Questo problema affligge circa metà delle persone con più di 70 anni, e si presenta con un annebbiamento della vista. In pratica è come vedere attraverso un vetro ghiacciato o coperto da una patina di condensa. In termini pratici, l’anziano avrà maggiori difficoltà a leggere, a rilevare le espressioni del viso di un amico, o a guidare l’automobile, soprattutto di notte. Lo sviluppo della cataratta è graduale ed all’inizio non da grandi disturbi, ma con il tempo i suoi effetti sulla visione si faranno evidenti. Una luce più intensa ed occhiali più forti potranno esservi di aiuto, ma solo fino al momento in cui sarà necessario intervenire chirurgicamente. Fortunatamente, l’intervento della cataratta è oggi sicuro e con buoni risultati anche grazie al progresso fatto nello sviluppo dei dispositivi biomedicali.
Dietro la parte colorata del nostro occhio, l’iride, c’è una lente, chiamata cristallino, la cui funzione è di focalizzare la luce che entra nell’occhio su uno schermo ricettivo formato da tessuto sensibile alla luce chiamato retina. Una volta che la luce ha raggiunto la retina, viene trasformata in impulso nervoso e trasmessa al cervello. La nostra visione dipende perciò anche dalla capacità di questa lente di creare un’immagine chiara, nitida, ovvero a fuoco, di quello che vediamo. La retina è come la pellicola delle vecchie macchine fotografiche e come ricorderete, l’ottica delle fotocamere è ancora oggi molto importante. Se la lente è rovinata, le fotografie diventano di bassa qualità. Ugualmente, se il cristallino, la nostra lente, comincia a diventare opaca, la luce che entra nell’occhio non verrà più focalizzata sulla retina ma dispersa, causando una visione alterata.
Con L’età questa lente perde elasticità, trasparenza e diviene più spessa. All’inizio le alterazioni interessano delle zone limitate della lente, che poi confluiscono in aree sempre più grandi con disturbi via via crescenti. La cataratta normalente si sviluppa in ambedue gli occhi, anche se spesso in maniera asimmetrica, raramente colpisce un solo occhio.
In generale la cataratta si sviluppa a seguito dei processi di imvecchiamento o per danni ai tessuti che formano il cristallino. Esistono tuttavia anche malattie ereditarie che la facilitano, così come il diabete mellito, passati traumi all’occhio o precedenti interventi chirurgici. Infine, la prescrizione per lungo tempo di steroidi (cortisone), non infrequente negli anziani, ad esempio per curare malattie reumatiche può causare lo sviluppo di cataratta.
Come già accennato, la cataratta ha come sintomo principale l’annebbiamento della vista. Tuttavia non è l’unico sintomo: con la progressione della malattia si avrà anche maggiore difficoltà alla visione notturna, con maggiore sensibilità alla luce, la visione di aloni attorno ai fasci di luce (esempio fari nella notte), percezione di colori ‘ingialliti’, doppia visione in un singolo occhio e frequente necessità di cambiare gli occhiali. Nelle fasi più avanzate il soggetto potrebbe non essere più in grado di riconoscere i colori blu e viola. Potrebbe così capitare di indossare calze viola credendole nere.
Il processo che porta alla formazione della cataratta è in linea di massima fisiologico, legato all’invecchiamento. Tuttavia, si può invecchiare bene ed un po’ meno bene. Come già discusso in questa rubrica, uno dei più grossi problemi che affligge la nostra società nel mondo occidentale è il diabete dell’anziano, che ha fra i suoi fattori predisponenti l’obesità. Il diabete è anche fattore di rischio della cataratta, quindi prevenire il diabete evitando di divenire obesi previene o ritarda anche questa malattia oculare. Ovviamente, quando il diabete è già stato diagnosticato, seguire in modo disciplinato le prescrizioni mediche di dieta e terapia aiuterà non solo a controllare meglio il diabete ma anche a ritardare l’insorgenza della cataratta. Altro fattore di rischio che in questa rubrica non ci stancheremo mai di sottolineare è il fumo, che fa sempre male a tutti con l’esclusione degli azionisti delle manifatture di tabacco. Interrompere quanto prima questa dannosa abitudine aiuterà anche a prevenire il peggioramento della vista. Altra dannosa abitudine, già trattata in questa rubrica è l’abuso di alcool, che a lungo termine causa anche danni al cristallino.
Essendo l’ipertensione contemplata fra i fattori di rischio, una corretta dieta iposodica (con poco sale) e la corretta assunzione dei farmaci antipertensivi sarà utile non solo a controllare la pressione arteriosa, diminuendo il rischio cardiovascolare, ma anche a mantenere il nostro occhio più giovane. Infine, considerato che la luce ultravioletta è anche un fattore di rischio, l’utilizzo di occhiali da sole in grado di filtrare i raggi solari ultravioletti B, aiuta a prevenire l’insorgere della patologia. Con poche, intelligenti azioni è così possibile entrare in un circolo virtuoso che permette di mantenere il patrimonio di salute che la natura generosamente ci ha dato.
