Questa è, in sintesi, la richiesta avanzata il 28 maggio, sotto forma d’interrogazione parlamentare al Ministro degli Affari Esteri Gentiloni, da Tacconi Alessio, Farina Gianni, Fedi Marco, Garavini Laura, La Marca Francesca e Porta Fabio. Tutti deputati, tutti del PD, tutti eletti da gente convinta che andassero al Parlamento italiano per spiegare e difendere i diritti dei cittadini italiani residenti all’estero.
Purtroppo questi deputati firmatari si sono dimenticati di chiedere l’unica cosa sensata: la riapertura di unità fisse periferiche, con personale del MAE, a compensazione della chiusura dei consolati che il loro stesso partito ha per ultimo decretato.
Dopo che proprio il Governo guidato dal PD ha completato l’opera di smantellamento della rete estera, mettendo mano anche su quei pochi servizi consolari che le precedenti amministrazioni avevano lasciato in pace (vedi Sportello consolare di Norimberga, Saarbrücken, Manchester, e vari Istituti Italiani di Cultura) questi deputati eletti all’estero si fanno ora vivi ma con richieste che lasciano a bocca aperta.
C’è, infatti, da restare allibiti nel leggere quanto sottoscritto da questi soggetti politici: “Il potenziamento dei consolati onorari, da molti auspicato, potrà almeno in parte sopperire alle inevitabili contrazioni dei servizi all’utenza conseguenti alla soppressione di sedi consolari di prima categoria. Per questo, chiediamo al Ministro quali siano state le criticità rilevate in questa fase di attuazione del “servizio consolare itinerante” e quali le iniziative per porvi rimedio e potenziarne l’efficacia e, parallelamente, allargare l’ambito delle funzioni dei consoli onorari per corrispondere alle aspettative dei nostri connazionali all’estero”.
Altro che aspettative dei nostri connazionali all’estero! C’è da chiedersi se questi deputati abbiano ormai proprio perso ogni aderenza con la realtà di questi italiani all’estero.
Le aspettative dei connazionali all’estero sono, infatti, tutt’altre e mirate ad avere piccole unità amministrative periferiche, fisse, con impiegati a contratto e di ruolo, geograficamente vicine ai loro bisogni quotidiani.
Le aspettative dei connazionali sono quelle della fruizione agevolata dei servizi statali resi dai consolati con la decentralizzazione verso i maggiori centri d’emigrazione e non certo con l’impiegato ambulante, il quale una due volte al mese apre la bancarella in casa di chi lo ospita.
È per lo meno inopportuno (soprattutto da parte di politici eletti nella circoscrizione estero) chiedere il piazzamento di consoli onorari (che la casistica individua nel commerciante di successo, nell’avvocato amante dell’Italia o nell’accademico pensionato) in mezzo ai grossi centri di vecchia e nuova immigrazione. La figura del console onorario è per definizione concepita diversamente, lontana dai compiti che richiedono piena efficienza burocratica e amministrativa.
Particolarmente problematico appare l’affidamento dei nostri dati personali ad aiutanti saltuari e volontari che proprio questi consoli onorari, con gran disinvoltura, incaricano di volta in volta.
È quasi assurdo chiedere poi quelle “Presenze consolari”, che in alcuni casi ledono addirittura la dignità del servizio stesso (sia degli utenti, sia degli addetti ai lavori), che sono più costose delle presenze fisse garantite da piccoli distaccamenti dei Consolati Hub e che comunque si sono già rivelate del tutto insufficienti per soddisfare esaurientemente sul posto le esigenze degli utenti.
Ecco: inopportuna e assurda questa è la richiesta dei deputati PD firmatari, i quali sembrano essersi completamente dimenticati che è stato il proprio partito al Governo a dare l’ultima pesante stangata ai servizi consolari all’estero, nell’estate del 2014, ordinando la chiusura di ben 32 sedi estere.
È comunque inevitabile l’impressione che questi deputati, dopo un lungo silenzio, abbiano messo sulla propria agenda “i servizi consolari”, per chiedere al proprio partito -che ci governa- qualche briciola in più da buttare sotto il tavolo, dove di solito mangiano i cani.
Consoli onorari e impiegati ambulanti sono, infatti, briciole rispetto a quanto hanno pieno diritto gli italiani che hanno già percorso il difficile cammino della ricerca di lavoro all’estero.
A onor del vero, ricordiamo che sono in atto altre interrogazioni parlamentari, come l’ultima del 3 giugno a firma dei senatori Aldo Di Biagio (AP) e Claudio Micheloni (PD), i quali chiedono l’immediato ripristino dello Sportello Consolare a Saarbrücken (Germania) in sintonia con le Autorità politiche locali.