Il caos che regna in sala, dietro le quinte e sul palcoscenico della nostra politica, più che di governo ha tutto il sapore di una commedia a sorpresa: dove nessuno riesce ad individuare la prossima scena, un po’ come il teatro di Luigi Pirandello: “Questa sera si recita a soggetto!” I personaggi del Dottor Hinkfuss si congedano dopo appena un’ora e mezza, a Montecitorio recitano da più di 70 anni, una disgustosa commedia, e ancora non se ne vede la fine.
Nuovi coreografi, nuovi registi, nuovi attori, nuovissime attrici, un po’ come a Teatro Juvinelli che ne ha visto di tutti i colori e potrebbe, orgogliosamente dire: “Sor cavaliere mio, n’ho viste tante!” Sia ben chiaro, che col cavaliere, non intendiamo Berlusconi: quando il poeta romano scriveva questi versi il cavaliere milanese non era ancora nato. Perciò, state tranquilli che non facciamo sconti a nessuno! Nessun popolo, fosse anche quello delle marmotte, delle api o delle termiti, può sussistere per 70 anni senza una guida. Il popolo italiano è riuscito a sopravvivere a governi moribondi che prim’ancora di essere stati battezzati ricevevano, già, l’Estrema Unzione.
I governi della nostra repubblica, da De Gasperi in poi, hanno sempre lottato per la sopravvivenza, e chi lotta per sopravvivere non può badare agli altri, ma solamente a se stesso. Conrad Adenaur governò la Germania, l’intera legislatura, con un solo seggio di maggioranza. Il cavaliere con 49 alfieri, più degli altri, fu ribaltato di sella per mancanza di numeri. Quale è il dilemma del nostro paese?
Sicuramente non quello di Amleto: Adenauer aveva un solo voto di maggioranza, ma i deputati erano suoi ed ubbidivano ad una ferrea disciplina di partito, il cavaliera aveva 49 voti, sulla carta, ma i delegati non erano suoi, non ubbidivano a lui, ubbidivano ad altri dirigenti. Il male dell’Italia non sta nel popolo minuto, pur essendo il maggior responsabile della sua disgrazia e la sua miseria.
Il male del nostro paese sta nella costituzione e per conseguenza nella politica, non soltanto perché è la più costosa del mondo, non paragonata ai paesi che la circondano, ma agli Stati Uniti d’America: la più grande e ricca nazione del mondo, la maggior potenza del pianeta che con 400 milioni di abitanti, un Pil di 16.244.574 miliardi di dollari e un reddito pro capite di 51.704 dollari annui con, un tasso di disoccupazione del 6,7% paga lo stipendio a 100 deputati e 435 rappresentanti. In tutto 535 persone.
L’Italia ha 60 milioni di abitanti, un Pil pari a 2.029.819 miliardi di dollari, un reddito pro capite annuo di 29.813 dollari, una disoccupazione del 12% ma nel Sud tocca quote del 40% per gli uomini e il 51% per le donne, paga lo stipendio a 630 deputati e 315 senatori, in tutto 945 delegati che oltre a stipendi (per un paese come il nostro, da capogiro) incassano ancora spese, indennizzi e risarcimenti maggiorati e quantificati a discapito di una società prossima al collasso. 10.milioni di abitanti vivono in povertà e 6,7 milioni di italiani vivono in estrema povertà.
Estrema povertà vuol dire che molti pensionati rubano dal supermercato mezzo chilo di pasta perché non hanno proprio nulla da mettere nella pentola. Questa stessa Italia spende al giorno, per ogni clandestino, dai 30 € quando è sano, ai 300 € se è ammalato. Per i propri cittadini, per la povera gente che con il suo lavoro ha edificato il nostro paese non ci sono soldi. Il debito italiano aumenta di giorno in giorno, e per quanto Mario Draghi elargisca crediti a tasso zero l’industria italiana non riesce a decollare, sembra l’avvoltoio con le ascelle rotte! Come ha costatato amaramente il presidente Napolitano: “I giovani sono andati a vuoto.”
La Serenissima Repubblica, tanto per fare un paragone, governava un impero tre volte lo stivale con appena 40 consiglieri: il Consiglio dei dieci e quello dei trenta. Con la Repubblica di San Marco c’era poco da scherzare: traditori, truffatori e frodatori venivano impiccati. Con la repubblica italiana, male che vada, si finisce agli arresti domiciliari, come se fossero dei ragazzini capricciosi ai quali la mamma, (lo Stato) per punizione, proibisce di giocare con gli amichetti nel cassettone con la sabbia.
