Tempo fa chiedemmo al prof. Fausto Di Salvo, del Dipartimento di matematica dell’università di Bologna, di farci uno studio sull’andamento delle rimesse degli emigranti nell’arco del tempo. Questo perché del tema non si parla più da tempo. Sembra un tema dimenticato. Si agisce come se queste rimesse non ci fossero più, e tutta la smobilitazione che l’Amministrazione ha annunciato ed in parte attuato, ha la sua giustificazione proprio nel fatto che -si sostiene- gli emigranti sono un peso per la società italiana, che sono dei pezzenti sempre alla ricerca di soldi e di contributi, che si lamentano soltanto e non costruiscono niente.
Sui giornali italiani questa posizione è stata sostenuta da molti, ultimo dei quali il quotidiano “Libero”. Il quale, in occasione delle riunione mondiale di giovani a Roma, li ebbe a nominare “papponi” in un articolo a firma dell’allora direttore Vittorio Feltri; ciò perché lo Stato aveva speso per la loro riunione due milioni di euro. Fummo proprio noi a ricordare a Feltri che, se un pappone c’era, era proprio il suo giornale, Libero, che si becca, come contributi statali, dai cinque ai sette milioni di euro ogni anno, dopo essersi fatto registrare come organo del “movimento monarchico”.
Ma questo è un’altro discorso. Torniamo a noi. Dunque, il risultato di queste nostre richieste al prof. Di Salvo è la tabella che pubblichiamo a fianco. In essa si trovano i dati delle rimesse degli emigranti da tutto il mondo nel periodo dal 1974 al 1984. “Di più -ci dice Di Salvo- non si può sapere perché il ministero Affari esteri non ha pubblicato i dati”. Il professore non esclude che i restanti dati in qualche altro annale si possano anche trovare, tuttavia lui non li trova, e se non li trova lui, che proprio per mestiere cerca dati, è difficile anche che li trovino altri.
< Ma questa è una domanda che ci porremo dopo. Intanto cominciamo al leggere la tabella. I dati più significativi, perché seguono un parametro fisso, sono elencati al punto “valori 2002”, riportati anche graficamente più sotto in blu. Da lì si vede che le rimesse degli emigranti, dal ‘74 all’84, sono salite di circa il 30%, con una punta nel 1979.
Dopo quell’anno si sono stabilizzate attorno agli 8.000.000 di milioni, cioé otto bilioni di vecchie lirette. Che fa circa quattro miliadi di euro di valuta attuale. Ogni anno. Una bella cifretta, insomma. Che viene buttata nel bilancio dello Stato, senza dover dire grazie a nessuno. Dalle tabelle si vede anche la provenienza di quei soldini, oltre la metà dei quali arrivano proprio dall’Europa comunitaria, una buona fetta dall Svizzera, molti dagli Stati Uniti, pochissimo dal resto del mondo, compresa quella Argentina che vanta la seconda comunità italiana nel mondo e che, in quell’arco di tempo, non se la passava neppure male economicamente.
Se qualcuno ha la pazienza di ascoltare l’intervista al professor Di Salvo, che riportiamo nel nostro sito, www.corritalia.de sentirà che le rimesse non sono fatte per riempire le casse dello Stato, bensì per aiutare le famiglie, quindi si presume che in Sudamerica le famiglie fossero in quel periodo più o meno riunite. Su questo siamo d’accordo con il Professore. Dissentiamo con lui però su un’altro fatto.
Come si vede, le rimesse delle migrazioni hanno costituito fino al 1984 una entrata di bilancio di quattro miliardi di euro annui. Non poco. Più di quello che si è speso nel 2008 per la Ricerca e l’innovazione (3,964 miliardi). Più di quello che si è speso per Infrastrutture e logistica (3,778 miliardi). Più di quello che si è speso per il Soccorso civile (3,688 miliardi). Più di quello che si è speso per le Politiche del lavoro (2,7 miliardi). Più di quello che si è speso per Immigrazione e accoglienza (1,43 miliardi). Quattro volte quello che si è speso per Giovani e sport (902 milioni). Quasi dieci volte quello che si è speso per Energia e diversificazione delle fonti energetiche (59 milioni di euro). E via discorrendo.
Insomma, una cifra rispettabile anche per il bilancio di una nazione industriale. Epperò questa entrata improvvisamente, nel 1984, scompare dalla visibilità del Ministero degli esteri. Sarà stata contabilizzata dalla Ragioneria dello Stato? Non lo sappiamo; vogliamo sperare di sì, ma una mano sul fuoco non la metteremmo.
Questo, dice il prof. Di Salvo, dipende dal fatto che: “Sociologicamente il fenomeno delle migrazioni ha perso di interesse” (invitiamo ancora a sentire dal vivo la sua intervista sul nostro sito). Sarà anche vero, però i numeri sono i numeri, e quattro miliardi di euro all’anno sono una bella cifra per mantenere desto l’inte-resse su qualcosa. Con quattro miliardi di euro ti creo interesse anche sulla riproduzione delle formiche caucasiche o sulla crescita dell’erbetta nei giardini della Bassa Lorena.
Ora, chi scrive non è un matematico, ma uno che sbarca il lunario come può, cercando di capire il perché delle cose e scribacchiandoci su. Forse proprio per questo, però, qualche idea passabile ogni tanto mi viene. Allora facciamo l’ipotesi che sia vero il contrario. Facciamo l’ipotesi che “l’interesse sociologico” si sia perso perché sono cominciate a mancare le informazioni sul fenomeno migratorio, sulla sua importanza economica, sul ruolo che ha nel ciclo delle importazioni ed esportazioni del Paese, sulla sua presenza nella diffusione della lingua e della cultura.
E appunto, sull’entità delle rimesse. Forse l’interesso sociologico è cominciato a mancare da quando si è creato un muro di ostracismo nella informazione italiana, privata e pubblica, su quello che avviene tra gli italiani nel mondo. Forse esso interesse sociologico è venuto a mancare perché sulla stampa nazionale non passa una, dico una notizia che riguarda gli italiani nel mondo, salvo cose di mafia, come Duisburg, o salvo cose che riguardano assistenzialismo e lamentazioni (che purtroppo ci sono anche).