Nella foto: Il palazzo della Cancelleria Federale a Berlino - foto di ©Daniele Messina, CdI

È finita l’era Angela Merkel, che è Cancelliera della Repubblica Federale di Germania dal 22 novembre del 2005.

Dopo sedici anni a Capo del governo della Germania è giusto parlare di “era” e come per tutte le “ere” spetterà al futuro dare un giudizio equilibrato e oggettivo al lavoro politico di questo personaggio che, sin da ora, è sicuramente nell’elenco dei politici più conosciuti al mondo.

Finita un’epoca ne comincia un’altra?

Difficile da dire. Difficile prevedere se le elezioni per il rinnovo del parlamento tedesco, Deutscher Bundestag, del prossimo settembre segneranno la nascita di una nuova era politica contrassegnata da una personalità storicamente stabile.

Vediamo insieme chi si candida (considerando per il momento solo i tre candidati dei partiti maggiori) e ricordiamoci però che il cancelliere della Germania non è eletto direttamente dal popolo. Il cancelliere è eletto dal parlamento e contano pertanto le maggioranze tra i partiti lì rappresentati.

La consuetudine tedesca vuole comunque che i partiti si presentino alle elezioni con un Leader e che le elezioni siano centrate su questa personalità aspirante alla poltrona di cancelliere.

Cominciamo dal candidato più vicino ad Angela Merkel per appartenenza allo stesso partito politico, anzi alla stessa Unione di partiti che è la CDU/CSU.

Armin Laschet

Foto: Armin Laschet/ CDU/ ©Laurence Chaperon

Proprio in questo binomio sono nate per il candidato Armin Laschet non poche difficoltà. All’interno dell’Unione, supportato dai sondaggi che lo vedevano ai vertici delle simpatie, ha alzato la mano anche il bavarese Söder, capo della CSU e Ministro Presidente della Baviera, annunciando la sua disponibilità alla candidatura. Una settimana di discussioni, un poco di tira e molla e poi alla fine è prevalsa la candidatura di Armin Laschet, che è il governatore del Nord Reno Vestfalia, capo della CDU e che ha preteso di non fare la stessa fine di Annegreth Kramp-Karrenbauer che è stata già segata subito dopo essere stata eletta alla presidenza del partito CDU.

Laschet è stato comunque molto presente agli occhi dell’opinione pubblica nazionale durante la gestione della pandemia con una certa voce in capitolo, essendo il capo del governo di un Bundesland che conta circa venti milioni di abitanti.

Armin Laschet è saltato su un’altalena che oggi lo alzava alla guida delle strategie di gestione della crisi e domani lo abbassava a fanalino di coda a causa delle infezioni che a casa sua salivano alle stelle.

Il sessantenne Laschet, giurista, figlio di minatori, è Ministro Presidente del Nord Reno Vestfalia dal 2017 e governa con un patto di governo con i Liberali della FDP.

Ha liquidato il vecchio governo SPD-Verdi nel suo Bundesland ed è proprio con i Verdi che è in pieno contrasto, sostenendo un passaggio giudicato troppo morbido e lento dall’industria pesante, acciaio e carbone, a quella più ecologica che sembra essere destinata definitivamente al futuro dell’economia tedesca.

Annalena Baerbock

Foto: Annalena Baerbock/ BÜNDNIS 90/DIE GRÜNEN/ ©gruene.de

Veniamo ora ai Verdi. Lo scontro frontale con Laschet è scontato. La personalità dell’aspirante verde alla cancelleria è l’opposto contrario del candidato conservatore Laschet. Parliamo di Annalena Baerbock che dal 19 aprile scorso è la candidata alla cancelleria designata dai Verdi “Die Grünen”.

La quarantenne Annalena Baerbock è una dei due Presidenti dei verdi dal 2018 e proprio da quella data i consensi sono aumentati, raggiungendo il 20%. La Baerbock, nativa di Hannover, si sente a suo agio sotto i riflettori. Rappresenta, infatti, una ventata di gioventù nella politica tedesca visibilmente invecchiata. È dinamica, ha la battuta pronta e, a quanto pare, tutte le carte in regola per raccogliere consensi anche dalla fascia elettorale più giovane, quella cioè che tutti i venerdì scende in piazza per un futuro verde e migliore, pulito ed ecologico.

Le reali possibilità della Baerbock, giurista e laureata anche in scienze politiche, non sono da sottovalutare. Si consideri che i Verdi non sono più quelli di una volta, incatenati agli alberi del bosco destinato a scomparire. Una fascia di elettori tradizionalmente conservatrice e, non per ultimo, imprenditoriale, vede nei verdi il riflesso di buona parte della proprie aspirazioni e interessi.

La Baerbock ha piuttosto il problema di tenere a freno il suo lato più moderno e dinamico, per convincere la parte più borghese dei simpatizzanti e anche la parte più conservatrice, cioè quella che, per intenderci meglio, parla di “difesa del creato” al posto di “difesa dell’ambiente”.

Se la Baerbock riesce poi a convincere i capitani d’industria che immettono capitali sul mercato dei nuovi settori destinati all’economia verde, ha tutte le possibilità di mettersi al posto della Cancelliera o, almeno, al fianco di un ipotetico nuovo capo del governo federale.

Olaf Scholz

Foto: Olaf Scholz/ SPD/ DBT©Achim Melde

E veniamo alla SPD, Sozialdemokratische Partei Deutschlands, il partito che è stato rappresentato da cancellieri veramente storici del calibro di Willy Brandt e Helmut Schmidt (Schröder è meglio non citarlo in questo contesto). La SPD ha deciso molto presto, già nel mese di agosto del 2020, e senza conflitti interni, al contrario degli altri partiti, chi piazzare alla candidatura della cancelleria. Si tratta dell’attuale Ministro delle finanze Olaf Scholz, che già nel 2017 aveva avanzato ambizioni di candidatura per la cancelleria. Passato quel treno, ora è la volta sua. Scholz è nato nel 1958 a Osnabrück, è avvocato e ancora oggi è iscritto all’albo degli specialisti in Diritto del Lavoro.

Scholz è stato capo della SPD dal 2001 al 2004. È stato Borgomastro di Amburgo ed è Vice Cancelliere. La carta vincente di Scholz è la sua esperienza e la facoltà di apertura al dialogo sia con la CDU/CSU sia con i Verdi.

Durante la gestione della pandemia ha assolto un ruolo rassicurante e un atteggiamento pacato, gestendo aiuti finanziari e contributi amministrati con un consenso relativamente largo.

La SPD è comunque in profonda crisi e, tutto sommato, Olaf Scholz non ha nulla da perdere anzi, potrebbe essere il terzo che gode tra i due pretendenti. Se riuscisse a piazzare la SPD in un futuro accordo di governo, dal suo punto di vista avrebbe comunque già vinto le elezioni.

Non si accettano scommesse. È però evidente che i tempi delle maggioranze assolute in Germania è definitivamente passato.

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