Si torna indietro, dicevamo, all’ipotesi di chiusura senza “se” e senza “ma” ventilata già da qualche tempo. Dopo un anno di lotte anche di piazza, in cui la gente chiedeva che non si toccassero i servizi, nel quale si era riusciti ad ottenere il declassamento di Norimberga, lo sportello consolare ad Amburgo e Saarbrücken, e via discorrendo, la Direzione generale del Mae ci ripensa e ritira tutto. C’erano state assicurazioni, promesse sperticate che almeno qualcosa –almeno!—si poteva salvare, invece niente.
I rumores a proposito di questo giro di walzer del Ministero c’erano stati nei giorni scorsi, al momento della pubblicazione di una nota stampa dell’agenzia giornalistica Aise. A seguito di una interpellanza parlamentare dell’on. Laura Garavini, l’Aise riportava la risposta del sottosegretario Scotti: “I contatti con le autorità tedesche in merito all’istituzione di eventuali strutture consolari più leggere in loco, hanno fatto emergere una loro preclusione rispetto a soluzioni diverse dal mantenimento di un Viceconsolato, quale livello minimo di presenza consolare”.
Da rimanere a bocca aperta. Le autorità tedesche si rifacevano alla Convezione di Vienna a proposito delle sedi diplomatiche, la quale Convenzione ribadisce che le strutture consolari riconosciute sono soltanto il Consolato generale, il Consolato e il Viceconsolato. Punto. Quindi l’Agenzia consolare non ha ragione di essere, né tantomeno lo Sportello. Ma allora, chiederete voi, come mai le autorità tedesche hanno convissuto così bene con Agenzie presenti da sempre sul territorio, come quella di Mannheim, ad esempio. E perché le autorità inglesi tollerano senza alcuna discussione l’Agenzia di Bedford, e perché i francesi tollerano quella di Bastia, e perché i canadesi tollerano quella di Edmonton?
In questa presa di posizione delle autorità tedesche c’era qualcosa di strano. Cosa? This is the question, direbbe il principe danese. Il fatto è che a Berlino hanno cominciato ad averne le scatole piene degli atteggiamenti ruspanti del nostro governo, secondo il quale i Länder tedeschi sono quasi incidenti geografici. Opinione espressa da un Sottosegretario di Stato a nome Alfredo Mantica.
Lo schiaffo tedesco alla nostra diplomazia era stato preceduto però non solo dalle allocuzioni di Mantica, ma anche da un paio di episodi passati in qualche modo sotto silenzio. Cominciamo dal primo. La visita dell’ambasciatore a Berlino, Valensise, a Saarbrücken, orgogliosa capitale del Land Saarland, il quale, come tutti i Länder tedeschi, ha una sua propria normativa, una sua propria capitale, un suo proprio orgoglioso governo. A Saarbrücken, il capo di tale orgoglioso governo si chiama Peter Müller, testa fina, membro della Segreteria del partito di governo, ascoltatissimo consigliere della Cancelliera, grande amico dell’Italia; un’amicizia mediata soprattutto dagli italiani che vivono nel Land e che rappresentano la nostra emigrazione storica.
Quando Valensise andò a trovarlo, per cercare di rimediare alle spavalderie di Mantica, Peter Müller lo trattò con una freddezza insolita. Un atteggiamento che colpì la stampa locale. Così la Saarbrücker Zeitung: “Il governatore del Saarland, Peter Müller, ha dichiarato, in occasione della visita dell’Ambasciatore d’Italia, Michele Valensise, di essere ‘deluso’ della prevista chiusura per il primo luglio del Consolato italiano a Saarbrücken. Dalla Cancelleria di Stato si apprende che Müller, durante l’incontro, "ha chiarito che avrebbe preferito una soluzione continuativa con il mantenimento dell’intero Consolato" rispetto alla soluzione ora prospettata di aprire uno Sportello consolare con tre impiegati. Al Consolato erano assegnati sino ad ora circa una dozzina di funzionari. Il Governo del Saarland, secondo Müller, si è adoperato intensamente per il mantenimento del Consolato. Müller aveva addirittura messo a disposizione i locali gratuiti all’interno della Cancelleria di Stato”.
Ora, quando un primo ministro tedesco dice di essere “deluso”, so’ …azzi! Nonstante l’ammirazione per le Panzerdivisionen, il nostro Sottosegretario aveva dimostrato di capire poco, pochissimo, del carattere di un tedesco. Il quale potrà avere tutti i pregiudizi di questo mondo, ma personalmente ti dà sempre una chance. Se però vede che sei un buffone, non ti considera più.
Ma c’era stato anche un’altro episodio penoso per la nostra Amministrazione, quando il Senato di Amburgo era sceso a Roma per perorare la causa del nostro (non del loro) Consolato. I senatori vennero ricevuti da un dormiente sottosegretario Dini, il quale, tra la veglia e il sonno, aveva sostenuto che neanche lui capiva la logica delle chiusure, visto che non c’è alcuna nuova normativa e che detta chiusura non produce alcun risparmio. Oltre a Dini c’era il loro ambasciatore. Ci si può immaginare come siano tornati indietro i senatori amburghesi: forse pensando di aver sognato anche loro.
Dopo questi due schiaffi, la reazione tedesca era da aspettarsi. Ma il bello viene adesso. Invece di vergognarsi del proprio comportamento mellifluo; invece di prendere finalmente in considerazione la possibilità di sedi gratuite offerte dalle Amministrazioni di Saarbrücken, Mannheim, Norimberga, e perfino Liegi, la nostra Amministrazione ora prende la palla al balzo per dare la colpa ai tedeschi della chiusura dei Consolati, e ritorna sui suoi passi. Cancella con un colpo di spugna le promesse fatte ai cittadini e ripropone un progetto che de facto non aveva mai abbandonato.
Niente più agenzia a Norimberga, niente più Sportello a Saarbrücken o ad Amburgo. Niente! Le promesse mangiate col pane. Di più: la politica di colpo da l’impressione di non essere la vera padrona del campo. L’impressione è che la politica non decida. L’impressione è che Mantica sia il pennacchione mandato in campo a farsi spupazzare dalla piazza per difendere un progetto non suo, e che non gi conviene neppure; un progetto annunciato già nel precedente governo Prodi.
Ma se non è Mantica il padrone di casa -Frattini, men che meno-: quello è al party a godersi le belle signore, con un bicchiere di prosecco in mano, e non sa neanche di cosa si stia parlando. Se non è Mantica, dicevo, il padrone vero chi è? Chi tira le fila dello stesso demenziale progetto passando da un governo all’altro? Questa è la seconda Question che ci poniamo, alla quale cercheremo di dare risposta -se ci riesce- nei prossimi giorni.
Per ora buttiamola lì: vuoi vedere che tutto questo ha a che fare con l’assunzione di 35 diplomatici prevista dal trattato di Lisbona nel quadro della Istituzione del Servizio diplomatico europeo? E vuoi vedere che, in tale istituzione… Ma, dicevamo, il resto prossimamente.