Esistono purtroppo però anche fattori di rischio che ci lasciano scarsa capacità di manovra. L’esposizioni a radiazioni ionizzanti per motivi diagnostici o per radioterapia, la necessità di terapie a base di corticosteroidi per malattie croniche, un precedente intervento oculare ed infine fattori genetici predisponenti fanno parte di questo gruppo.
Tuttavia, in termini quantitativi assoluti, quello che possiamo prevenire è molto più di quello che non è possibile prevenire. Infine, sebbene non si disponga di dati scientificamente confermati, alcuni ricercatori pensano che una dieta ricca di antiossidanti, ovvero di vegetali a foglie verdi e frutta potrebbe non solo ritardare il processo di invecchiamento ma, anche lo sviluppo di cataratta.
Occorre essere valutati da un oculista, che potrà confermare o meno i nostri timori. Scegliere uno Specialista con ottime referenze che dedica il tempo necessario al nostro problema può essere la soluzione giusta.
In primo luogo elencate per iscritto i disturbi alla vista che vi affliggono, inclusi quelli che sembrerebbero non avere che a fare con il motivo della visita. Elencate anche le malattie di cui soffrite, gli interventi a cui siete stati sottoposti (sopratutto agli occhi), i recenti cambiamenti che avete vissuto, gli stress a cui siete stati esposti. Fate quindi una lista accurata dei farmaci che assumete, prescritti o meno. Non andate alla visita soli, ma con un familiare o un amico. Qualche volta può essere difficoltoso ricordare il contenuto di una visita specialistica, che comunque è uno stress, e la presenza di una persona a noi vicina può rendere il tutto più semplice.
Infine preparatevi delle domande, soprattutto nel caso le indicazioni dello specialista non siano categoriche. Nel caso più semplice l’oculista potrebbe dare già alla prima visita l’indicazione all’intervento, ma spesso non è così, ed allora occorre sapere cosa fare nel frattempo, quando tornare per una visita di controllo eccetera. È importante sapere che posticipare l’intervento non comprometterà in alcun modo il suo esito. È opinione comune considerare l’intervento quando la cataratta comincia a interferire pesantemente con la qualità di vita, ovvero con la capacità di svolgere le normali azioni quotidiane, come leggere un giornale o guidare l’auto, soprattutto di notte.
Comunque, anche nel caso ci sia una chiara indicazione chirurgica, occorre richiedere quali sono le opzioni, l’eventuale lista d’attesa che in alcuni paesi è molto lunga (parecchi mesi) e farsi suggerire la clinica presso la quale fare l’intervento. Infine, non abbiate timore di chiedere al medico di spiegarvi meglio quello che non capite.
Il test più semplice è quello di acuità visiva, che consiste nel farvi leggere una serie di lettere via via più piccole. Il test viene fatto ad un occhio per volta, coprendo l’altro. L’esame più importante è l’esame obiettivo delle strutture dell’occhio mediante un sistema specifico di lenti con l’ausilio di una speciale illuminazione. In questo modi l’oculista sarà in grado di rilevare anche danni molto piccoli, iniziali, alla struttura del cristallino. Infine, con lo scopo di valutare lo stato di salute della retina, potrebbe essere necessario dilatare la pupilla. La presenza di un accompagnatore/ accompagnatrice sarà a questo punto estremamente utile per gli eventuali disturbi e/o fastidi che potrebbero derivare da questa usuale pratica per il controllo oculare.
L’intervento chirurgico per la cataratta consiste nella rimozione del cristallino ‘annebbiato’ sostituendolo con una lente artificiale ‘intraoculare’. La rimozione può essere eseguita con due tecniche diverse:
1) con una piccola incisione al lato della cornea che permette l’introduzione di una sorgente di ultrasuoni in grado di ‘rompere’ il cristallino, che può così essere facilmente rimosso per suzione;
2) mediante rimozione diretta del cristallino tramite una incisione più estesa. Allo stato attuale, il primo tipo di intervento è il più diffuso, e le lenti inserite sono divenute un sofisticato presidio biomedicale, spesso create sui bisogni del singolo paziente e vengono posizionate esattamente nella sede dove c’era il vecchio cristallino, divenendo di fatto parte integrante della struttura dell’occhio. L’intervento viene eseguito in anestesia locale, perciò si rimane vigili e normalmente dimessi subito dopo, essendo la pratica ormai comunemente eseguita in regime di day-hospital. Dopo l’intervento, ci sarà una leggera sensazione di fastidio che normalmente regredisce nell’arco di qualche settimana.
Il rischio più importante è quello infettivo, seguito dal possibile sanguinamento. Inoltre, l’intervento per la cataratta è fattore di rischio per il distacco di retina. Occorre però sottolineare che l’intervento per la cataratta è oggi un intervento di routine generalmente considerato a basso rischio.
Anche questa volta abbiamo cercato di darvi delle semplici istruzioni per l’uso per cercare di vivere una vita anziana che avanza il più lentamente possibile, presentando in questo caso un problema che nella stragrande maggioranza dei casi oggi può essere risolto brillantemente.