L’attività dei Ferrigno fu iniziata nel 1836 da Nicola Ferrigno con il restauro dei pastori. Lo seguì poi Salvatore che si dedicò alla fabbricazione dei pastori napoletani. Questa arte, tramandata da generazione in generazione, a partire dagli anni 50 con Giuseppe Ferrigno e continuando poi con il figlio Marco, segna la più importante ascesa artistica di questa dinastia.
Giuseppe e Marco Ferrigno sono gli unici maestri del pastore in terracotta proprio della tradizione napoletana. Il padre Giuseppe ha tramandato e insegnato a suo figlio Marco, sin da piccolo, la propria arte. Dalle loro mani la materia è modellata con gran maestria; i loro pastori, i loro gruppi di pastori, le “scenette” da loro ideate, i particolari di famosi presepi che loro rielaborano, hanno la preziosità dell’immagine ed il tocco proprio dell’oggetto da salotto, pur nella funzionalità e nel rispetto del tradizionale Presepe devozionale.
Giuseppe era un uomo dall’inesauribile entusiasmo, dalla brillante fantasia e dal carattere schietto e genuino, con la sua mirabile perizia tecnica, progetta e porta a compimento scenografie tipiche della Napoli del XVIII sec. per le quali modella pastori perfettamente aderenti alle varie ambientazioni; opera sua e di suo figlio Marco.
Quest’ultimo elabora in maniera del tutto personale il mestiere tramandatogli da suo padre, apportando un tocco di freschezza e di innovazione. I materiali impiegati sono gli stessi da centocinquant’anni: la terracotta, il legno e le rinomate sete di S. Leucio, borgo medioevale in provincia di Caserta.
Mostre e numerose citazioni della stampa nazionale ed internazionale, sono per Ferrigno, una consuetudine. Presepi e “scene” a New York, Parigi, Arles, Malmoe, Stoccarda e per le capacità professionali dimostrate annoverano riconoscimenti quali il “Primo Premio S. Gregorio Armeno”, per tre anni consecutivi e “The First Award Europe”.
Lo “Scoglio”
La scenografia in sughero del Presepe si chiama “Scoglio” e risponde a regole ben precise. Deve avere un primo piano pianeggiante. A questo si accede per ripidissime discese e “scalinatelle” interminabili. Due grotte su questo piano: una per la Natività, l’altra per l’Osteria. La grotta del Mistero non ha bisogno di spiegazioni, mentre bisogna sapere che l’Osteria è il luogo dei diavoli. Non può esistere il Bene senza la lotta e quindi il superamento del Male. Le due grotte ravvicinate simboleggiano questa lotta. Come non c’è angelo senza diavolo (addirittura i diavoli sono angeli decaduti per la religione cattolica) così nel presepe oltre agli angeli che volano sulla grotta, ci sono anche i diavoli. L’armonia nasce dall’equilibrio di due opposti principi. E dopo le discese e le grotte indispensabile è il fiume con la sua acqua. In quest’acqua le lavandaie laveranno i loro panni. Sono le levatrici della Madonna di cui si parla nei vangeli apocrifi e che si ammirano in pitture e bassorilievi noti.
Ma oltre a questo il fiume serve anche per giustificare la presenza del ponte. Il ponte mette in comunicazione le anime dei vivi con quelle dei defunti. e sul ponte transita Ciccibacco. Costui trasporta su un carretto le botti piene di vino, un bue tira il carro. Il pozzo è l’ultimo elemento indispensabile nello “scoglio del Presepe”. In questo si va a tuffare la stella cometa dopo avere soddisfatto il proprio compito di accompagnatrice dei Magi.
La Natività
Nella scena della Natività l’importante è sapere che il bue simboleggia il Sole e l’asino la luna. Ancora una volta due principi opposti. Il giorno e la notte. Il simbolo è molto più importante della loro rappresentazione fisica. Molte volte del bue e dell’asinello basta mettere soltanto le teste: anzi quest’ultima accezione è quella più antica e diffusa. La Madonna può anche essere distesa per terra o su di un “lectulo Virginis”. San Giuseppe è generalmente in piedi dal lato del Bue-Sole.
Importante è la greppia-mangiatoia (Presepe in Latino) anche se dentro non vi sarà posto il bambino. La greppia è presente nella scena della Natività prima ancora che vi fosse presente lo stesso Gesù. All’ingresso della grotta verranno posti i due zampognari, il giovane con il flauto, il vecchio con la zampogna. Ancora una volta ritorna il numero due e con gli stessi intenti di armonizzare i due principi opposti del maschile e del femminile. Al centro, davanti alla grotta, le spalle a chi guarda, un pastore anziano, calvo, inginocchiato offre nel cappello una freschissima ricottella. Gli angeli sovrastano la grotta facendo capolino fra le ali con la sola testa; al centro svetta quello più fortunato che porta la scritta del Gloria. La grotta del Mistero è così approntata.
Il 24 dicembre a mezzanotte verrà posto il Bambino, il 6 gennaio completeranno l’opera i tre re Magi e la stella Cometa. Dopo L’Epifania nella grotta del Mistero, la tradizione vuole che si pongano le anime sante del Purgatorio. Saranno queste a custodire il presepe fino all’inizio della Novena per l’Immacolata.
I Pastori
Si chiamano così tutti quei pastori che portano i doni più svariati a Gesù. Nel presepe popolare napoletano molti personaggi particolari si aggiungono. Prima fra tutti la zingara scura in volto e con un neonato in fasce su di un braccio. Un alter ego di Maria e una Sibilla che conosce la fine del bambino divino. Il monaco cercante. I personaggi della commedia seicentesca della Cantata dei Pastori del Perrucci: Razzullo, Sarchiapone, il Cacciatore, il Pescatore. Il diavolo che molte volte riflette in uno specchio, la cui immagine virtuale prolunga il presepe oltre lo stesso.
Il sogno di Benino
Il pastorello che viene messo sulla collina più alta del presepe popolare napoletano, che dorme con la testa poggiata sulla pietra. Sul capo gli fa ombra la chioma di un albero. Dodici pecorelle bianchissime (le anime pure nella simbologia religiosa) gli sono intorno. Benino stà dormendo e nel sonno sogna il Presepe con le sue discese, il ponte, le grotte, il pozzo. “GUAI! a svegliarlo. Di colpo sparirebbe il Presepe.
Nel ‘700
Nel ‘700 c’era l’usanza di cambiare i costumi dei pastori con il cambiare delle mode, così come persone dell’attualità salivano sulle scene di questo teatro in miniatura coi loro volti o mestieri. E’ giusto che sia così perché il viaggio continui e il venire al mondo sia una bella favola da vivere e riscoprire ogni volta che ne abbiamo la possibilità di farlo.
Potete ammirare questo meraviglioso Presepe dal 25.11 fino al 18.01.2016 a Francoforte presso l’Istituto Cervantes, Staufen Str. 1 – fermata metro Alter Oper. Orari di apertura: Dal lunedì al giovedì dalle ore 10.00 fino alle ore 20.00 – venerdì dalle ore 10.00 fino alle ore 14.00. La mostra rimmarrà chiusa al pubblico nel periodo natalizio dal 21.12.2015 fino al 03.01.2016. Entrata libera