In termini medici si chiama “presbiacusia” e indica il decadimento della funzione uditiva dell’anziano, legato cioè all’avanzare dell’età. L’attuale incremento della durata della vita media fa sì che molte più persone si trovino a dover convivere con questo disturbo, che non si può definire malattia e non si può guarire, però si può prevenire e curare adeguatamente.
Nel 50% dei casi la sordità dipende da fattori genetici, più precisamente da una mutazione di un gene specifico chiamato "connexina 26", identificato dai ricercatori recentemente. Per il resto la sordità è correlata a disturbi nella trasmissione delle onde sonore dal condotto uditivo, attraverso l’orecchio medio, all’orecchio interno; oppure nella trasmissione delle onde sonore in impulsi nervosi da parte dei recettori cocleari o nella conduzione degli impulsi lungo il nervo acustico fino al cervello.
Prima parte: Cosa occorre sapere
Da quali strutture è composto l’orecchio?
Per comprendere al meglio le perdite uditive, è utile conoscere l’anatomia dell’orecchio. Il nostro orecchio è composto da tre parti principali: l’orecchio esterno, medio e interno. L’orecchio esterno è formato dal padiglione auricolare che convoglia il suono all’interno del canale uditivo. Il Canale uditivo (meato acustico) dirige il suono verso l’orecchio medio.
L’orecchio medio è composto da: • Timpano (membrana timpanica) in grado di convertire il suono in vibrazioni. • Martello, incudine e staffa. Questa catena ossiculare (ossicini) trasferisce le vibrazioni dal timpano all’orecchio interno. L’orecchio interno è formato da una struttura detta coclea che contiene un liquido ed una popolazione di cellule sensoriali (cellule "ciliate"), dal sistema vestibolare che contiene una popolazione di cellule che controllano l’equilibrio ed infine dal nervo acustico che connette la coclea al cervello.
e…come funziona l’udito?
Il funzionamento di questa complessa struttura non è molto semplice da spiegare ma, cercheremo come sempre di trovare il modo e le parole giuste per renderlo accessibile a tutti. Il suono viene convogliato all’interno del canale uditivo, provocando lo spostamento della membrana del timpano. La membrana del timpano vibra con il suono e le vibrazioni del suono passano attraverso gli ossicini (martello, incudine e staffa) fino alla coclea. Le vibrazioni del suono provocano il movimento del fluido all’interno della coclea. Il movimento del fluido è in grado di stimolare le cellule ciliate che a loro volta generano segnali neurali che vengono condotti dal nervo acustico fino al cervello. Le cellule ciliate ad un’estremità della coclea inviano informazioni riguardanti i suoni gravi, quelle all’estremità opposta inviano informazioni riguardanti i suoni acuti. Il nervo acustico invia segnali al cervello, che vengono quindi interpretati come suoni.
Quanti tipi di sordità conosciamo?
Esiste una classificazione che distingue sordità trasmissiva, percettiva (o cocleare) e mista. Qualunque problema dell’orecchio esterno o medio che prevenga la corretta conduzione del suono viene identificato come perdita di tipo conduttivo. Le perdite di tipo conduttivo sono in genere di natura lieve o moderata, nell’ordine dei 25 – 65 decibel. (il decibel è un‘ unità di misura che viene usata in molti campi della tecnica, in acustica la sua applicazione più importante è per misurare il livello di pressione sonora). In alcuni casi, le perdite uditive conduttive possono essere temporanee. A seconda della causa specifica del problema, i farmaci o la chirurgia possono essere d’aiuto. Le perdite uditive conduttive possono anche essere trattate tramite apparecchi acustici o impianti per l’orecchio medio.
Le perdite neurosensoriali sono solitamente permanenti e sono il risultato di un danno alle cellule cigliate o di una loro mancanza all’interno della coclea. Conosciute anche come “sordità nervose”, le perdite di tipo neurosensoriale possono essere di natura lieve, moderata, grave o profonda. Le perdite uditive neurosensoriali lievi o gravi possono spesso essere trattate tramite apparecchi acustici o impianti per l’orecchio medio. Gli impianti cocleari rappresentano spesso una soluzione per le perdite uditive gravi o profonde.
Alcune persone soffrono ipoacusie caratterizzate da perdite uditive neurosensoriali solo nelle alte frequenze, denominate anche sordità parziali. In questi casi, sono danneggiate solo le cellule cigliate alla base della coclea. Nella parte interna della coclea, quella apicale, le cellule cigliate che sono responsabili dell’elaborazione dei toni bassi sono ancora intatte. La stimolazione combinata elettrica e acustica, o EAS è stata sviluppata specificamente per questi casi.
