Non a caso avviene principalmente negli asili nido ed orfanotrofi, dove spesso dura a lungo, a causa della disuguaglianza di sesso, di forza fisica, di età e di mancanza di protezione genitoriale. Prepotenze effettuate in modi diversi, ma anche portando via oggetti o merende che appartengono alla vittima, non permettendo di giocare con loro oppure diffondendo pettegolezzi e calunnie sul suo conto. Il che comporta sofferenza e perdita di autostima. Soprattutto se i compagni assistono e non intervengono e, magari, ridono.
Ovvio che, se non si corre subito ai ripari, diventerà sempre più difficile annientare il bullismo in Italia, ove è molto diffuso, e soprattutto ridare fiducia in se stessi a chi ne è stato soggetto, soffrendone fisicamente e psicologicamente, spesso per settimane, mesi, persino anni. Ma anche per far rinascere quel rispetto degli altri che tutti dovrebbero avere.
Necessario, quindi, che professori e compagni, qualora le violenze siano avvenute a scuola, prendano provvedimenti. Soprattutto ne sono responsabili, se sono a conoscenza dei fatti, quei genitori che non li fermano, non li sorvegliano, non spiegano le regole del vivere civile.
Ben vengano, quindi, eventuali norme più severe contro i bulli ed una maggiore tutela degli insegnanti, anche con telecamere nelle classi o per strada.
Modifiche che non bastano per eliminare del tutto il bullismo. Occorre soprattutto che i genitori prendano coscienza delle loro responsabilità per una buona crescita dei figli. Educarli è, infatti, il loro “primo ed irrinunciabile compito” che deve iniziare subito, non sgridandoli se sbagliano o punendoli, ma facendo capire loro che hanno commesso un errore. Necessario anche non viziarli, accontentandoli tutte le volte; né dire sempre “si” alle loro richieste, di fronte alle quali comunque padri e madri devono concordare.
E neppure serve raccontare bugie, ma piuttosto essere sinceri; non dire “vai in chiesa” ma “andiamo insieme”, perché ciò li spingerà ad amare in ugual modo Dio ed i genitori. Necessario che siano pazienti nei loro confronti in quanto i risultati dell’educazione si appureranno dopo e spesso saranno differenti da quelli previsti.
Ovviamente possono sgridare però senza deprimere i figli, dato che gli insulti non aiutano a crescere. Queste alcune regole fondamentali per educare bene la prole, evidentemente non sempre praticate. A giudicare dalle cronache quotidiane.