In Italia tutti in fila per un passaporto. Nei comuni del Nord le maggiori difficoltà
Tutte le forme organizzate degli italiani all’estero esprimo ormai da anni il proprio disappunto giacché per avere un appuntamento presso un consolato per il rilascio di un passaporto o di una carta d’identità trascorrono mediamente dai sei ai dodici mesi.
I funzionari preposti ai consolati spiegano che non è possibile velocizzare le procedure perché il numero del personale non è adeguato al crescente numero dei richiedenti.
Effettivamente, sembra che gli iscritti all’AIRE, dopo il fermo causato dalla pandemia, abbiano ripreso la curva verso l’alto già segnata prima del 2020.
I sindacati dei lavoratori alla Farnesina, da parte loro, segnalano che la pressione sugli addetti ai lavori aumenta crescentemente, mentre il personale di ruolo in servizio al MAECI ha sempre meno voglia di recarsi all’estero per lavorare presso un consolato.
I posti vacanti e riservati a questa categoria oltrepassano di gran lunga il 30% dell’intero contingente.
Ora subentra il pericolo che il ritardo dei servizi consolari rientri nella “normalità” nazionale. Si legge, infatti, che i tempi di attesa per un passaporto nelle maggiori città italiane hanno raggiunto i dodici mesi. Si legge anche che nei centri minori è possibile inoltrare la domanda di passaporto presso gli uffici postali. E da noi? Come già successo, l’uno o l’altro console risponderà alla richiesta di velocizzazione dei servizi con un semplice “siamo nella media nazionale”?
Ma a differenza dell’Italia, un cittadino all’estero deve essere identificato ogni momento dalle autorità del Paese ospitante. Se non sei in possesso di un documento valido, in Germania, non puoi chiedere o ricevere i sussidi sociali. In alcuni Paesi extraeuropei, come Svizzera e Inghilterra, il permesso di soggiorno è valido solo se collegato a un documento di identità valido.
Insomma, in Italia il passaporto può essere una richiesta legittima per fare le vacanze a Dubai. In Germania la Carta d’Identità o il Passaporto sono documenti essenziali per l’integrazione e la permanenza nel tessuto sociale (compreso l’esercizio del diritto di voto alle amministrative) e questo fa differenza, molta differenza. Il mal comune non crea pertanto mezzo gaudio. Lo aumenta solamente.