I minacciosi scricchiolii si sentivano già da tempo, ma l’obbligatorio ottimismo del popolo americano li aveva sottovalutati
Eppure anche i non-americani sono stati colti di sorpresa dallo spettacolo inconcepibile che si è svolto davanti agli occhi di tutto il mondo, lo scorso mercoledì. Forse i più vecchi dei nostri lettori si ricorderanno dello stato d’animo di stupore incredulo che ci colse più di trent’anni fa, davanti allo spettacolo del tutto inatteso della caduta del muro di Berlino. Che illusione quella di certi filosofi, di prevedere l’andamento della storia umana!
Abbiamo visto una massa di gente irrazionale e scervellata prendere d’assalto il tempio della democrazia, il Capitol Hill –si noti bene- proprio nel momento in cui gli organi più alti dello Stato sovrano stavano facendo uso delle loro prerogative costituzionali, quelle di riconoscere il nuovo capo dello Stato, per intralciare ed interrompere una funzione di così fondamentale importanza per tutta la nazione.
Ancora peggio, questa massa era stata sobillata all’azione dall’inquilino della Casa Bianca ancora in carica ed avvinto come l’edera alla sua poltrona presidenziale. Non è stato l’assalto alla Bastiglia, come hanno speculato alcuni, semmai ha rievocato le lotte di potere fra il senato romano e l’imperatore Caligola. E Donald Trump, come Caligola, otterrà alla fine la sua Damnatio Memoriae.
Anche se i danni concreti sono limitati,anche se alla fine le funzioni previste dalla vecchia Costituzione Americana sono state ripristinate, gli strascichi del fattaccio saranno molto lunghi.
È improbabile che le istituzioni politiche degli Stati Uniti crollino sotto questa botta, come invece è successo ai regimi comunisti, ma è certo che il grave sfregio simbolico resterà. È stato come uno sputo in faccia alla legittima prassi della democrazia. E così il sovrano ha perso la faccia, davanti a tutti, proprio Lui che pretende di esercitare il suo potere su tutto il mondo!
Negli anni ’50 gli Stati Uniti venivano propagandati nei paesi dell’Europa occidentale come la nazione perfetta, la più bella, la più grande, la più ricca, il modello da imitare, e in quanti ci credevano! “Tu vo’ fa’ l’americano” cantava allora Carosone. La prima incrinatura del quadro idilliaco fu con l’assassinio del presidente Kennedy e quello che ne seguì. Com’era possibile che fatti del genere avvenissero in un paese così meravigliosamente perfetto?…
Be’ anche se non è così perfetto, è pur sempre il migliore, e quindi restava il modello da imitare, rispondeva la propaganda ufficiale. Poi esplosero le dimostrazioni contro il razzismo con l’assassinio di Luther King, poi tutta la sporca guerra nel Vietnam, poi lo scandalo Watergate, poi i vari golpe della CIA nel mondo, poi le guerre in Medio Oriente, poi le stragi fatte da privati cittadini armati, poi gli scandali finanziari delle banche, poi le rivelazioni di Assange…
Cos’è rimasto della reputazione di quel grande paese? Chi può ancora, in tutta serietà, indicarlo come modello da imitare?