Il carcere a domicilio è un’offesa agli onesti cittadini che oltre ad essere stati truffati derubati e raggirati devono vedere con i propri occhi come disonesti truffatori e delinquenti spregiudicati godono sfacciatamente della piscina, del campo da tennis, del bigliardo, della televisione, della moglie, della segretaria, della amante ed altre delizie che non ottengono onestamente. Vi è anche chi argomenta che 300 delegati in più, 300 in meno non gravano in bilancio, quando nei ministeri, gli ospedali, gli edifici pubblici, amministrazioni regionali, provinciali, comunali vi è un’esuberanza di personale dieci volte il necessario.
A questo si aggiungono le rappresentanze, le delegazioni, associazioni, senza associati, le protezioni che sono tantissime, dove da proteggere è rimasto poco e niente.
I padri della costituzione, ignari di democrazia, vollero integrare i vari gruppi, piccoli e grandi nel nuovo sistema amministrativo senza condizionare, in qualche modo, il numero di partiti che concorrono per formare il governo. Il caos era già programmato.
Quando eravamo bambini e andavamo a scuola ci facevano cantare quella canzoncina: „Con cinque non si passa, con sei appena, appena …” Quello che vale per gli scolari dovrebbe valere anche per i partiti. La Germania che ha adottato questo sistema ha visto scomparire i liberali, che da 70 anni patrocinavano in parlamento, poiché la politica di Philipp Rösler non ha convinto gli elettori. Le leggi che in un dato momento possono sembrare buone col passare del tempo possono rivelarsi dannose e fallimentari. – Errare umano est.
È chiaro a tutti che, anche in Italia, è necessario cambiare la costituzione. Tutti vogliono cambiamenti che pregiudichino gli altri e favoriscano se stessi. Napoleone amava ripetere: “Meglio un cattivo generale che due buoni.” Questo principio dovremmo adottarlo anche noi, dovremmo dare ad un partito la possibilità di riformare l’Italia, non importa se sia bianco o sia nero; se siede a destra o a sinistra.
Votiamo un partito che ha volontà e possibilità di riformare il paese, che può raccogliere i numeri necessari. Non lasciamoci abbindolare da chiacchiere inutili poiché tutti, verbalmente, vogliono il benessere degli italiani, ma la realtà è ben diversa. Prima di fare la crocetta su questa o quella lista e scegliere questo o quel candidato dovremmo aver presente una frase di papa Bergoglio: “Il peccatore può pentirsi e tornare indietro, il corrotto non può uscire dalla mediocrità.”
Nuovi coreografi, nuovi registi, nuovi attori, nuovissime attrici, un po’ come a Teatro Juvinelli che ne ha visto di tutti i colori e potrebbe, orgogliosamente dire: “Sor cavaliere mio, n’ho viste tante!” Sia ben chiaro, che col cavaliere, non intendiamo Berlusconi: quando il poeta romano scriveva questi versi il cavaliere milanese non era ancora nato. Perciò, state tranquilli che non facciamo sconti a nessuno! Nessun popolo, fosse anche quello delle marmotte, delle api o delle termiti, può sussistere per 70 anni senza una guida. Il popolo italiano è riuscito a sopravvivere a governi moribondi che prim’ancora di essere stati battezzati ricevevano, già, l’Estrema Unzione.
I governi della nostra repubblica, da De Gasperi in poi, hanno sempre lottato per la sopravvivenza, e chi lotta per sopravvivere non può badare agli altri, ma solamente a se stesso. Conrad Adenaur governò la Germania, l’intera legislatura, con un solo seggio di maggioranza. Il cavaliere con 49 alfieri, più degli altri, fu ribaltato di sella per mancanza di numeri. Quale è il dilemma del nostro paese?
Sicuramente non quello di Amleto: Adenauer aveva un solo voto di maggioranza, ma i deputati erano suoi ed ubbidivano ad una ferrea disciplina di partito, il cavaliera aveva 49 voti, sulla carta, ma i delegati non erano suoi, non ubbidivano a lui, ubbidivano ad altri dirigenti. Il male dell’Italia non sta nel popolo minuto, pur essendo il maggior responsabile della sua disgrazia e la sua miseria.
Il male del nostro paese sta nella costituzione e per conseguenza nella politica, non soltanto perché è la più costosa del mondo, non paragonata ai paesi che la circondano, ma agli Stati Uniti d’America: la più grande e ricca nazione del mondo, la maggior potenza del pianeta che con 400 milioni di abitanti, un Pil di 16.244.574 miliardi di dollari e un reddito pro capite di 51.704 dollari annui con, un tasso di disoccupazione del 6,7% paga lo stipendio a 100 deputati e 435 rappresentanti. In tutto 535 persone.
