Ad introdurre il tema dell’incontro è Don Francesco Baronchelli, Prefetto della Biblioteca del PISAI Pontificio Istituto di Studi Arabi e d’Islamistica “Parlare di dialogo nelle diverse religioni significa comprendere che nessuna rinuncia alla propria identità può disporci all’incontro con l’altro, né ci può esser dialogo nell’ignoranza della propria e dell’altrui identità religiosa o culturale, tantomeno partendo da un generico buonismo o relativismo rispetto alle differenze. Il dialogo tra le culture non è e non deve nemmeno essere confuso con il sincretismo; un dialogo autentico può sussistere soltanto fra identità chiare.
Soltanto così potremo comprendere che, seppur differenti, siamo tutti molto simili, quindi in grado di poterci rispettare l’un l’altro. Perché parlare di dialogo significa parlare di pace, in tutti i suoi molteplici aspetti: si tratta di realizzare un nuovo stile di relazioni interpersonali, un nuovo equilibrio nei rapporti dell’umanità con il creato nel quale essa è chiamata a vivere e del quale nello stesso tempo essa fa parte. La pace, lo shalom, salam, è pienezza di ordine, di armonia, di giustizia, di benessere. Nella prospettiva della pace rientra ogni genere di riconciliazione: la riconciliazione a livello personale, all’interno di ogni persona e la fondamentale riconciliazione fra uomo e donna, la riconciliazione a livello socio-politico all’interno dei singoli stati e fra i diversi stati, la riconciliazione infine a livello religioso.”
Il secondo relatore è stato Rabbì Davide Messica, Din Torah: “La tragedia che sta colpendo il mondo di oggi si chiama guerra tra religioni. Compito nostro e di tutte le persone di buon senso, indipendentemente dalla religione di appartenenza, è quello di spingere i popoli, attraverso lo studio, ad accettare e rispettare la religione altrui. Come possiamo fare per fermare la tragedia del fondamentalismo religioso? La mia proposta, come ricercatore, è di destrutturare le religioni per renderne comprensibili le similitudini, ovvero scomporle nei loro elementi costitutivi originari, la Storia ufficiale attraverso storiografia e storia delle religioni, Il Mito, l’Archeologia, la Paleografia, la Lingua, ad esempio, ebraico e arabo nascono dall’aramaico nel II° secolo a.C, prima radice comune; la Filosofia, analizzando le due principali scuole di pensiero filosofico, la neoplatonica dove Dio è il demiurgo nella creazione (cosmogonia) del mondo, ordina la materia informe, e quella aristotelica, Dio è l’essenza che risponde a chi e a che cosa; l’Esegesi, ovvero lo studio delle fonti che seguendo sempre una logica razionale, spiega il significato metaforico. Per definizione Kabala o Cabala è la mistica ebraica; Kabala vuol dire ricevere da Dio e, oppure, i ricevuti da Dio, cioè gli illuminati da Dio. Dio è emanazione attraverso la sua essenza. Per questo si parla Ein Sof, Infinito, e anche di Vein Sof, Infinito dell’infinito, ciò che nella mente di una persona semplice, si considera l’eternità.
Ciò premesso, dato che le religioni sono, anche, stratificazione nel tempo (proto religioni) di miti e metafore, provenienti da religioni precedenti, che dovrebbero accumunare gli esseri umani invece di dividerli, da studioso propongo l’abolizione, o cancellazione, dal vocabolario del termine religione al singolare. Esistono LE religioni, nel loro reciproco rispetto. Questo sarebbe un primo piccolo passo materiale per un rasserenamento spirituale, riunificando il concetto Neoplatonico che recita, <<Dio è un ponte spirituale universale, appartenenti a tutti gli uomini attraverso la sua unicità>>, alla definizione di Aristotele, <<Dio è l’essenza che risponde a chi e a che cosa>>, in una forma leggermente rettificata, <<Dio è l’essenza che risponde a chi e a che cosa, nella sua neutralità>>. Questo, a mio avviso, è necessario per costruire la pace tra i popoli e far cessare l’odio tra le religioni.”
A chiudere l’incontro il Dr. Khaled Gianluigi Biagioni Gazzoli, Segretario Generale dell’Unione Islamica in Occidente che, per inciso, è cronologicamente la prima delle organizzazioni islamiche presenti in Italia; il contributo dato, verte principalmente sull’asserzione che non esista un univoco modello di homo islamicus nelle società laiche contemporanee e di come conseguentemente si sia ingenerata una situazione di divisione profonda nel corpo della islamica ecclesia caratterizzata da fenomeni di devianza religiosa e sociale, la tanto temuta, nel mondo islamico, Fitna. Una situazione che intercetta quello che nell’immaginario collettivo è avvertito come un vulnus subito dall’Islam che vive l’enclave d’Israele nel mondo arabo così come una riedizione del crociato Regno di Gerusalemme da parte di un occidente eurostatunitense. In siffatto panorama tra disperata frustrazione e conflittualità si danno peraltro nuove speranze e segnali positivi di un risveglio islamico che non sia d’ostacolo all’emancipazione democratica, alla tolleranza, alla pacifica convivenza. Il più rilevante tra tutti è, sicuramente quello della crescita del movimento Hizmet (servire) che trae ispirazione dal pensatore contemporaneo, il turco Fetullah Gullen, un gigante innovativo nel quadro dell’ortodossia mussulmana del quale Khaled Biagioni Gazzoli auspica quanto prima l’attribuzione di un Nobel per la Pace, opportuna, nel quadro di una rettifica al positivo della comunicazione sociale mondiale, rea, secondo il relatore, di far di tutta l’erba un fascio, finendo per criminalizzare l’intero Islam che è, in realtà, inclusiva religione di Pace, d’Amore e di Giustizia.
“Posso solo accodarmi ai ringraziamenti per questo primo incontro, che è stato motivo di crescita personale e culturale, innanzitutto per gli argomenti trattati dai qualificati ed appassionati relatori, ed anche per le esperienze personali vissute sia nella fase preparatoria che nella serata stessa. Analizzare vari aspetti delle Religioni, alla luce della lampada della comprensione reciproca, apre una ulteriore porta al dialogo ed alla pacificazione tra le culture e quindi tra i Popoli. Questo è il compito delle persone di buona volontà, questo l’impegno quotidiano, questo il Cammino di Fede che tutti dovremmo percorrere, indipendentemente dal Credo personale.” conclude Enzo Pirillo, Consigliere del Lions Club Roma Nomentanum, e coordinatore di quest’incontro culturale.