Egregio Signor Porcu, mi riferisco alla Sua lettera pubblicata nel numero di dicembre del “Corriere d’Italia”, da Lei indirizzata alle “Eccellenze del Governo Italiano”. Essendo io il rappresentante a Stoccarda del Governo in causa vorrei inviarLe alcune righe di commento. Vorrei iniziare in maniera positiva, riconoscendo, in linea di massima, il valore del Suo volontariato a favore dei connazionali di Mannheim carcerati.
Lei interpreta però tale attività in maniera piuttosto estremistica, massimizzandone l’importanza ed aggredendo verbalmente il Consolato Generale e le Autorità italiane in genere colpevoli, secondo Lei, di non fare abbastanza in tale campo. Vorrei farLe notare che noi non facciamo volontariato, che e’ appunto un’attività’ su base volontaria, quale e’ la Sua. Noi svolgiamo invece un’attività’ istituzionale in maniera professionale per fornire un’ampia gamma di servizi (passaporti, carte d’identità, certificazioni di ogni tipo, assistenza sociale, attività culturali, insegnamento dell’Italiano, sostegno scolastico, ecc.) a 160.000 connazionali qui residenti e, mi creda, ciò non è facile.
Ci occupiamo naturalmente anche degli italiani carcerati e non solo a Mannheim. Ce ne occupiamo innanzitutto quando vengono arrestati; ci assicuriamo che abbiano un difensore idoneo e che i loro diritti vengano rispettati, che possano essere visitati dai loro congiunti e, qualora condannati, che vengano trattati in carcere in maniera umana. Ci occupiamo delle loro richieste (naturalmente quelle legittime e ragionevoli) quando ce le fanno pervenire. Andiamo a trovarli quando è necessario e comunque almeno una volta nelle feste natalizie, portando un panettone, qualche dolce e qualche bibita.
Tutto ciò senza farci pubblicità su alcun giornale, semplicemente perché è il nostro lavoro e il nostro dovere. Lei a Mannheim li va a trovare più spesso? Ne siamo certamente felici. Anche altri fanno questo tipo di volontariato ma nessuno ritiene che questo dia loro il diritto di ingiuriarci o di cercare di colpevolizzarci.
A proposito, anche Lei non è esente da pecche. Mentre infatti scriveva la Sua lettera e la spediva “a tutti i giornali in Italia ed anche qualcuno in Germania” prendeva contatto con questo Consolato Generale per organizzare insieme a noi una visita al carcere di Mannheim nel periodo natalizio, anche al fine di farsi “accreditare” dal Consolato stesso presso le Autorità carcerarie. Non ci e’ in effetti sfuggito il fatto che Lei nell’ultima recente visita si sia presentato alle stesse autorità carcerarie quale facente parte del Consolato.
In tale occasione ha anche avuto la scortesia di farsi vivo con due (!) ore di ritardo senza degnarci di una telefonata ed arrivando quando la nostra visita era quasi conclusa. Ha inoltre condotto con sé altri due accompagnatori non preannunciati, presentati entrambi quali appartenenti al Consolato Generale.
Evidentemente Lei ritiene che in nome del volontariato ai carcerati qualsiasi scortesia sia lecita e rispettare le forme sia superfluo. Lei poi chiude la Sua lettera con un elenco di invettive nei confronti del Consolato Generale, affermando di voler firmare la lettera stessa perché “chi dice la verità non può essere anonimo”. Ma non basta affermare di dire la verità, bisogna anche preoccuparsi di documentarla, se vuole essere credibile. Ma la Sua e’ una lista di affermazioni tanto negative quanto vaghe e generiche. Non un riferimento temporale, né a fatti o persone. Così e’ fin troppo facile dire la “propria” verità!!
In conclusione, la Sua lettera è contraddittoria (vuole le Autorità italiane più attive o “l’emigrazione sia lasciata agli emigrati”?), populistica, superficiale e gratuitamente ingiuriosa. In sostanza, uno dei testi più sconnessi che io abbia mai letto. Le auguro un buon anno nuovo.
(L’autore è Console generale d’Italia a Stoccarda)