Le perdite uditive di tipo misto sono causate dalla combinazione di una perdita di tipo conduttivo con una di tipo neurosensoriale. Deriva da problemi presenti nell’orecchio interno ed esterno o nell’orecchio medio. I possibili trattamenti possono comprendere farmaci, interventi chirurgici, apparecchi acustici o un impianto acustico per l’orecchio medio. Un problema causato dal danneggiamento o dall’assenza del nervo acustico viene classificato come perdita di tipo neurale. Le perdite uditive di tipo neurale sono generalmente di tipo profondo e permanente. Né gli apparecchi acustici né gli impianti cocleari risultano d’aiuto in questo caso poiché il nervo acustico non è in grado di trasmettere sufficienti informazioni uditive al cervello. In molti casi, un possibile trattamento è rappresentato dall’impianto al tronco encefalico.
Seconda parte: Consigli pratici ovvero… istruzioni per l’uso
Come ci si accorge che l’udito sta diminuendo?
Il nostro orecchio è strutturato per percepire suoni di frequenza da 20 a 18.000/20.000 Hertz. I suoni più acuti (oltre gli 8.000 Hertz) sono quelli che lo affaticano di più e, infatti, sono i primi a "perdersi". Per intenderci se un adulto non comprende più bene le voci dei bambini, o anche alcune voci femminili, oppure fatica a seguire un discorso quando si trova in un ambiente con altri suoni di sottofondo (rumore competitivo), significa che la sua percezione uditiva è calata.
Come e in quali casi si interviene?
Si considera soglia uditiva normale quella che porta a percepire correttamente suoni compresi tra zero e 20 Decibel (dB), all’innalzarsi di questa soglia si parla di sordità: • lieve 20-40 dB • Media 40-60 dB • Grave oltre i 60 dB Per poter sostenere una conversazione occorre che la propria soglia non superi i 55 dB, tuttavia il deficit può essere considerato più o meno limitante anche in base alle attività lavorativa e sociale che il soggetto è solito compiere. In ogni caso, l’unico intervento consiste nell’aggirare la perdita di cellule percettive, potenziando quelle rimaste con un apparecchio acustico, che agisce da amplificatore. E oggi questi tipi di apparecchi sono estremamente sofisticati. E’ importante correggere un difetto perché, oltre che ai fini comunicativi, l’udito è fondamentale, nei confronti dei rumori ambientali, per una corretta percezione spaziale. Insomma sapere se un’auto arriva alla nostra destra o dal lato opposto non è cosa da poco.
Si può prevenire il decadimento uditivo?
Entro certo limiti sì, mantendosi il più possibile in buona salute, per cominciare. Un’alimentazione povera di grassi, per esempio, che contrasta l’aterosclerosi, protegge anche il microcircolo e, di conseguenza, mantiene più efficiente tutto l’orecchio. Più nello specifico, invece, va limitata l’esposizione a suoni troppo acuti e intensi, l’attività subacquea e la pratica della caccia che, nel tempo, possono causare danni all’orecchio.
Quali sono i rimedi più comuni per la sordità che lo specialista otorinolaringoiatra prescrive?
La terapia medica coi farmaci è indicata nella cura e nel controllo di molte forme infiammatorie (per esempio le otiti) e per attenuare gli effetti delle malattie vascolari, che tendono con l’aterosclerosi ad interessare anche i piccoli vasi sanguigni dell’orecchio interno. La chirurgia trova indicazione nelle sordità trasmissive (per esempio l’otosclerosi) e per le sordità legate a malattie tumorali del nervo acustico (per esempio il neurinoma del nervo acustico) e dell’encefalo. La pulizia del condotto uditivo a volte è la soluzione per la sordità dovuta a banale tappo di cerume o malattie cutanee del condotto uditivo esterno (per esempio eczema, psoriasi). Da citare poi l’impianto cocleare, il cosiddetto “orecchio bionico”, indicato per le sordità gravi e profonde che non abbiano trovato beneficio dalla protesi acustica tradizionale e per le sordità totali bilaterali. L’apparecchio acustico è infine indispensabile per rimediare alle sordità percettive ed alle sordità di tipo misto che non abbiano trovato giovamento dalla terapia farmacologica o chirurgica.
Che cos’è la protesi acustica?
La protesi acustica è composta sostanzialmente da un microfono che trasforma l’energia sonora in energia elettrica, che viene rinforzata da un amplificatore e ritrasformata in energia sonora da un altoparlante (il ricevitore).
Come si collega la protesi acustica all’orecchio?
La protesi acustica viene collegata con il condotto uditivo esterno tramite un auricolare sagomato su misura, chiamato chiocciola.
Le protesi acustiche sono sempre visibili, o possono esser “nascoste” all’interno dell’orecchio?
La moderna protesi acustica digitale può esser posta dietro l’orecchio o “scomparire” al suo interno, divenendo invisibile agli occhi di chi osserva.
…e in conclusione
Ciò che più conta, preme sottolinearlo, non è la forma della protesi, ma la scelta di uno specifico tipo di protesi per uno specifico tipo di sordità. In tal senso è pertanto sempre raccomandabile, in caso di calo di udito, una visita specialistica dal proprio otorinolaringoiatra di fiducia.