È la capitale finanziaria della Germania e sede della banca centrale dell’unione europea. Ma a Francoforte, non si respira solo l’energico attivismo degli affari che ruotano intorno ai grattacieli più alti d’Europa. Accanto ai soldi e alla finanza, ha un posto speciale l’attenzione per l’educazione nell’infanzia, ancora estranea alle logiche del commercio. E così è possibile incontrare centinaia di bambini accompagnati dai genitori, in feste giocose all’interno di musei organizzate dal personale. Con strumenti e metodi che niente hanno a che vedere con le seriose visite scolastiche.
Qui tutto è permesso: persino ballare al ritmo della musica di un dj, nella sala d’ingresso di un centro d‘ esposizione, allestita per l’occasione. Artefici delle iniziative i pedagoghi. “Perché ogni centro – spiega Irmi Rauber – pedagoga allo Schirn, la Kunsthalle della città -, non ha uno ma tanti pedagoghi".
E allora spazio ai colori, alla musica e al teatro. Per ogni nuovo allestimento lo scopo è avvicinare i bambini all’arte facendoli entrare nel mondo dell’artista e nella storia dei suoi quadri. Per Seurat, il maestro del puntinismo (allo Schirn fino al 9 maggio), c’è una collezionista parigina impersonata da una studentessa della Schauspielschule. Ha un bel cappellino, un abito ottocentesco e presenta ai bambini la madre del pittore, chiedendole dove può comperare quel quadro che i bimbi devono vedere. E poi due giovani adagiate sul prato sintetico allestito proprio sul pavimento del museo. Il loro posto è davanti allo studio-dipinto che le ritrae con il loro pic-nic. Oppure il direttore del circo, con la divisa rosso sgargiante, accompagnato da un’altra elegante signora che fa vedere ai piccoli spettatori i puntini con cui il pittore ha dipinto la cornice del quadro.
C`è anche un dj che ogni tanto "stoppa" la musica per cogliere in fallo chi non smette di ballare. E il giocoliere che fa i suoi giochi di prestigio. E tanti colori, pennelli, cavalletti e tele: allora, perché non far provare i bambini a dipingere puntini? Ecco pronta per essere colorata una parete del museo perché barriere non ce ne siano fra l’arte e i bambini.