Sotto l’albero di Natale ancora una volta troveremo incertezze e poca prosperità. Una indagine dell’ISTAT rileva che un italiano su quattro si avvicina alla condizione di povertà. Nelle varie mense di solidarietà – istituita anche la giornata mondiale del povero -, che si allestiscono nel periodo natalizio, vedremo ancora una volta in fila di fianco a barboni e disagiati e sempre di più rispetto all’anno precedente, quelle che vengono definite le “persone normali”. Ogni anno che passa per le famiglie italiane le difficoltà sembrano aumentare. Il cosiddetto ceto medio frana verso una situazione economica sempre più precaria. L’instabilità politica fa la sua parte e i discorsi “populisti”, oltre che in Italia, prendono il sopravvento in tutta l’Europa.
Anche dagli Stati Uniti il segnale ci arriva molto forte. L’esempio dell’elezione di Donald Trump è probabilmente quello che più dà immagine al fenomeno populista che si sta espandendo il tutto il mondo. Gli “sciacalli” della politica ci sguazzano in questo momento difficile e, attraverso dichiarazioni molto forti, fanno presa su coloro che soffrono ormai una situazione che si può tranquillamente definire di forte disagio sociale.
Dichiarazioni contro l’immigrazione dei popoli nordafricani, quelle riferite all’aumento della delinquenza comune o a quelle che riguardano gli extracomunitari che vivono nelle nostre città, secondo alcuni, protagonisti di ogni tipo di malvivenza, sono gli argomenti più utilizzati da una certa parte politica per fare facilmente breccia sugli italiani consolidando, in questo modo, la propria ascesa politica finalizzata a governare il nostro Paese. Purtroppo, bisogna dire che ci stanno riuscendo molto bene.
Probabilmente la disperazione di vedersi scivolare verso condizioni precarie inimmaginabili fino a qualche anno fa, in modo che le frasi populiste diventino l’unica arma di difesa per arginare uno stato sociale ormai in picchiata libera. Anche cittadini consapevoli del fenomeno populista, non riescono a non esserne vittime. Nei Bar, nelle piazze e in generale in ogni luogo pubblico, si accentua il disprezzo e l’odio per chi è considerato “colpevole” di questo stato sociale che viviamo. Purtroppo nessuno considera di essere un “cittadino del mondo”, le divisioni etniche e soprattutto, quelle di carattere religioso, fanno ancora la differenza e suscitano reazioni in qualche caso anche molto forti.
La cronaca sui quotidiani è quasi totalmente occupata da fatti di questa natura. Probabilmente, l’unica strada da percorrere sembrerebbe quella di vivere con onestà, amore, con un amore verso il prossimo nel rispetto però delle tradizioni di tutti e principalmente dei paesi che ospitano.