L’Italia ha 60 milioni di abitanti, un Pil pari a 2.029.819 miliardi di dollari, un reddito pro capite annuo di 29.813 dollari, una disoccupazione del 12% ma nel Sud tocca quote del 40% per gli uomini e il 51% per le donne, paga lo stipendio a 630 deputati e 315 senatori, in tutto 945 delegati che oltre a stipendi (per un paese come il nostro, da capogiro) incassano ancora spese, indennizzi e risarcimenti maggiorati e quantificati a discapito di una società prossima al collasso. 10.milioni di abitanti vivono in povertà e 6,7 milioni di italiani vivono in estrema povertà.
Estrema povertà vuol dire che molti pensionati rubano dal supermercato mezzo chilo di pasta perché non hanno proprio nulla da mettere nella pentola. Questa stessa Italia spende al giorno, per ogni clandestino, dai 30 € quando è sano, ai 300 € se è ammalato. Per i propri cittadini, per la povera gente che con il suo lavoro ha edificato il nostro paese non ci sono soldi. Il debito italiano aumenta di giorno in giorno, e per quanto Mario Draghi elargisca crediti a tasso zero l’industria italiana non riesce a decollare, sembra l’avvoltoio con le ascelle rotte! Come ha costatato amaramente il presidente Napolitano: “I giovani sono andati a vuoto.”
La Serenissima Repubblica, tanto per fare un paragone, governava un impero tre volte lo stivale con appena 40 consiglieri: il Consiglio dei dieci e quello dei trenta. Con la Repubblica di San Marco c’era poco da scherzare: traditori, truffatori e frodatori venivano impiccati. Con la repubblica italiana, male che vada, si finisce agli arresti domiciliari, come se fossero dei ragazzini capricciosi ai quali la mamma, (lo Stato) per punizione, proibisce di giocare con gli amichetti nel cassettone con la sabbia.
Il carcere a domicilio è un’offesa agli onesti cittadini che oltre ad essere stati truffati derubati e raggirati devono vedere con i propri occhi come disonesti truffatori e delinquenti spregiudicati godono sfacciatamente della piscina, del campo da tennis, del bigliardo, della televisione, della moglie, della segretaria, della amante ed altre delizie che non ottengono onestamente. Vi è anche chi argomenta che 300 delegati in più, 300 in meno non gravano in bilancio, quando nei ministeri, gli ospedali, gli edifici pubblici, amministrazioni regionali, provinciali, comunali vi è un’esuberanza di personale dieci volte il necessario.
A questo si aggiungono le rappresentanze, le delegazioni, associazioni, senza associati, le protezioni che sono tantissime, dove da proteggere è rimasto poco e niente.
I padri della costituzione, ignari di democrazia, vollero integrare i vari gruppi, piccoli e grandi nel nuovo sistema amministrativo senza condizionare, in qualche modo, il numero di partiti che concorrono per formare il governo. Il caos era già programmato.
Quando eravamo bambini e andavamo a scuola ci facevano cantare quella canzoncina: „Con cinque non si passa, con sei appena, appena …” Quello che vale per gli scolari dovrebbe valere anche per i partiti. La Germania che ha adottato questo sistema ha visto scomparire i liberali, che da 70 anni patrocinavano in parlamento, poiché la politica di Philipp Rösler non ha convinto gli elettori. Le leggi che in un dato momento possono sembrare buone col passare del tempo possono rivelarsi dannose e fallimentari. – Errare umano est.
È chiaro a tutti che, anche in Italia, è necessario cambiare la costituzione. Tutti vogliono cambiamenti che pregiudichino gli altri e favoriscano se stessi. Napoleone amava ripetere: “Meglio un cattivo generale che due buoni.” Questo principio dovremmo adottarlo anche noi, dovremmo dare ad un partito la possibilità di riformare l’Italia, non importa se sia bianco o sia nero; se siede a destra o a sinistra.
Votiamo un partito che ha volontà e possibilità di riformare il paese, che può raccogliere i numeri necessari. Non lasciamoci abbindolare da chiacchiere inutili poiché tutti, verbalmente, vogliono il benessere degli italiani, ma la realtà è ben diversa. Prima di fare la crocetta su questa o quella lista e scegliere questo o quel candidato dovremmo aver presente una frase di papa Bergoglio: “Il peccatore può pentirsi e tornare indietro, il corrotto non può uscire dalla mediocrità.”