Il progetto del nuovo castello è firmato dall’architetto vicentino Franco Stella
Berlino ha di nuovo il suo Castello. Non quello di Charlottenburg, residenza estiva dei sovrani di Prussia, gravemente danneggiato dai bombardamenti bellici, ma ricostruito nel dopoguerra con assoluta fedeltà filologica, bensì quello centrale, affacciato su Unter den Linden e denominato “Berliner Schloss”, la vera grande reggia degli Hohenzollern. Lì hanno vissuto e tenuto corte durante i secoli, dalla metà del Quattrocento fino all’inizio del Novecento, principi del Brandeburgo, re di Prussia e imperatori di Germania. L’inaugurazione ufficiale del nuovo castello è avvenuta lo scorso 17 dicembre, con la possibilità di visite guidate digitali in modalità telematiche. Da gennaio sarà visitabile, pandemia permettendo, anche dal vivo.
La facciata del castello e i cortili interni sono stati ricostruiti come facsimili dell’originale residenza d’epoca rinascimentale. Ma dietro quella facciata si erge una struttura tutta nuova e modernissima, denominata “Humboldt Forum” e dedicata ai due fratelli von Humboldt: lo scienziato naturalista Alexander e il filosofo-linguista Wilhelm, grandi dioscuri della cultura berlinese. Si tratta, di fatto, di un nuovo grande museo, dalla superficie di oltre 30.000 metri quadri. Vi saranno ospitate varie collezioni d’arte permanenti (il Museo Etnologico e il Museo di Arte Asiatica) e varie mostre temporanee. Per i primi mesi del 2021 sono programmate l’esposizione interattiva After Nature, dedicata alle relazioni tra cambiamenti ambientali e sconvolgimenti sociali, e Berlin Global, una ricognizione sulla capitale tedesca e sulle sue connessioni con il resto del mondo. All’interno dell’Humboldt Forum si trovano inoltre caffè, negozi, ristoranti e un grande auditorium.
I lavori della nuova costruzione si sono conclusi dopo oltre otto anni di cantiere e una fase di progettazione di quasi due decenni. Non sono mancate le polemiche che del resto accompagnano da sempre la vicenda di quest’area della città. Quando le autorità della DDR decisero di abbattere (anziché restaurare) quanto rimasto in piedi del vecchio castello prussiano, colpito dalle bombe della guerra e gravemente danneggiato, arrivarono appelli dall’occidente per evitare lo scempio. Ma per i comunisti tedesco-orientali quel palazzo era il simbolo del militarismo prussiano e non fecero un passo indietro. Il castello fu abbattuto e sullo spiazzo, denominato allora Marx-Engels-Platz, venne successivamente eretto il Palast der Republik, sede della Volkskammer, la “camera del popolo”, parlamento della DDR.
Caduto il Muro, il governo della Germania riunificata decretò l’abbattimento del parlamento di Berlino Est per via dell’amianto presente nella struttura. Si levarono polemiche da parte di chi avrebbe preferito mantenere in piedi l’esistente magari trasformandolo in un museo della DDR. Si discusse a lungo se ricostruire il castello come era un tempo, oppure qualcosa di completamente nuovo, o anche di lasciare la piazza vuota. Alla fine prevalse il progetto proposto dall’architetto vicentino Franco Stella con la sua concezione di una struttura “mista”: da fuori una copia del castello settecentesco, dentro un centro polifunzionale moderno. Quella di Stella è una “lettura” suggestiva, che riecheggia l’italianità del Rinascimento: logge e porticati palladiani, la lezione della scenografia e del teatro. Alle tre ali originali, se ne aggiunge una quarta moderna che s’innesta con la stessa regolarità di aperture e volumi in un loggiato di pilastri e architravi contemporanee. I cinque portali d’accesso al castello sono stati ricollocati dove erano, ma di questi due sono diventati “porte di città”, nel senso che attraversano la struttura come una strada, in un dialogo continuo con il tessuto urbano circostante. Spettacolari i cortili interni destinati o ospitare concerti e altre performance artistiche. Raffinato il lavoro degli scultori sull’impianto di cemento rivestito di intonaci giallo mela e fregi.
Stella ha spiegato come la nuova ideazione del Castello abbia senso perché consente di ricostruire il sistema delle piazze circostanti e di chiarire l’architettura dei principali edifici del centro. «Con la distruzione del Castello – spiega l’architetto – si è persa anche la possibilità di comprendere il significato delle principali strade, piazze e palazzi del centro di Berlino, che avevano nel Castello il loro punto di riferimento». Quello costituiva infatti il punto di partenza e di arrivo del grande viale Unter den Linden, su cui sono allineati i maggiori palazzi pubblici e privati fino alla Porta di Brandeburgo, pensata dai re prussiani come Propilei del Castello. Attorno al Castello, sede del potere politico, erano disposti gli edifici simbolo della religione (il Duomo), della potenza militare (l’Arsenale), della Cultura (l’Altes Museum) in modo da formare una sorta di monumentale Piazza dei Quattro Poteri. Ora, conclude Stella, «attraverso sei portali sempre aperti, le piazze esterne si saldano con i cortili interni in un unico grande spazio pubblico al centro di Berlino».
L’inaugurazione è stata accompagnata, come era prevedibile, da nuove polemiche. Si contestano le diverse linee guida che si sono sovrapposte negli anni, così come le scelte artistiche che hanno portato al rifacimento della facciata. Si denuncia l’ansia di grandeur del tutto spropositata e inattuale, o anche il compiacimento puramente estetico-nostalgico della costruzione. Per taluni il costo di circa 700 milioni di euro è uno spreco ingiustificato in tempi di crisi. Si discute inoltre il fatto che i musei del Forum ospiteranno anche le mostre permanenti sull’arte di Asia, Oceania e Africa, collezioni per lo più di epoca coloniale che per molti sono “arte rubata”. Infine, qualcuno ritiene inopportuna la croce che svetta sopra la cupola del castello, esattamente come nella versione originale.