Il modo con cui sono state indette le prossime elezioni per il rinnovo dei Com.It.Es. sono l’ultima dimostrazione delle intenzioni che questo governo ha nei confronti degli italiani all’estero. Non è bastato tagliare I fondi per gli istituti Italiani di Cultura, eliminandone alcuni, tra cui il nostro a Francoforte. Non sono state nemmeno prese in considerazione le reazioni e le proteste documentate degli italiani all’estero, di personalità tedesche e italiane e di esponenti della cultura in Italia , che a queste si sono associate.
A queste non è stato neanche risposto. Dato che si deve risparmiare, si risparmia da anni fuori dai confini, senza rendersi conto che alla lunga questo si ripercuoterà in meno turismo dall’estero e quindi in nuove difficoltà economiche. Risultano anzi ulteriori tagli agli istituti di cultura, all’insegnamento dell’italiano all’estero e consistenti riduzioni dei fondi alle camere di commercio e ai patronati. Se il taglio ai patronati danneggerà i nostri connazionali più poveri e sprovvisti di strumenti per protestare – iniqua perchè colpisce i piu deboli -, i tagli alle camere di commercio ridurranno possibilità di esportazione e commercio con l’estero. Si taglia quindi nella solita ottica del risparmio immediato, trascurando ogni riflessione sul danno futuro.
1) Dopo dieci anni dall’ultima elezione, sempre rinviata la prossima in attesa di una riforma mai intrapresa, si è deciso di indire le elezioni in tempi strettissimi, che hanno di fatto impedito una corretta informazione. La nuova regola sulla necessità della registrazione personale per poter votare smaschera definitivamente le intenzioni di chi l’ha introdotta. Non ci si dica – come è stato detto – che la registrazione era stata escogitata perchè atta a sfavorire i brogli elettorali. Dato che si voterà per corrispondenza essi saranno sempre possibili solo all’interno di un numero più scarso,cioè con una bassissima partecipazione, il che non è consolante.
“Il termine per la valutazione delle liste è scaduto il 29 ottobre. Il quadro che ne viene fuori, pur in mancanza di una comunicazione ufficiale del MAE che tarda ad arrivare, appare chiaro e inequivocabile: nelle circoscrizioni di Perth, Dublino, Atene, Detroit, Chicago, Nizza, Barcellona, Lisbona, Stoccolma, Vienna, Bangkok, Oslo, Praga, Edimburgo, Bucarest, non si svolgerà alcuna elezione per mancanza di liste. In numerose altre circoscrizioni (tra cui Londra, Rio de Janeiro, Belo Horizonte, Madrid, Huston, New York, Toronto, La Paz, Wellington, Dubai, Tel Aviv, Fiume, Città del Messico) sarà presente un’unica lista. Siccome in questo caso, non vi sono competitori, saranno eletti tutti i componenti anche con pochissimi voti (a rigore bastano quelli dei sottoscrittori della lista stessa); quindi non vi sarà neanche bisogno di votare”.
2) A questo punto – sorpresa! – il governo ha deciso di rinviare le elezioni. Nel decreto n.168 del 18.11.2014 si auspica che il rinvio al 17 aprile 2015 permetta al maggior numero degli aventi diritto di voto di registrarsi, in modo da poter partecipare al voto. Ci si chiede per votare chi, dato che non si fa parola delle presentazioni di nuove liste o di liste che non avevano raggiunto il quorum. Nelle numerose circoscrizioni, in cui solo una lista o addirittura nessuna è stata presentata, è del tutto inutile votare, come giustamente osserva la FIEI.
3) Il 14 gennaio 2015 esce un comunicato della Farnesina, che annuncia la riapertura delle liste nelle circoscrizioni in cui nessuna lista è stata presentata. E le altre, dove è stata ammessa una lista sola e quindi risulta del tutto inutile votare? Aggiungiamo, perchè questo è il caso di Francoforte, che ciò è avvenuto per i tempi strettissimi concessi e non per la mancanza di altre liste, che semplicemente non hanno avuto il tempo di raccogliere le 200 firme di sostegno necessarie.
Dato che la generale situazione degli italiani e delle italiane di seconda e terza generazione in Germania non è per nulla rosea, ci appelliamo ai rappresentanti della stampa in Italia, invitandoli prima di tutto a guardare le statistiche che ci riguardano e che ci segnalano tra gli stranieri da tempo residenti in Germania sempre ultimi nell’istruzione e preparazione professionale e primi nel tasso di disoccupazione. In secondo luogo li esortiamo ad occuparsi anche dei nostri casi: sappiamo bene che in Italia ci sono sufficienti gatte da pelare e non si sente la necessità di trovarne altre, ma abbiamo almeno due buoni motivi per avanzare questa richiesta:
1) Per continuare ad essere una risorsa finanziaria, di turismo e di esportazione per l’Italia dobbiamo avere organi di rappresentanza e di cultura funzionanti e non stralciati o ridotti all’osso.
2) Per non far morire il volontariato, che, al momento e chissà per quanto tempo ancora, è l’unico che si occupa degli italiani che arrivano ogni giorno sempre più numerosi, abbiamo bisogno di un minimo di sostegno. Tanto per fare un esempio, solo a Francoforte arrivano in media mille italiani all’anno, che non sanno il tedesco, non hanno né lavoro né un’abitazione, ma in compenso spesso figli, a cui bisogna trovare asilo e scuola. Se le associazioni e i loro volontari, che stanno crollando per la fatica e la frustrazione di essere lasciati soli, non ce la faranno più, anche i disperati che vanno via dall’Italia dovranno ritornare nell’esercito dei disoccupati del bel paese o arricchire la già vasta marginalità sociale.