I problemi dell’approvvigionamento energetico vengono al pettine. La crisi energetica in Germania
Non sarebbe mica la prima volta, nella storia della Bundesrepublik, che un governo a guida socialdemocratica crolli in seguito a tensioni interne acutizzatesi oltre ogni limite. Si pensi al 1982, quando il beneamato Helmut Schmidt fu costretto a dimettersi in seguito alle tensioni fra i pacifinti filosovietici del suo partito e il vicecancelliere e ministro degli Esteri liberale e filoamericano Genscher. Nel 2005 ci risiamo, stavolta è stato Gerhard Schröder a dimettersi perché non ne poteva più con l’opposizione interna alla sua coalizione. Se l’aurea regola del non c’è due senza tre funziona anche stavolta, abbiamo dei segni premonitori da prendere molto sul serio. L’attuale coalizione detta „semaforo“ è squassata dalle tensioni fra il partito liberale ed i verdi, mentre stavolta la SPD, al momento, continua a mostrarsi compatta dietro il cancelliere Scholz.
Il segno premonitore più recente sono state le dichiarazioni del vicecancelliere e ministro dell’economia Robert Habeck davanti alle telecamere della TV di stato. Intervistato nel corso della trasmissione Tagesthemen, si è lasciato andare a esternazioni che un politico responsabile, che riveste il ruolo di vicecancelliere, dovrebbe pensarci bene prima di affidarle al pubblico.
Ma a quale pubblico era rivolto il suo messaggio?
Forse soltanto a quella frazione estremista del suo partito che preme dall’interno per avere soluzioni drastiche, e si dichiara delusa dall’andazzo a rilento del governo. Il ministro del traffico, o Minister für Digitales und Verkehr, il liberale Volker Wissing, dal canto suo sta gettando sabbia negli ingranaggi dell’EU che dovrebbero macinare, anzi schiacciare e triturare, tutti i motori a scoppio entro il 2035, agendo contro la maggioranza del suo governo, ma secondando la maggioranza del suo corpo elettorale. La pietra dello scandalo sarebbe però un progetto di legge tenuto segreto dal ministro Habeck, che ne è l’autore, in base al quale a partire dal 2024 (cioè a scadenza di meno d’un anno) sarebbe proibita l’installazione di impianti di riscaldamento a combustione in tutto il territorio della BRD. Questa sarebbe una vera e propria leccornia per gli ambientalisti radicali alla Thunberg, che ovviamente troverebbero lo stesso qualche scusa per dichiararsi delusi. Qualche appiglio lo si trova sempre.
Questo progetto segreto è stato pubblicato a sorpresa da Bild Zeitung, causando enorme irritazione nell’opinione pubblica, ma soprattutto nel suo autore. Nel corso della sua arringa televisiva, il vicecancelliere Habeck da un lato si è lamentato dello scoop di Bild Zeitung, che avrebbe distrutto le possibilità di un accordo politico, e dall’altro lato si è dichiarato deluso dagli sviluppi politici, lamentando „dimenticatezza politica“ e „vecchie comodità“ avanzando dubbi se ci sia davvero ancora „volontà di mettersi d’accordo“ all’interno della coalizione.
Le risposte non si sono fatte attendere.
Bild Zeitung ha risposto sarcasticamemte: Scusi, signor ministro, noi abbiamo fatto solo il nostro lavoro. I cittadini hanno buon diritto di sapere quello che il governo si prepara a fare del loro denaro e delle loro case. In una lettera firmata da venti associazioni commerciali tedesche fra cui l’HDE (Handelsverband) la BGA (Außenhandelsverband), l’Eigentümerverband Haus & Grund, il Deutsche Baugewerbe, ecc., criticano il modo di procedere del loro ministro perché „Il Governo Federale si allontana dai processi democratici„ poiché la società civile „non viene presa in considerazione in maniera sufficiente“. Il politico liberale Wolfgang Kubiki è giunto a paragonare Habeck con Putin perché entrambi condividerebbero la concezione che lo Stato, i politici superiori, saprebbero meglio degli uomini comuni cosa sia bene per loro.
Come se non bastasse, nella riunione politica dei Verdi a Weimar, sempre Habeck ha dichiarato che „Non può essere che in una coalizione progressista solo uno dei partner sia responsabile per il progresso, e gli altri lo impediscano“. Qui, ancora una volta, si parte dando per scontati i vecchi ideali di progresso a corsia unica dell‘800, e dando scontato di sapere a priori cosa il progresso sia: le centrali nucleari no, quelle solari sì, le centrali eoliche no, l’allevamento delle renne sì… D’altro canto si consideri la storia dei Verdi: il partito fu fondato da politici falliti che fino al giorno prima vedevano il progresso ineluttabile nella dittatura del proletariato…
Non è che le pompe di calore siano, di per sé, una soluzione sbagliata: il problema sta nel fatto che il loro prezzo e la loro installazione costa molto di più che delle normali caldaie a combustione (si è calcolato circa 15.000 € in più, di differenza), e che quindi non tutti se la possono permettere. A questo punto Habeck si è azzardato a promettere un sussidio statale che compensi interamente la differenza, senza prima neppure interpellare il ministro delle finanze, il liberale Christian Lindner. Per lui si è espresso il capogruppo dei liberali Christian Dürr: „Abbassare il prezzo delle pompe di calore al livello del riscadamento a gas, non lo tengo per fattibile. Mi manca la fantasia di come lo si possa finanziare“. Senza contare che, se si risparmia il gas o il gasolio, bisogna in proporzione aumentare il consumo di energia elettrica, che le pompe di calore risucchiano non meno d’un qualsiasi frigorifero. Se tutti gli edifici in Germania fossero riscaldati con questo sistema, a quanto aumenterebbe il consumo totale di elettricità? Come farebbe la rete nazionale a reggere, dato che proprio i Verdi vogliono che essa sia alimentata solo con energie rinnovabili? Senza la costruzione di nuove centrali nucleari, condannate per tutta l’eternità dall’ideologia verde, si bloccherebbe tutto.
