“Sentiamo il dovere di portare in Italia i problemi che hanno gli italiani in Germania, vogliamo parlarne con gli eletti nella nostra circoscrizione, è per questo che li abbiamo eletti, perché siano il nostro portavoce a Roma.” Così Antonella Giurano, presidente dell’associazione Mondo Aperto / Offene Welt apre l’incontro con il senatore Claudio Micheloni. Chi la conosce sa bene che dietro il suo sorriso, il suo modo sempre franco e diretto, si nasconde una profonda preoccupazione per l’attuale situazione dei connazionali all’estero, di cui lei si occupa in prima persona da diversi decenni anche in veste di vicepresidente dell’Integrationsrat della città di Colonia.
E che tale preoccupazione si basi su fatti reali lo confermano anche gli interventi del pubblico, susseguitisi durante il dibattito, tutti permeati di scetticismo verso le istituzioni italiane e di delusione nei confronti di quello (poco) che è stato fatto. In pochi minuti Antonella Giurano riesce, nella sua introduzione, a mettere il dito nelle piaghe più scottanti della situazione che vivono gli italiani in Germania e a Colonia in particolare.
Da una parte cresce il numero degli anziani che non tornano in Italia ma che al contrario si stabiliscono qui e per i quali non è cambiato molto dal tempo dei tempi: il loro tedesco è scarso, non ci sono strutture che li accolgano dignitosamente e che siano a loro “misura”, cioè adatte a chi, dopo una vita di lavoro, in fondo non è mai riuscito veramente a integrarsi in una Germania che per 50 anni ha negato di essere una “Einwanderungsland”. Anziani, che per di più sono stati costantemente ignorati dall’Italia, che li ha considerati solo nelle statistiche come fattori di rimessa valutaria. Dall’altra parte il massiccio arrivo delle nuove famiglie, un fenomeno di questi ultimi anni che non accenna a diminuire e che rischia di diventare in senso sociale una vera bomba a orologeria. E non si parla solo della cosiddetta “fuga dei cervelli”, ha denunciato Antonella Giurano, non si tratta solo dei giovani che arrivano con la laurea e che per questo fanno notizia, in realtà questa nuova emigrazione è una vera e propria riedizione di quella degli anni cinquanta e sessanta, adattata alle condizioni moderne, forse, ma dal punto di vista umano ben poco differente. Arrivano famiglie con bambini di tutte le età, con enormi problemi di lingua e senza trovare le strutture scolastiche che li possano adeguatamente accogliere e seguire nella loro integrazione. Famiglie che arrivano con enormi aspettative e che si ritrovano senza un aiuto strutturato. Un’armata brancaleone delle speranze perdute, amareggiata dalla mancanza di prospettive in Italia e stravolta dalle difficoltà della futura vita in Germania.
Il centro internazionale di Mondo Aperto fa quello che può, ricorda Antonella Giurano, offre corsi di lingua, assistenza per accompagnare le famiglie nelle istituzioni tedesche, organizza incontri per anziani e mille altre cose, ma – e ciò fa rabbrividire – senza alcun contributo da parte italiana. I pochi fondi a disposizione provengono solo dalle strutture tedesche. L’intervento del senatore Claudio Micheloni, sembra a tratti quasi in sordina e non risolleva veramente il morale dei presenti. Il presidente del Comitato per le questioni degli italiani all’estero è un realista e, questa una mia opinione personale, forse di una schiettezza che fa male. Parlando dell’Imu non se la sente di “prendere in giro i connazionali” e ribadisce che se i pensionati all’estero godranno dei benefici del riconoscimento della casa in Italia come prima casa, tutti gli altri non si facciano illusioni perché non ci sono i mezzi finanziari e non ci saranno nei prossimi anni. E nemmeno per i nuovi emigrati ci sarà da aspettarsi dei sostegni concreti. L’Italia non ha soldi da investire in queste problematiche e chi dice il contrario – aggiunge Micheloni – vi prende in giro. Così anche per il tema Comites. Le liste di iscrizione erano intese come mezzo democratico che avrebbe permesso di risparmiare sulle spese e di rendere più effettiva la partecipazione. Quelle liste sarebbero poi dovute diventare liste politiche per le elezioni. Il risultato di una loro pubblicizzazione fatta a dir poco di malavoglia e con pochi soldi, ha portato alla situazione attuale: le iscrizioni sono pochissime. “Avremo dei Comites eletti dal 2-3 percento dei potenziali elettori”, afferma Micheloni.
Una buona notizia, o almeno non completamente negativa, Micheloni la porta sul tema della diffusione della lingua e cultura italiana nel mondo. Materia importante, perché investe il futuro dei giovani. Prima dell’estate verrà presentato in Senato un progetto di riforma e che probabilmente si orienterà verso il sistema tedesco, cioè quello del Goethe Institut. Parlandone, Micheloni sottolinea il confronto anche duro che esiste al momento tra Senato e Ministero degli Esteri, uno dei ministeri italiani certamente meno propenso a cambiamenti di qualsiasi tipo. E allora, viene da chiedersi, cosa di questo progetto sarà poi convertito in legge o veramente realizzato? E in che modo si intende affrontare il tema delle scuole italiane all’estero?
La domanda posta da Luciana Stortoni, preside dell’unica scuola superiore italiana in Germania, è imbarazzante. Imbarazzante perché viene da una persona che vive ogni giorno il dramma di giovani e bambini che arrivano e ai quali lei non sempre è in grado di dare una prospettiva, dato che ormai dall’Italia non arrivano più fondi per supportare il lavoro delle scuole all’estero: “Sulla pagina del Goethe Institut e sulle pubblicazioni dei ministeri tedeschi si legge che le scuole tedesche all’estero sono il biglietto da visita della Germania – per l’Italia, invece, noi cosa siamo?” Una domanda alla quale Micheloni non ha purtroppo potuto dare una vera risposta.
E ancora il Ministero degli Affari Esteri: viene anche da chiedersi cosa ne sarà della proposta, di cui lo stesso Micheloni è uno dei fautori, cioè di ridimensionare sì il numero dei Consolati in Europa, ma di passare i servizi per i cittadini a delle strutture locali, nel caso integrate in quelle della nazione in cui si trovano. Ciò permetterebbe un migliore utilizzo delle risorse finanziarie, quindi un effettivo risparmio e una migliore efficienza dei servizi, di cui approfitterebbero i cittadini italiani all’estero. È la giusta via verso la “cittadinanza europea”, afferma Micheloni. A proposito di rappresentanza politica degli italiani all’estero, Micheloni ha anche sottolineato che la riforma costituzionale è ancora incompleta e che per il momento essa prevede solo i 12 rappresentanti alla Camera, ma elimina quelli al Senato, cosa anche ovvia, visto che i Senatori in futuro non verrebbero più eletti direttamente ma designati dalle regioni.
E Micheloni sarà tra questi? “Io porterò a termine questo mandato”, dice serio il senatore, “però poi mi metterò a fare il nonno a tempo pieno”. E sorride felice sotto i baffi – non è una metafora, quelli ce li ha davvero. Sarà sicuramente un bravo nonno.