Con l’invito ad un rinnovamento delle politiche in tema di immigrazione è terminata oggi la consultazione bilaterale delle conferenze episcopali tedesca e italiana sulle questioni delle migrazioni. All’ordine del giorno in questo incontro a Colonia, tenutosi nei giorni 20 e 21 febbraio 2014, si è parlato della politica europea riguardante i profughi e della pastorale per gli italiani residenti in Germania. A guidare le rispettive delegazioni erano il vescovo Norbert Trelle della diocesi di Hildesheim, Presidente della commissione per le migrazioni, e l’arcivescovo Francesco Montenegro della diocesi di Agrigento.
"Le persone che hanno bisogno di essere protette e vogliono fare richiesta di asilo politico in Europa non devono temere per la loro vita. Dobbiamo impedire che muoiano le persone alle frontiere europee", ha detto il Vescovo Trelle pensando a oltre 20.000 persone che hanno lasciato la vita negli ultimi anni mentre tentavano di raggiungere l’Europa. All’inizio di febbraio nelle vicinanze di Ceuta sono decedute almeno 11 persone nel tentativo di oltrepassare la frontiera a nuoto. "L’Unione europea deve trovare delle alternative all’attuale politica migratoria per far coincidere il controllo delle frontiere con la salvaguardia dei diritti umani", sottolineava l’arcivescovo Montenegro, nella cui diocesi si trova anche l’isola di Lampedusa. Si dovrà discutere in maniera costruttiva anche delle possibilità di entrare legalmente in un paese, al di fuori del sistema dell’asilo politico. Altrimenti, così concordano i due Vescovi, le tragedie come quella avvenuta davanti all’isola di Lampedusa ci colpiscono al momento, ma non ci spingono a cambiare.
I Presidenti delle Commissioni per le migrazioni delle Conferenze episcopali tedesca e italiana si sono espressi a favore di un riordinamento del modo di distribuire le persone in cerca di asilo sui paesi membri dell’UE. L’arcivescovo Francesco Montenegro chiede: "Gli stati membri dell’Unione europea devono accordarsi su un sistema equo e trasparente che tiene conto degli interessi di tutti: gli interessi degli stati frontalieri e di tutti gli altri paesi membri, ma anche delle legittime aspettative dei profughi."Il sistema attuale prevede che la richiesta di asilo venga trattata nello stato nel quale il profugo è arrivato quando ha messo piede in Europa. "Nei punti cruciali come ‘Lampedusa in Amburgo’ o a Berlino si può notare chiaramente quali problemi legali e umanitari comporta questo sistema", ha spiegato il vescovo Trelle. In questi luoghi degli asilanti che sono arrivati attraverso l’Italia chiedono che la loro richiesta di asilo venga trattata e decisa in Germania.
Oltre alle questioni riguardanti i profughi in questi due giorni si è parlato anche del futuro della pastorale per i 650.000 Italiani residenti in Germania. Sin dagli anni 60 le diocesi tedesche si sono preoccupate della pastorale in madrelingua ed hanno istituito 83 comunità italiane, per accompagnare pastoralmente e a livello sociale i cosiddetti “Gastarbeiter” (lavoratori ospiti) italiani. "Queste comunità sono arrivate ad un bivio: i membri di queste comunità ed anche i loro sacerdoti sono invecchiati; anche in Italia il numero delle vocazioni è in declino, per questo arrivano solo pochissimi sacerdoti dall’Italia. Abbiamo bisogno di concetti pastorali che mirano ad una collaborazione più stretta tra comunità italiana e comunità locale, pur mantenendo l’identità e specificità della comunità stessa", questa la sfida secondo il parere dell’arcivescovo Montenegro. E il vescovo Trelle ha aggiunto: "Queste comunità italiane sono ancora oggi dei punti di riferimento importanti per i ca. 40.000 Italiani che attualmente arrivano ogni anno in Germania, spinti dalle difficoltà economiche in Italia, cercando qui una nuova opportunità per sè stessi e le loro famiglie. E‘ molto importante il contributo della pastorale di madrelingua per l’integrazione all’interno della Chiesa e nella società."