Tutti i migranti arrivati saranno trasferiti nelle prossime ore in altre regioni. Giorni prima a Palermo, erano arrivati 1.169 migranti, molti dei quali hanno lasciato spontaneamente le strutture d’accoglienza dove erano stati alloggiati per raggiungere la Stazione Centrale, alla ricerca di un treno per il Nord. Situazione difficile anche a Messina, dove al molo Colapesce sono approdati i 236 migranti imbarcati su un mercantile. Tra loro vi erano 8 bambini e 8 donne incinte. Di questo gruppo di immigrati, 180 saranno trasferiti in Lombardia e Liguria, 56 resteranno a Messina. Intanto, sul fronte del contrasto all’immigrazione clandestina, ad Agrigento un tunisino è stato fermato e altri 2 sono stati arrestati dalla Squadra Mobile.
I ministri degli Esteri dell’Unione Europea si incontrano finalmente, dopo un vertice d’emergenza convocato a Roma dal governo italiano, per tentare di formulare una risposta concreta e comune alla gravissima crisi umanitaria innescata dagli incessanti flussi migratori attraverso il Mediterraneo, che i critici imputano alle politiche lassistiche degli stessi governi dell’Unione. Dopo il tragico incidente, in cui un peschereccio carico di migranti è affondato al largo della Libia, causando forse 700 vittime, la classe dirigente europea pare sempre più convinta dell’esigenza di gestire la crisi proprio nel paese nord africano, divenuto il porto di partenza per i disperati del Continente africano e del Medio Oriente per il suo gravissimo collasso istituzionale. “Presenterò una proposta per la Libia, una delle rotte principali del traffico di migranti”, ha annunciato l’Alto commissario per la politica estera dell’Unione Europea, Federica Mogherini. Matteo Renzi, premier dell’Italia, paese in prima linea nella gestione dell’emergenza, ha dichiarato che “agire contro il traffico di esseri umani non può più essere una priorità esclusivamente italiana o esclusivamente maltese”. Renzi ha chiesto una missione europea per la stabilizzazione della Libia, e ha dichiarato che l’Italia è pronta a guidare una missione ONU in quel paese nel caso gli sforzi diplomatici dovessero fallire.
Ecco allora che questo disastro conferma l’urgenza di ripristinare una robusta operazione di salvataggio in mare e di stabilire vie legali credibili per raggiungere l’Europa, in caso contrario le persone in cerca di sicurezza continueranno a morire in mare. Si evidenzia anche la necessità di un approccio europeo onnicomprensivo per affrontare le cause profonde che spingono tante persone a questa tragica fine, sperando che l’Unione Europea si dimostri all’altezza della situazione, assumendosi pienamente un ruolo decisivo per prevenire simili tragedie in futuro. Un’escalation di morti in mare ha segnato i ‘viaggi della speranza’ verso le nostre coste italiane. La strage di Lampedusa del 2013 era già stata definita “senza precedenti” per numero di vittime: 366 i corpi senza vita imprigionati in fondo al barcone e portati a galla dai soccorritori. Quella che si è consumata ultimamente nel Canale di Sicilia è soltanto l’ultima delle tragedie che hanno segnato – negli anni – i ‘viaggi della speranza’ degli immigrati. È bene quindi ricordare i precedenti cercando di capire come mai ad oggi nulla è stato fatto in maniera efficiente. Ricordiamo quello che è successo nel 2014 quando il 5 dicembre 18 migranti, tra i quali una bambina di 6 anni, muoiono di freddo su un gommone. Tutte le vittime del 2013 che ammontano ad un totale di 405 morti.
I 34 migranti morti nell’ottobre 2012 a poche miglia da Lampedusa; o i 25 profughi che muoiono asfissiati nella stiva di un barcone nell’agosto del 2011. Il 16 giugno 2008 un ‘barcone della speranza’ affonda al largo delle coste libiche. A bordo ci sono 150 migranti egiziani: soltanto uno riuscirà a salvarsi. Maggio 2008, 66 immigrati clandestini tentano di raggiungere l’Italia a bordo, 47 persone muoiono di fame e freddo. Nel 2006 si hanno 40 vittime così anche nel 2004. Nel giugno 2003 una barca con a bordo 250 immigrati naufraga in acque internazionali, risultato 50 morti e 160 dispersi. Infine la tragedia della notte di Natale del 1996 dove 300 clandestini muoiono annegati nel mare tra Malta e Sicilia.
Dopo questa carrellata ci si chiede come mai ancora non si prendono provvedimenti?, Non si radunano, ad esempio, i governanti di quelle nazioni da dove partono queste povere persone, senza una certezza di raggiungere quella vita tanto agognata e desiderata, senza sapere oggi più che mai chi si può nascondere anche tra quelle povere persone, terroristi e quant’altro che può seminare solo odio anziché amore. Inoltre scadenze elettorali, populismi e nazionalismi vincenti ovunque, stanno consigliando ai governanti europei scelte che hanno già dimostrato la loro totale inefficacia e l’altissimo costo, in termini di vite umane, che hanno comportato. In realtà, giocando sulla leva della sicurezza e della paura si vuole alimentare una ennesima guerra tra poveri, per scaricare sui migranti, persino sui richiedenti asilo, le responsabilità di una crisi che risale agli stessi governi dei paesi che stanno sbarrando le proprie frontiere. Ed allora di umanitario nei piani dell’Unione Europea, a livello operativo, cosa c’è? Il nulla?