Cronaca nera e politica in Germania – l’anomalia italiana che si sta diffondendo anche in Germania
Sta accadendo qualcosa di strano negli ultimi mesi in Germania. Mentre fino a qualche tempo fa le notizie di cronaca nera nei telegiornali di prima serata trasmesse sia dalle reti statali che da quelle private erano pressoché inesistenti oppure poco rilevanti, negli ultimi mesi stiamo assistendo ad una vera e propria inversione di rotta. L’ultima notizia a poche ore dalle elezioni federali arriva proprio da Berlino: un turista spagnolo è stato accoltellato mentre visitava il Memoriale della Shoah. L’aggressore, stando a quello che riportano i giornali, sembra essere un ragazzo siriano profondamente antisemita.
Un’anomalia italiana?
Mentre in Italia già da sempre la tendenza a trasmettere casi di cronaca nera, specialmente nei palinsesti televisivi privati, è abbastanza elevata e aumenta stranamente proprio nei periodi in cui il centrosinistra, percepito come debole sull’argomento della sicurezza, guida o è parte integrante del governo, finora in Germania i fatti di cronaca nera raramente hanno intrattenuto il pubblico televisivo e fatto discutere un’intera nazione. Casi di cronaca come il delitto di Erba, di Cogne o quello di Novi Ligure, praticamente perfetti espedienti per innumerevoli – e a tratti ripetitivi – talk show, dove si esibiscono in lunghi sproloqui avvocati, ex magistrati e soprattutto psicologi e criminologi, in Germania finora non sono riusciti ad entrare a far parte dei salotti televisivi. Difatti, già da anni l’Osservatorio Europeo sulla Sicurezza calcola che i tg italiani dedicano più di cinque volte il tempo nelle edizioni di prima serata alla cronaca nera rispetto a quelli trasmessi in Germania.
La cronaca nera in campagna elettorale
Durante l’ultima fase della campagna elettorale tedesca, invece, si è parlato quasi solo ed esclusivamente di immigrazione e in questo contesto di crimini commessi dagli stranieri. Il tutto è stato presentato quasi con un tacito consenso: gli stranieri commettono molti più reati dei tedeschi e, dunque, l’immigrazione è un problema legato alla sicurezza interna del paese. Anche i vari duelli televisivi che hanno visto protagonisti i leader dei rispettivi partiti e soprattutto i vari candidati per la cancelleria hanno ricalcato spesso questa tematica, facendola diventare quasi l’unica tematica del rispettivo talk show. È così abbiamo assistito negli ultimi mesi come le emozioni “nere” sono state trasformate in programma politico e utilizzate come arma estrema per scuotere dal letargo gli elettori, per mobilitarli agitando le latenti paure di ciascuno. Una strategia, questa, che ha giovato soprattutto ai partiti conservatori e, in particolare, al partito di estrema destra AfD. Il branco dei siriani stupratori, il lone wolf che accoltella il poliziotto o una bambina, l’afgano fuori di testa che attacca persone a casaccio per la strada o investe con un’auto decine di persone – tutti eventi che portano dritto ad una sentenza: “basta con l’immigrazione”. Insomma non ci possiamo sorprendere se lentamente stiamo scivolando verso paranoie collettive che si manifestano in frasi ormai sempre più ricorrenti: “Abends kann man nicht mehr raus gehen!” (ormai non si può uscire più la sera) – come sempre succede quando si annega nell’episodica della crudeltà. Non servirà a risolvere un bel niente.
Il fenomeno del doomscrolling
Se trasformiamo il palcoscenico politico in un perenne luogo del delitto, se andiamo a caccia di fatti di cronaca nera per dimostrare quanto siano insicure le strade e quanto l’ordine pubblico sia in pericolo, finiamo per trasformare l’immaginazione in realtà. Sì, l’immaginazione in realtà. Difatti è statisticamente dimostrabile che la Germania negli ultimi vent’anni ha registrato un netto calo della criminalità. Se i dati degli ultimi due anni sembrano rilevare il contrario, ha a che fare soltanto con il fatto che questi dati vengono paragonati con quelli del 2021 e del 2022, quando ancora eravamo in piena pandemia e, dunque, in un periodo dove in generale, non solo in Germania, sono stati commessi molto meno reati rispetto al solito. Ecco dunque dove sta la pericolosità di questa inversione di rotta: si rischia di dare ascolto solo alla pancia, senza considerare i dati oggettivi. Il risultato è un comune sentimento di insicurezza, quando invece – e lo posso confermare da giudice penale – la criminalità non è affatto aumentata.
Ma qual è il fine di questi contenuti di cronaca nera? Anche a uno sguardo poco attento, emerge chiaramente la mercificazione del dolore, che sfrutta la morbosità del voler sapere. Ma non solo: dopo anni di notizie di pandemia e bombe di guerra, questa immediata sterzata della programmazione sembra nutrire l’animo più affamato degli appassionati del doomscrolling. Niente è casuale: apposite funzioni degli algoritmi si prodigano a mostrare agli utenti questo tipo di contenuti quando danno dimostrazione di trovarli attraenti, finendo intrappolati in un ciclo di indignazione e ansia che dà dipendenza. Quel che, invece, dovremmo fare è proprio il movimento opposto, vale a dire quello di uscire dall’abisso delle notizie negative. Lo so che non è facile. Lo posso constatare ogni giorno a lavoro: quando i giornalisti si rivolgono ai tribunali penali per avere delle notizie relative ad un processo, la prima cosa che chiedono è, ormai, se l’aggressore è straniero. Se è un semplice cittadino tedesco, infatti, il caso non è più così interessante. Motivo per cui, ad esempio, quasi nessuno ha seguito l’incredibile vicenda dietro al processo che si sta svolgendo attualmente presso il tribunale di Mannheim, dove gli imputati, una coppia tedesca, sembrano aver ucciso due donne ucraine per poter adottare una bambina, rispettivamente nipote e figlia delle due vittime. Un caso anche questo raccapricciante, ma evidentemente non così interessante da poter entrare nella cronaca nera che attualmente interessa il paese.
Clima tesissimo oltre che nero
Infatti, in questi giorni in Germania il clima resta tesissimo sul fronte della sicurezza interna. Un clima dovuto a quel perverso tic che ci sprona a ricercare continuamente notizie negative. Ed è una miniera d’oro per la stampa online e offline, che fanno di un dramma un serbatoio che si autoalimenta attraverso interviste esclusive ai concittadini, fotogrammi di familiari distrutti dal dolore e irrinunciabili video dai luoghi del delitto. Come capire se però quello che stiamo guardando è informazione o spazzatura che ne genera altra? Resto sempre più convinto che conviene a tutti fare marcia indietro. La cronaca nera non è un fenomeno collettivizzabile. La cronaca nera è frutto di un caso. E il caso deve rimanere un caso, anche se – a prima vista – sembra far parte di una serie di casi. Infatti, a farli diventare una serie non è la realtà delle cose ma una scelta redazionale e, dunque, il libero arbitrio di persone che evidentemente non sanno che stanno giocando con il fuoco e, soprattutto, non sanno che la verità non sta nel servizio giornalistico, ma nelle minuziose ricostruzioni nei dibattimenti processuali.