Il 23 gennaio si è riunita la commissione "Contatti con le associazioni" del Comites di Norimberga, composta dai locali consiglieri Comites e dai rappresentanti delle Associazioni della zona. Presente era anche la reggente del consolato sig.ra Tassi, per discutere sui pesanti tagli riguardo i capitoli degli italiani all’estero e sulla programmata chiusura del Consolato con la conseguente forte limitazione dei diritti della locale collettività italiana (ca. 30 000 italiani) ad avere servizi consolari adeguati a sbrigare le diverse pratiche come passaporti, procure, certificazioni ecc. , in caso di una chiusura del Consolato di Norimberga, questi connazionali sarebbero costretti ad effettuare lunghi e costosi viaggi fino a Monaco di Baviera.
La discussione ha riguardato le iniziative di protesta da intraprendere sulla scia delle iniziative messe in atto nella scorsa estate e sfociate in due grandi cortei, una raccolta di firme ed altre iniziative collaterali. Con soddisfazione ricordiamo l’intervento e la solidarietà di tanti politici locali, comunali e regionali, i più rilevanti il sindaco di Norimberga, Maly ed il Primo ministro della Baviera, Seehofer. Ma fino ad oggi niente di concreto o ufficiale, restiamo in attesa. Sia ben chiaro che noi, come rappresentanti della nostra comunità, non vogliamo semplicemente opporci o fare polemica faziosa, bensì abbiamo fatto delle proposte concrete di risparmio per lo Stato Italiano che consentirebbero di mantenere strutture e servizi per la comunità italiana ed il sistema produttivo/ economico italiano e tedesco.
D’altra parte non possiamo nemmeno assistere a quelle che consideriamo scelte ingiuste, non supportate da dati oggettivi e sopratutto affrettate. In questo periodo di forte crisi economica, a muso duro e spesso in modo insensibile l’attuale Governo ha dichiarato che non ci sono soldi (o pochi) per i corsi scolastici ai ns. figli o per le sacche povere nell’emigrazione che, secondo qualcuno non esistono, poiché siamo integrati. Nulla è da ritenersi più errato e mistificante. Continuando così si rischia di spezzare per sempre il legame fra l’Italia e le sue comunità all’estero. Per di più apprendiamo con stupore che tali risparmi non valgono per tutti all’estero e facciamo riferimento alla notizia dell’aumento di oltre 856 000 euro nel bilancio dello Stato delle indennità di sede per diplomatici e il personale di ruolo all’estero. Se capiamo bene, si toglie ad una parte per arrivare ad un aumento per le indennità di sede. Contemporaneamente si riducono drasticamente le sedi diplomatiche e consolari. Ricordiamo che , oltre all’indennità di sede, i diplomatici e gli impiegati di ruolo ricevono anche stipendio metropolitano, le spese per i trasferimenti, le indennità di prima sistemazione, il contributo spese per la casa e per la scuola dei figli, il rimborso di un biglietto aereo per il rientro, ecc. Non mettiamo in discussione la dignità sociale ed economica del personale del Mae, ma davanti ad inopportune e esagerate prestazioni che esulano da qualsiasi contesto di esigenza retributiva, si può e si deve chiedere perché questo stia avvenendo. Non si può chiedereanche a queste categorie qui un piccolo sacrificio?
I rappresentanti delle Associazioni e i consiglieri Comites di Norimberga chiedono quindi un ripensamento della politica governativa, spesso miope nei nostri confronti e autolesionista, e di guardare agli italiani all’estero come una risorsa per il bene del Paese. Una risorsa sia sotto il profilo dell’immagine dell’Italia stessa, sia sotto il profilo politico ed economico. Soprattutto chiediamo che in tempi di crisi tutti siano chiamati a fare la loro parte in modo solidale e trasparente. Se è necessario risparmiare non possono esserci eccezioni, si tagliano rami secchi, sprechi e privilegi. Non può valere la logica dei due pesi e due misure.