Era da tempo sparito dalle pagine dei giornali l’on. Pistelli Lapo, Vice Ministro degli Affari Esteri. Le malelingue dicono che era molto impegnato nella digestione del rospo che gli aveva fatto ingoiare il Presidente del Consiglio Matteo Renzi, quando lo sorpassò nella nomina a Ministro, dopo l’invio a Bruxelles della signora Mogherini.
Gli equilibri politici, che esigevano l’appoggio in Parlamento dei Radicali, avevano imposto al PD la nomina al dicastero degli Esteri di Emma Bonino, un’altra meteora di quel Ministero che sembra cambiare titolare come calzini nei mesi estivi.
Gli italiani all’estero non dimenticheranno comunque facilmente questo Viceministro, ora destinato all’Industria con la vicepresidenza dell’ENI.
Fu lui a creare l’elenco delle trentadue sedi estere, tra ambasciate, consolati e IIC, da chiudere, sottoposta poi alla firma della Bonino. La stessa signora Bonino che volle chiamare le sue chiusure “riordinamento della rete estera”.
Abbiamo visto, e vediamo tutti i giorni, che bell’ordine hanno lasciato il braccio della Bonino e la mente di Pistelli. Basta leggere l’ultimo numero di “Panorama” per avere un quadro dello scatafascio, cui sono sottoposti gli italiani in America Latina, dove la gente che abita a Panama deve prendere l’aereo per Santo Domingo se vuole un passaporto.
Parliamo dello stesso Pistelli che ribaltò in Senato, il 28 maggio del 2014, la storica “Mozione Micheloni”. Fu, infatti, il Senatore Claudio Micheloni, in un ultimo disperato tentativo di salvare il salvabile, a mettere ai voti la decisione di sospendere le chiusure, per passarle prima al vaglio delle competenti Commissioni del Senato.
Il buon Pistelli chiese l’emendamento del testo della mozione, promettendo misure alternative alle chiusure a salvaguardia dei servizi consolari. Micheloni (PD) Aldo Di Biagio (AP) con un folto gruppo di senatori ci cascarono in pieno, restando con un pugno di mosche in mano fatto di consoli onorari e di funzionari ambulanti con la bancarella sempre pronta a compensazione degli uffici consolari.
Nel caso dello Sportello Consolare di Saarbrücken, il Pistelli Lapo la fece veramente grossa. Egli affermò, il 5 agosto 2014, davanti al Senato “ Un discorso a sé meritano le offerte di spazi che abbiamo ricevuto o che ci sono state annunciate dalle Autorità locali in alcune città in cui stiamo chiudendo le strutture. Come vi ho spiegato, il decreto sulla “spending review” ci ha imposto il taglio di un determinato numero di Sedi entro il 31 dicembre 2014. Verremmo meno al dettato normativo se, invece di chiudere, tenessimo in vita una Sede consolare vera e propria, anche nella forma dello Sportello consolare. Ciò detto, ho personalmente già accolto favorevolmente l’offerta di spazi gratuiti ad esempio di Saarbrucken e la Farnesina sta definendo con le autorità locali le intese per poter usufruire di tale interessante ed innovativa proposta che permetterà di assicurare alle collettività italiane in loco un ulteriore strumento leggero di offerta consolare, con presenza snella di personale MAE, in attuazione dell’impegno preso con l’ordine del giorno del 28 maggio”.
Bene, Lapo Pistelli ha accolto favorevolmente l’offerta di locali gratuiti, solo che si è dimenticato di mandare qualcuno a ritirare le chiavi e ha anche dimenticato di ordinare al console Generale di Francoforte e all’Ambasciatore d’Italia a Berlino di garantire la presenza snella ma fissa del loro personale nella Capitale del Saarland.
Arrivederci Lapo Pistelli. Ogni volta che ci chiederanno quale valore dare alla parola di un Vice Ministro della Repubblica Italiana, la risposta ci verrà molto facile, pensando a Lei.