Angela Merkel al Schauspielhaus Frankfurt il 17 marzo 2025

Angela Merkel è in tournée nei teatri delle maggiori città tedesche per leggere alcune pagine dal suo libro di memorie Freiheit. Lunedì (17 marzo) sera era allo Schauspiel Frankfurt. I biglietti erano esauriti da mesi, a Francoforte come del resto nelle altre città, da Monaco a Zurigo. Freiheit, scritto con l’autrice e consulente politica Beate Baumann, è uscito lo scorso novembre. Un tomo di oltre settecento pagine. Le copie autografate erano in vendita prima della serata, ma è dopo che, sull’onda emotiva ed empatica, sono andate “via come il pane”.

Io sono andata per curiosità perché questa autobiografia sembra già obsoleta, di fronte alle inquietanti vicende politiche internazionali, corsa al riarmo, a una diplomazia troppo silenziosa o silenziata, a una Europa che fatica ad agire e sembra aver perso di vista i motivi e i valori che stanno alla base della difficile costruzione europea. Angela Merkel, ex cancelliera, con le sue memorie appartiene a un mondo che non c’è più, a uno stile di fare politica che sembra svaporato dal bullismo geopolitico.

Volevo vedere Angela Merkel, volevo sentire che cosa avrebbe letto e detto oltre le righe del libro, volevo vedere il pubblico e le sue reazioni. Perché così tante persone riempiono i teatri per ascoltare Angela Merkel che legge il suo libro? Perché c’erano decine di persone davanti botteghino nella speranza di avere il biglietto di qualche rinunciatario? Forse per non perdersi un evento con cui pavoneggiarsi con gli amici? Oppure per curiosità? Per simpatia? “Perché racconta anche un pezzo della mia vita”, mi dice una signora. Una frase che mi risuona nella mente: l’abbiamo conosciuta nei sedici anni di cancellierato e ancora prima quando nel 2000 divenne presidente della CDU, la prima volta per una donna, e per una persona nata e cresciuta nella DDR, in un partito molto connotato al maschile e renano. Ma torniamo al presente.

La sala è piena. Lunghi applausi l’accolgono appena sale sul palcoscenico, saluta il pubblico con la mano, si avvia al tavolo coperto semplicemente da un telo nero. Il disagio di non vedere il pubblico a causa delle luci si scioglie in una battuta. La scenografia è sobria, blu, come il suo blazer, come la copertina del libro. Due pannelli pubblicitari del suo libro, lontani da lei, dal tavolo, popolano la scarsa scena. Niente frizzi né lazzi, c’è molta sobrietà, come ci ha abituato nei suoi sedici anni di cancellierato.

Inizia a leggere: le prime elezioni libere della DDR nel marzo del 1990 nelle file di Demokratische Aufbruch, i suoi inizi nel mondo politico, il passaggio alla CDU, un salto indietro alla sua infanzia, le elezioni del 2005 che poi la porteranno al cancellierato, la crisi finanziaria del 2008, la pandemia, le tensioni in Ucraina e le azioni diplomatiche volte a evitare il deflagrare di un ampio conflitto, e poi Putin, l’apertura a richiedenti asilo nel 2015, e ancora, Trump che a telecamere spente le dà la mano e davanti alle telecamere nega il gesto di cordialità e rispetto. Lei non ha fatto riferimento all’attualità nazionale e internazionale deludendo forse qualcuno. Si è concessa solo un “la Russia non deve vincere la guerra”, un appello?

L’arco di senso del florilegio di brani si conclude con un estratto dall’epilogo sulla libertà, Freiheit. Merkel sembra a suo agio, tranquilla, sagace e piacevolmente ironica nelle brevi chiose a fine lettura che hanno scandito il ritmo di lettura e tracciato quel filo rosso sul quale ha intessuto il contatto con un pubblico attento e divertito e che ha risposto con applausi, durante e a fine serata. C’è stata anche standing ovation.

Che cosa strappato così tanti applausi? Da dove viene questa manifestazione di simpatia? Certo, i detrattori di Merkel sono rimasti a casa, tuttavia la domanda resta.

Merkel non dà spettacolo e non chiede conferme. Molte recensioni del suo libro le hanno obiettato la mancanza di autocritica. Merkel racconta fatti ed eventi che l’anno vista protagonista dal punto di vista del suo agire politico. Non fa apologia del suo operato ma lascia trasparire il senso del suo agire politico.  

Quando per esempio in riferimento alla crisi finanziaria del 2008 la sua preoccupazione era quella di non far cadere nel panico la popolazione. Il messaggio “i risparmi sono al sicuri” suo e dell’allora ministro delle finanze, il socialdemocratico Peer Steinbrück, è stato accolgo, la gente non è corsa a prelevare i soldi come negli Stati Uniti, evitando un disastro bancario. Merkel sottolinea la fiducia dei cittadini è un bene prezioso di cui bisogna avere cura.

Sulla crisi ucraina Merkel cita un vertice durante a cui non parteciparono né Putin né il leader cinese Xi Jinping, a causa della pandemia, negando la possibilità di incontri personali e lo scambio di colloqui informali, per aiuta a evitare l’indurimento delle posizioni e dei fronti.

Quindi, la ricerca del dialogo in politica perché si raggiunga un accordo, un compromesso che sia una situazione “winwin”, il senso di responsabilità verso il paese e i suoi cittadini, verso il credito di fiducia che questi ripongono nelle istituzioni e in chi esercita il potere, il mostrare il lato umano di un Paese che apre e accoglie chi scappa da guerre e distruzione, tutto questo, penso che il pubblico ha mostrato di apprezzare e di riconoscere come valore.