Ma i problemi del Vecchio continente, dalla disoccupazione alla crisi greca, passano in secondo piano rispetto all’emergenza profughi sui quali intima: “Abbiamo delle regole, rispettiamole”. “È il momento della sincerità, non di vuoti discorsi: la nostra Unione Europea non versa in buone condizioni. Manca l’Europa in questa Unione Europea e manca l’Unione in questa Europa”. Parole durissime quelle che il presidente Juncker usa nel suo primo discorso sullo stato dell’Unione, pronunciato davanti al Parlamento di Strasburgo.
Con altrettanta durezza Juncker invita ad agire al più presto per dare risposte al dramma dei richiedenti asilo, auspicando che ci si muova nel solco dell’accoglienza e della solidarietà: “L’Europa non è chi si volta da un’altra parte, chi appicca il fuoco ai campi di raccolta. L’Europa sono i ragazzi di Kos che portano i panini ai siriani, chi ha applaudito il loro arrivo nella stazione di Monaco”; e sprona così gli eurodeputati: “È il tempo di un’azione audace e concentrata di Ue, Stati membri e istituzioni. Chi critica l’integrazione europea deve riconoscere che questo è un luogo di pace e stabilità. Dobbiamo esserne orgogliosi”.
Il presidente della Commissione, inoltre, cerca di sfatare, dati alla mano, alcuni pregiudizi: “…se, da un lato, è innegabile che il numero dei rifugiati che giungono in Europa è “senza precedenti”, dall’altro, bisogna comunque considerare che si tratta “dello 0,11% della popolazione dell’Unione europea”. Nel discorso Juncker non tralascia di segnalare anche le possibili soluzioni all’emergenza che stiamo vivendo in questi mesi, sottolineando come la crisi dei rifugiati sia causata da guerre, terrorismo e instabilità dei Paesi vicini all’Europa: “Fino a che ci saranno disordini in Libia e la guerra in Siria, questi problemi non spariranno. Bisogna evitare la demagogia. Mettiamoci noi nei loro panni: quanto pagheremmo per rifarci una vita? Non parliamo di numeri, ma di esseri umani. E quello che stanno passando potrebbe accadere a chi oggi vive in Ucraina: non si può fare distinzione di credo, di etnia o di altro tipo. Abbiamo i mezzi e gli strumenti per aiutare chi fugge da guerra e oppressione. L’asilo politico è un diritto, questi standard vanno applicati e rispettati da parte degli Stati”.
Ecco allora che alla luce di quanto avvenuto in questi ultimi giorni ci ritroviamo ancora una volta due scuole di pensiero: quelli che sono diventati buoni – ma da taluni invece accusati di sano cinismo ed approfittare delle opportunità per poter avere anche “giovani braccia” per il lavoro e chi, invece, è apparso come un “crudele nazista” che vuol alzare i muri facendo intervenire anche l’esercito, a differenza di chi, invece, come la Merkel, sia diventata la “buona Samaritana” che insieme all’Austria ha aperto le proprie frontiere per accogliere migliaia di migranti e rifugiati.
Il prof. Sapelli, professore di Storia Economica all’Università di Milano, chiaramente afferma che quanto detto da Juncker è stato detto in relazione a quanto deciso prima dalla Merkel, appunto solo per un sano cinismo e puro interesse non dimenticando quanto disse nell’icontro con una scolaresca alla povera bimba palestinese: “non potete venire tutti qui”. Quindi il piano è quello di aprire 500mila nuovi posti di lavoro low cost, così come ben ribadito dal numero uno di Confindustria della Germania e dal capo delle Camere di Commercio e dell’Industria tedesche. Infatti Juncker ha detto che: “L’immigrazione, dunque, non è solo un problema, ma una risorsa. La Commissione presenterà un pacchetto sull’immigrazione legale entro l’inizio del 2016. Invecchiamo, abbiamo bisogno di nuovi talenti, che arrivino da ogni parte del mondo. Sono favorevole a far lavorare i rifugiati ospitati nei Paesi europei e a permettere loro di guadagnarsi da vivere. Il lavoro è dignità”.
Pertanto, taluni, hanno definito la scelta della Merkel di aprire le frontiere all’umanità derelitta giunta dall’inferno in cui vivevano, come una grande e benefica pioggia. Ma, e non è poco, la presenza al vertice della Germania di una statista capace di decisioni coraggiose e lungimiranti ci fa pensare che l’Europa della democrazia e della civiltà abbia finalmente una guida solida a cui affidarsi. Il partito del piagnisteo può lamentarsi quanto vuole dello strapotere di Berlino, per esempio sul rigore economico che poteva e forse può ancora strangolare la Grecia, né vengono cancellate le colpe storiche del passato. Ma le leadership si conquistano sul campo con atti concreti, capacità decisionali e valori etici cui richiamarsi, e la Merkel oggi rappresenta tutto questo. Poi c’è il miracolo delle persone, immagini che non ci stancheremo mai di rivedere. I cartelli Welcome to Munich alla stazione di Monaco. I fuggiaschi che scendono impauriti dai treni e che non credono ai loro occhi.
Dopo essere stati trattati come “sotto-uomini” dai poliziotti greci, macedoni e magiari, si vedono circondati da una folla festante che dona loro cibo, vestiti e giocattoli per i bambini mentre alte e commoventi si levano le note dell’Inno alla gioia, e quindi anche per tutto ciò c’è stato il dietro front della Cancelliera, dopo aver visto cosa fa il suo popolo. L’umanità che supera il legalismo!