Sembra che i Verdi facciano sempre i conti senza l’oste, cioè con la disponibilità di fondi economici o di energia elettrica.
Ma un’altro aspetto delle politica ambientalista che i liberali rifiutano decisamente è il suo aspetto coercitivo, un seguito di proibizioni imposte alla popolazione senza il suo consenso, anzi in consapevole disaccordo con la gran maggioranza. Secondo uno studio della Konrad-Adenauer-Stiftung il 71% dei tedeschi sarebbe per un proseguire l’uso degli impianti nucleari, solo il 29% sarebbe contrario. Ne conseguirebbe che la chiusura definitiva delle centrali nucleari ad aprile è indesiderata da quasi ¾ del paese. È una vecchia strategia autoritaria, quella di prefissare arbitrariamente qualche traguardo di superiore importanza (vedi „Fit for 55“) come scusa per potervi sottomettere ogni persona ed ogni sforzo: e non si discute! Finito lo stato di eccezione causato dalla pandemia del Covid, che forse sarebbe più appropriato chiamare „la cinese“, la coalizione-semaforo si avvia dunque ad un periodo di contrapposizioni sempre più aspre fra i suoi partecipanti, e sarà molto difficile per il cancelliere Scholz saper mediare fra di loro.
Perché i liberali si ostinano a trincerarsi dietro ad un baluardo (dato per) perduto?
Si dà il caso che ci sia una fortissima scollatura fra le opinioni della maggioranza governativa e della maggioranza del paese riguardo ad un tema di grande rilievo come i combustibili fossili. Mentre, ad esempio, si programma dall’alto l’introduzione obbligatoria delle auto elettriche per il 2035, da quanto risulta dalle indagini di opinione, i 2/3 del paese questa minestra proprio non la vuole mangiare. E siccome l’uso dell’automobile è irrinunciabile nei paesi sviluppati, si capisce quanto la pentola sia scottante. Particolarmente scottati sono i liberali, che nelle ultime elezioni regionali sono scesi sotto la marca del 5%, ed ancora più a rischio sono messi dall’ultima riforma elettorale. Mentre gran parte dell’elettorato si sposta verso l’AfD, che in questo momento gli sembra essere l’unica ancora di salvezza dai deliri dell’ideologia ambientalista. Non per nulla, negli ultimi sondaggi, l’AfD risulta salito sopra il 16% superando pure i Verdi. Anzi, si può dire che i migliori aiutanti della destra estrema siano proprio loro, i Verdi. Se dunque il Partito Liberale si assume il ruolo di difensore della maggioranza dei cittadini nei confronti dal radicalismo verde, può contare di risucchiare per sé una buona parte di voti a discapito dell‘AfD, ma anche di altri partiti. Anche a costo di far cadere il governo: se, come sembra, la CDU sta riguadagnando terreno, dopo elezioni anticipate la nuova maggioranza potrebbe essere democristiana-liberale. Presupposto sine qua non sarebbe però che la CDU-CSU sappia riguadagnare una buona parte dei voti confluiti nell’AfD. È probabile che una parte di quel 16% attuale non siano tutti nostalgici della croce uncinata, ma semplicemente cittadini politicamente miopi che si sono sentiti piantati in asso dai partiti dell’arco costituzionale.
Crisi superata?
Comunque, per il momento, la crisi sembra sia stata superata dopo ben 30 ore di seduta d’emergenza fra i capi della coalizione. Alle 19:50 di martedì 28 marzo Christian Lindner (per il Partito Liberale), Lars Klingbeil (per i socialdemocratici, nonché Ricarda Lang (per i Verdi) hanno annunciato alla stampa ed alla nazione il compromesso raggiunto e presentato un patto aggiuntivo di coalizione di 16 pagine.
Habeck rinuncia al suo folle progetto costrittivo per le abitazioni già costruite; per quelle invece che ancora non lo sono diventerà obbligatorio un impianto di riscaldamento climaticamente neutro. I vecchi impianti potranno continuare a funzionare indisturbati: Lindner ha dichiarato „Noi perseguiamo una politica aperta alla tecnologia“. Questo significa pure che quando un vecchio impianto di riscaldamento dovrà venire rottamato per consunzione, allora ci saranno incentivi per sostituirlo con la pompa di calore (che nel frattempo, si spera, sarà scesa di prezzo). I verdi hanno dovuto mandare giù il rospo della costruzione accellerata di nuove autostrade, però con il contentino che lungo i nuovi tracciati, in ogni punto adatto, verranno installati impianti fotovoltaici e centrali eoliche, che incontrano tante difficoltà di ottenere permessi dai comuni. I costi verranno coperti aumentando il pedaggio dei camion. Una buona parte di questi nuovi fondi sarà però destinata alla costruzione delle ferrovie, che fino al 2027 hanno bisogno di ben 45 miliardi di euro. Per quel che riguarda le auto elettriche, sono promessi appositi e sufficienti ricaricatori in ogni Tankstelle.