Oggigiorno sono tanti i siti di incontri, discussioni ed altro, ma ciò che maggiormente colpisce sono quei gruppi, in modo particolare su Facebook, che si rifanno ad un popolo, una nazione, una categoria e non sempre sono adatti per ciò che dovrebbe essere la finalità degli stessi. Ma questo da chi dipende?
Maggiormente dall’amministratore o dagli amministratori che per taluni gruppi farebbero meglio – come si suole dire – a stare a casa in “religioso silenzio”, senza dover smanettare sulla tastiera scrivendo corbellerie o rispondendo ad altrettante corbellerie con l’ignoranza più assoluta che ci sia. Ne potremmo citare alcuni ma, per amor di Patria, è preferibile non nominarli, basti solo pensare che molti di questi pur di “fare numero” accolgono “oves et boves et universa pecora”, senza neppure valutare se questa o quella persona possa far parte di un gruppo pubblico facente capo, ad esempio, ad un popolo od una nazione, oppure ad una determinata categoria.
Ma scendendo nel particolare, questi gruppi dovrebbero essere di aiuto, di sprone, di incoraggiamento ed invece la maggior parte delle volte trovi notizie che nulla hanno a che fare con quella che dovrebbe essere una giusta discussione, ed ecco allora che dovrebbe intervenire l’amministratore o gli amministratori che innanzitutto devono riformulare i messaggi, assicurandosi che parlino davvero delle situazioni per cui è nato un determinato gruppo ed anche delle difficoltà che, ad esempio, le persone stanno affrontando in questo momento e come poterle risolvere.
Per prima cosa controllare tutti i contenuti anche quelli che dovranno essere pubblicati in questo periodo: assicurarsi che siano ancora pertinenti e sensibili rispetto alla situazione che stiamo vivendo. Una volta rispettate queste semplici regole, dare spazio alla creatività: le idee non sono mai abbastanza. Per le aziende aperte, ad esempio, può essere proficuo pubblicare dei post di ringraziamento ai dipendenti e collaboratori, per chi è in lavoro a casa, invece, è consigliabile offrire una testimonianza, ad esempio raccontando come si sta affrontando questo delicato momento.
Infine, bisognerebbe mettere le proprie competenze al servizio della comunità, domandandosi cosa puoi offrire gratuitamente che fornirà valore educativo e sostegno. Utilizzare i social per informare la gente sulle modalità di supporto a cui ha diritto, condividendo articoli interessanti ed accertandosi sempre delle fonti: non veicolare informazioni inesatte, come spesso capita! E se ne si ha la possibilità, trovare nuovi modi per offrire ancora con garbo i propri servizi. Una palestra, ad esempio, può mettere a disposizione allenamenti con coach online, un ristorante offrire corsi di cucina.
Le idee possono essere tante. I social network aziendali – inoltre – permettono di rimanere in contatto mentre tutti praticano il distanziamento sociale, e come tali devono fornire azioni di supporto. De-commercializzati! Una buona gestione oggi ti aprirà un infinito mondo di connessioni e collaborazioni, da sfruttare appieno una volta che il mondo ripartirà. Ma – come sempre ci sta un ma! – se l’amministratore o gli amministratori non sono all’altezza, allora tutto è vano!