Queste alcune delle ammissioni del Papa in visita in Germania. Precedentemente (il 15 aprile dello scorso anno) il Papa aveva parlato positivamente del ruolo dei media e “degli attacchi del mondo che ci parlano dei nostri peccati”. Chi scrive non è del tutto convinto della innocenza dei media, che hanno parlato molto e giustamente dei peccati della Chiesa, meno dei peccati degli altri. Tuttavia, questa confessione pubblica del Papa impressiona per il coraggio. Questo piccolo uomo, fragile, anziano, rischia di diventare una delle figure storiche di riferimento per la Chiesa e la società civile nei prossimi decenni e secoli.
Mai si era vista tanta apertura, tanta ricerca della verità, tanta onestà intellettuale nel confrontarsi con una socità plurale che –più che giustamente- vuole trasparenza soprattutto nelle figure pubbliche di riferimento. Ciò che altri, compresi molti vescovi, avevano sottaciuto, minimizzato viene ammesso pubblicamente. La verità cruda viene messa in piazza e, per quanto questo a molti, soprattutto tra i preti, possa sembrare eccessivo, il Papa ha imboccato l’unica strada che la Chiesa ha di fronte per recuperare quella credibilità e quella autorevolezza etica che aveva perduto. Ma questo Papa non si limita a porre dei paletti storici sulle questioni dei comportamenti e dell’etica, che pure sono essenziali da sempre. Egli apre nella Chiesa, e non da ora, un altro scandalo, forse ancora più grande di quello citato.
Il rapporto tra fede e ragione. Dalla condanna a Galileo nel 1616 la Chiesa si era interrogata poco e male sui rapporti tra fede e ragione, troppo spesso rimanendo su posizioni indifendibili, a margine della vita culturale e scientifica contemporanea, relegata in un angolo “sentimentale” che alla fine non potrebbe che risultare molto limitativo. Questo Papa, nei suoi pochi anni di pontificato, ha scoperchiato anche quella questione di fondamentale per il futuro della Chiesa cattolica. Naturalmente molti anche i delusi da questo viaggio tedesco, in particolare tra quelli che si aspettavano di più sul piano dell’ecumenismo.
La Frankfurter Allgemeine titola: „Meno di niente!“. Tuttavia, crediamo che questo pessimismo di maniera dipenda dalle aspettative di coloro che vorrebbero sempre tutto e subito. Al contrario, l’effetto di questo pontificato si vedrà nei decenni a venire, perché le questioni che Benedetto XVI tocca con mano delicata e nel contempo senza timore della verità, sono le stesse per le quali la Chiesa ha perso tanto terreno nell’immaginario collettivo dell’umanità contemporanea. Stupisce che ci siano molti, anche in buona fede, che non se ne siano ancora accorti.