Cominciamo con i numeri. La circoscrizione consolare di Francoforte sul Meno abbraccia ben quattro Bundesländer e cioè l’Assia, la bavarese Unterfranken, la Renania Palatinato e il Saarland. I penitenziari della circoscrizione sono ben 26, in cui soggiornano 124 detenuti italiani.
Stabiliamo subito che la percentuale dei cittadini italiani in conflitto con la legge è irrisoria, dello 0,08%, se rapportata agli oltre 150.000 italiani registrati all’anagrafe consolare. Ma gli uomini non sono numeri e 124 destini umani sembrano fare impressione anche a un Consolato Generale.
Ed è così che siamo andati a vedere come si articola l’assistenza che il Consolato, vicino di casa della nostra Redazione, svolge per i detenuti italiani su un territorio vasto quasi come la Svizzera.
Pare che il primo ostacolo rimosso dal nuovo Console Generale Maurizio Canfora sia stato quello del divieto di introduzione di generi alimentari all’interno dei penitenziari della Renania Palatinato.
Un divieto che ha impedito l’invio dei panettoni ai detenuti italiani di quel Land negli anni scorsi, con sporadiche eccezioni dovute al personale impegno di qualche nostro connazionale membro di Consiglio carcerario.
Il problema è stato risolto, ed è stato subito organizzato il primo intervento “natalizio”, l’invio cioè di panettoni ai 124 connazionali costretti a passare Natale dietro le sbarre.
E la tradizione del “pranzo con i detenuti”? Francoforte non sembra puntare su questo tipo di intervento natalizio che, a quanto pare, suscita altrove grande soddisfazione.
In effetti, il pranzo natalizio, offerto esclusivamente a un solo gruppo di detenuti, non è sempre visto di buon occhio dalle direzioni carcerarie (e da altri assistenti carcerari che ce lo confermano), le quali puntano sull’equo trattamento dei loro “ospiti”.
Insomma non è ritenuto giusto che mentre un gruppetto di italiani mangia comodamente a tavola quel ben di Dio offerto generosamente dall’uno o altro gastronomo, l’altro detenuto, resti rinchiuso in cella, senta il profumino dalla sala accanto e debba accontentarsi del brodino carcerario.
Francoforte sembra quindi puntare sul principio dell’equo trattamento. Il panettone, infatti, sarà anche poco, ma è uguale per tutti i detenuti della circoscrizione che lo potranno dividere, se vogliono, col compagno di cella, assecondando antiche regole mai scritte di “etica” carceraria.
Equo trattamento, ma non solo. Natale è importante, ma non è Natale tutto l’anno. Il Console Generale Canfora ha pianificato per il 2016 una serie di interventi a carattere duraturo. Innanzitutto si tratta di riconoscere che il Consolato Generale, che attualmente conta su un solo addetto al “fronte” dell’assistenza sociale, non può essere materialmente presente in carceri sparsi su un territorio così vasto.
Il Consolato ha quindi ben pensato di intensificare i rapporti con gli assistenti sociali delle singole carceri, per essere avvertito subito dagli addetti ai lavori sul posto se le difficoltà di qualche connazionale detenuto necessitano dell’intervento consolare.
E qui subentra, oltre all’intensificazione dei contatti con gli assistenti sociali delle carceri, anche la creazione e la legittimazione di gruppi di volontari che offrono il loro tempo libero all’assistenza ai detenuti. Al momento sono in corso colloqui con la Direzione del carcere di Butzbach, per ottenere la nomina ministeriale a “Ehrenamtliche Vollzugshelfer”, assistenti volontari carcerari, per un gruppo di volontari italiani.
E non finisce qui. Il Consolato ha stabilito di estendere alle altre carceri della circoscrizione la positiva esperienza maturata al penitenziario di Saarbrücken, dove da anni è stata istituita una sezione italiana nella biblioteca carceraria, con centinaia di libri a disposizione di tutti i detenuti che parlano la nostra lingua. Il Consolato Generale di Francoforte sembra individuare nell’ ”isolamento culturale” una potenziale aggravante delle condizioni di detenzione.
Ma, infine, non si può parlare di assistenza ai detenuti senza parlare di assistenza ai loro familiari. La detenzione provoca talvolta lo sconvolgimento morale e materiale di intere famiglie. Assistere i familiari di un detenuto, significa assistere lo stesso detenuto.
E pare che anche sull’assistenza ai familiari dei detenuti, il Consolato Generale di Francoforte abbia gli occhi ben aperti e mostri particolare sensibilità.
E ora chiudiamo. Il nostro giornale, si sa, non è tenero quando ci appare necessario puntare il dito sulla nostra amministrazione consolare e diplomatica. In questo caso, comunque, pare proprio che in materia di assistenza ai detenuti il Consolato Generale a Francoforte sul Meno abbia veramente le idee chiare e le migliori intenzioni.