Turismo sociale, solidale, responsabile, di cooperazione, di comunità, sono molti e diversi i modi di viaggiare e conoscere il mondo. Il turismo sociale, ad esempio, è un turismo che mette al centro la persona ed il suo bisogno d’incontro, di conoscenza, di socialità diffusa così come dovrebbe essere.
È un turismo in grado di recepire e dare opportune indicazioni di integrazione, socializzazione, inclusione e protagonismo dell’attività turistica. Sociale non indica pertanto un turismo destinato soltanto alle fasce fragili e svantaggiate della società, ma ai legami sociali, agli stili di vita umanizzanti, alla dimensione esperienziale della vacanza, ad un turismo aperto a tutti. Oggigiorno si parla molto di “turismo accessibile” pensando solo ed esclusivamente alle persone colpite da disabilità e alla loro possibilità di fare vacanza e vivere il tempo libero senza ostacoli e difficoltà di sorta.
Il concetto di “turismo accessibile” invece è molto più ampio e differenziato ed infatti va immediatamente superato quell’atteggiamento pietistico e compassionevole perché il turista diversamente abile è comunque sempre un normale cliente che paga i servizi che acquista. Poi un turismo accessibile va dall’eliminazione delle barriere architettoniche alla progettazione di ambienti, spazi, servizi che permettano la circolazione agevole di sedie a ruote, da sistemi di accompagnamento e guida per persone non vedenti a parcheggi adiacenti ai luoghi riservati ai disabili, da itinerari e percorsi di facilissima fruizione a servizi da essere utilizzati senza difficoltà.
Ecco allora che il vero tema da mettere in essere è quello della barriera culturale da abbattere e favorire così una mentalità di accoglienza, di accompagnamento e collaborazione di viaggiatori con bisogni particolari. Un turista con bisogni speciali ha gli stessi bisogni di un qualsiasi altro turista. Soprattutto ha bisogno di un turismo dal volto umano espresso in una formula oggi in voga: „ turismo di comunità“.
I protagonisti non sono solo gli addetti ai lavori ma la comunità intera con i suoi valori, le sue memorie, le sue bellezze, la sua identità, la sua vita. È un turismo esperienziale, accessibile a tutti, proprio perché è una forma di accoglienza turistica che punta sull’autenticità di luoghi; una vita comunitaria impregnata di valori quali la salvaguardia del creato, l’integrazione tra le generazioni, il rispetto per la vita, la solidarietà, la tolleranza, l’attenzione all’altro che rende il luogo più accogliente e meno chiuso.
Il turismo accessibile, pertanto, garantisce una vacanza, un viaggio senza barriere, senza ostacoli, senza muri. È un viaggio che parte dal prendersi cura per passare all’ascolto e poi alla scelta quella cioè di realizzare modelli virtuosi di accoglienza, di qualità, di sostenibilità della proposta turistica, consapevoli che gli spazi di vita collettiva sono spazi di tutti, per tutti e fruibili da tutti. Mettendo al centro la persona si ripensa così ad un turismo nuovo e sempre più diverso e le sue varie modalità di fruizione.
In questo modo le differenze si annullano, l’altro non è un ostacolo e le diverse sensibilità danno sapore al tempo del riposo.
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