È finita la guerra “sanitaria” tra pro vaccino e no vaccino?
Ieri come oggi, i vaccini si portano dietro un fardello di polemiche; oggi, ad esempio, non ci vacciniamo contro il vaiolo perché non è più necessario: la malattia è stata dichiarata eradicata dall’Oms nel 1980, grazie alla diffusione del vaccino in tutto il mondo. Ma nei secoli, il virus si era già propagato in Europa almeno dal XVI secolo, la malattia è stato un flagello: si calcola centinaia di milioni di vittime solo nel XX secolo, un numero cinque volte superiore ai morti della Seconda guerra mondiale.
Ci sono i “No vax”, contrari per principio alla vaccinazione. E ci sono i “non vaccinati-scettici”. Premessa imprescindibile: c’è un uso distorto di questa etichetta. Considerare tutte le persone ancora non vaccinate ‘No vax’ è un’equazione sbagliata. Perché c’è chi lo è per principio, e non è disposto a mettere in discussione la propria idea, ma ci dimentichiamo spesso della componente più ‘numerosa’ di questa minoranza: gli indecisi, i titubanti, per i quali serve un approccio diverso. Il gruppo è molto trasversale, ma la fascia d’età con una maggiore componente contraria alla vaccinazione va dai 35 ai 54 anni.
È una sorta di distribuzione a ‘U’ con giovani e anziani più favorevoli a farsi vaccinare ed hanno però aderito di più alla vaccinazione per due meccanismi diversi. Per i primi il vaccino significava viaggiare, libertà e vita sociale più attiva. Per gli anziani una riduzione dei rischi di conseguenze gravi.
Lui è contro il vaccino ma lei è a favore. Uno dei due ha anche perso il lavoro a causa della pandemia, i problemi di coppia si acuiscono e così la coppia finisce davanti all’avvocato. È un effetto collaterale del covid l’aumento delle richieste di separazioni che si sta registrando dove sono sempre di più anche i genitori che entrano in crisi quando si affronta anche il problema della vaccinazione dei figli. A lanciare l’allarme sono gli avvocati matrimonialisti sommersi da richieste di separazione.
Anche la vaccinazione dei figli di coppie già “scoppiate” sta diventando motivo di dissidio al pari delle cause cosiddette classiche. Secondo i dati in loro possesso, a essere maggiormente contrari alla somministrazione del vaccino sono soprattutto gli uomini.
Un tempo si litigava per le vacanze, per la celebrazione dei sacramenti, per la scelta dello sport. In tempo di covid si litiga per il vaccino. “Avvocato, può chiedere al mio coniuge il consenso per il vaccino a mio figlio?”. Oppure “Avvocato, può rispondere al mio coniuge che io per il momento il vaccino ai miei figli non voglio farlo?”: queste sono le richieste che sono costretti a fronteggiare da inizio anno, la richiesta per l’assegno unico e quella per il consenso al vaccino quest’anno vanno a braccetto. Il virus ci sta dividendo con il contagio, con la malattia e, purtroppo, con la morte. Adesso anche per queste ragioni….
Da Milano a Roma, passando per Napoli, Genova e Trieste, fino a Berlino, Francoforte, Amburgo ed Hannover, alcune migliaia di persone sono scese in piazza nel nuovo anno per manifestare contro l’obbligo di Green Pass e di vaccinazione anti-Covid. In Italia, particolarmente, sotto accusa è stato l’obbligo vaccinale per i cittadini Over 50. Diversi i testimonial “d’eccezione”: a Milano l’ex pilota di MotoGp Marco Melandri e il Premio Nobel Luc Montagnier, a Roma l’attore Enrico Montesano. Fra le figure maggiormente prese di mira dai manifestanti il Presidente del Consiglio Mario Draghi e quello della Repubblica, Sergio Mattarella. “Libertà! Libertà” e “La gente come noi non molla mai” sono stati i ritornelli ripetuti più frequentemente in tutte le piazze.
A Milano le ovazioni sono state tutte per lo scienziato novantenne Luc Montagnier – morto da poco e non si sa come – che ha parlato di una “proteina tossica” che, secondo lui, sarebbe contenuta nei vaccini contro il Covid. “La salvezza dell’umanità e la fine di questa emergenza sarà nelle mani dei non vaccinati. Saranno i non vaccinati a salvare l’umanità” ha aggiunto il premio Nobel per la Medicina nel 2008. Clima del tutto diverso, invece, a La Spezia, dove si sono ritrovati i Pro Vax. “Grazie a chi ha avuto l’idea di organizzare un presidio come questo, che si colloca all’interno di un percorso per il nostro Paese che è quello del ritorno alla normalità, perché gran parte degli italiani hanno aderito alla campagna vaccinale” ha detto dal palco il sottosegretario alla Salute Andrea Costa ricordando le parole del presidente Mattarella: “Non possiamo permettere che una minoranza possa ostacolare questo percorso”.
Ecco allora che stiamo constatando una cosa che comunque a molti appare strana e incomprensibile: tra la popolazione italiana (e non solo) c’è un certo numero di persone che sono assai restie ad assumere il vaccino anti-Covid, a prescindere da tipi e marche disponibili. Le posizioni sono, come sempre, molto differenziate: c’è chi ha certe patologie che rendono l’assunzione troppo rischiosa, chi non si fida di un farmaco giudicato ancora troppo nuovo, chi pensa che il vaccino sia un modo per iniettare sostanze strane o strumenti di controllo occulto della popolazione, chi ritiene che il Covid non esista e che sia tutta una perversa montatura governativa con dietro Big Pharma.
Magari c’è anche chi ha una gran paura degli aghi o di altro, dato che la varietà umana in questo campo non ha limiti; con poi tante combinazioni diverse di tutto ciò. Ma forse c’è anche altro. Il motivo per cui il Covid ci spaventa più di altre malattie è che con il Covid si muore. Muoiono ovviamente molte persone deboli perché anziane o malate, ma talvolta muoiono anche “giovani”, cioè persone che senza questa pandemia sarebbero vissute parecchi anni in più. Per poi morire comunque, ovviamente. Siamo sicuri che questa sia una cosa così ovvia per tutti noi? Con la testa lo sappiamo tutti, di dover morire.
Ma con il cuore, o con la pancia, come va di moda dire adesso? Siamo sicuri che tutti i morti che ci siamo visti intorno non abbiano rinforzato in alcuni di noi l’intima, e preesistente, convinzione che a morire sono sempre gli altri e che noi invece non moriremo mai? Quanti sono gli amici e parenti, gente normale, non marziani, che da sempre non vanno mai dal medico, non si fanno analisi, snobbano le cure perché “io non mi ammalo”? Figuriamoci poi morire.
E allora la spinta, forte, che la società sta esercitando su tutti noi perché ci vacciniamo potrebbe essere sentita come uno sgradito richiamo al concetto che invece tutti abbiamo bisogno di proteggerci, perché siamo tutti vulnerabili, tutti mortali. Un richiamo del tipo di quello che il seguace di Savonarola lancia al personaggio di Massimo Troisi, affacciato a una finestra in Non ci resta che piangere: “Ricordati che devi morire!”. Ma non tutti hanno l’ironia di rispondere semplicemente: “Sì sì… mo’ me lo segno!”. Qualcuno si offende e aggredisce o minaccia chi indossa il camice bianco che, come una volta il saio dei confratelli di fra’ Girolamo, ricorda l’inevitabile appuntamento.