Come vi presentereste?
Fabrizio: Un ragazzino di origine italiane, con il papà musicista e la mamma cantante, che a 6 anni è stato travolto dal mondo della musica. Probabilmente anche per “colpa” dei miei genitori. Papà veniva da Barletta mentre mia madre è ungherese. A 11 anni avevo già il mio gruppo musicale a scuola. Suonavano il Rock ‘n Roll e da lì ho fatto tutto quello che si poteva fare da ragazzo serate musicali, piccoli concerti. Piano piano questo ci ha fatto arrivare negli studi e a conoscere le persone del panorama musicale degli anni 80. Dato che il nostro gruppo era internazionale, c’erano anche portoghesi e spagnoli, cantavamo spesso in inglese e qualche volta anche canzoni italiane.
Frank: Attore, cantante e compositore. Un artista a 360°C.
I rapporti con l’Italia come sono?
Fabrizio: Anche se mio padre viene da Barletta, io ho vissuto da piccolo qualche anno a Monfalcone e Gorizia. Fortunatamente ho ancora i rapporti con gli amici. Forse, direi, mi manca il fatto di non essermi ancora esibito, finora, su un palco italiano, ma non ne risento perché non mi sento fluido in italiano a tal punto da recitare in italiano. Non mi sento ancora a mio agio.
Frank: Il mio bisnonno era un tirolese, cacciatore se non erro. So che la famiglia ha origini molto antiche, nella zona di Predazzo. Se mi ricordo bene dovrebbe esserci un editto di un Vescovo di Trento, emanato nel 1423, in cui viene citata la mia famiglia, nobile a quanto pare. Un mio parente, un certo professore Luciano Felicetti, mi inserì anche nel libro di famiglia. Purtroppo nessuno me ne diede mai comunicazione e, di conseguenza, pare che siano trascorsi eventuali termini per le pratiche di finalizzazione e di riconoscimento. Sono stato a Predazzo diverse volte e, da bambino, sono stato sempre in vacanza in Italia. Sono particolarmente affascinato da Roma: sembra quasi che sia sempre lì ad accogliermi a braccia aperte.
Come sei arrivato nel cast di SnoWhite?
Fabrizio: Due anni fa ero stato a Neunkirchen per lo spettacolo Wasserphantasie in cui ho interpretato la parte di Barbanera. Quando avevo fatto l’audizione la chimica era perfetta: ho notato che con il regista eravamo sulla stessa lunghezza d’onda. Una persona molto autorevole ma allo stesso molto aperta. Da lì è nata una bella amicizia professionale. Più o meno nello stesso periodo lui si occupava anche della regia di SnoWhite a Bonn. Quindi ho avuto la possibilità di interpretare il cacciatore a Neunkirchen.
Frank: Sono stato parte del processo creativo. Grazie al supporto di un drammaturgo sono riuscito a dar voce a una Biancaneve più moderna. Difficile definire la durata: ci sono dei periodi in cui vai a tavoletta e altre settimane in cui non riesci a fare assolutamente nulla. Riassumendo posso dire che la prima versione ha richiesto un anno di lavoro. L’idea di rivisitare uno dei racconti più conosciuti per bambini non è sorta spontanea, bensì è stata un incarico dello Staatstheater di Saarbrücken. La prima messa in scena non è stata fatta proprio fedele al testo. Io l’avevo scritto per tre streghe, con chiaro riferimento al Macbeth di Shakespeare o al Faust di Goethe ma anche per i 7 nani. Tuttavia la decisione, per diversi motivi, è stato di avere una sola strega con dialoghi (le altre erano pure ballerine) e dei 7 nani eravamo solo io e un altro attore, quindi 5 nani senza alcun dialogo.
Cosa ci svelate del vostro ruolo?
Fabrizio: È un ruolo molto bello che fa venir fuori le mia capacità di attore. Ho studiato recitazione con un’insegnante molto apprezzata con ottime capacità. Quello che mi affascina di più del personaggio è la sua sfaccettatura. Prima di tutto è un assassino, ingaggiato dalle streghe per uccidere SnoWhite anche se, in realtà, sanno che lui non lo farà mai. In effetti il cacciatore si innamora di SnoWhite non appena le guarda negli occhi. Lo scopo vero dell’ingaggio delle streghe è di liberarsi della regina superstar che rompe le scatole con i suoi continui interrogativi allo specchio. La sfida del ruolo sta nel fatto di dover interpretare un personaggio che crede di vivere in un sogno e che si rende conto di trovarsi nella realtà solo nel momento in cui viene marchiato a fuoco dalla regina. Ritengo che, per un attore, questo ruolo permetta di vivere diverse emozioni. Sono talmente affezionato a questo ruolo che non lo cambierei per nessun altro ruolo dello stesso spettacolo. Forse questo è dovuto anche al fatto che in questo gruppo di attori e ballerini tutti si rispettano e c’è una bella atmosfera. Tutto è perfetto così come è.
Frank: Mi piace il ruolo del capo nano nella nuova versione snellita, ovvero alleggerita da parti che nel frattempo erano obsolete, arricchita di testi rap, e, finalmente, ha 7 nani parlanti con caratteristiche proprie, il che si avvicina di più alla mia idea originale. È possibile fare più cabaret (la funzione originaria dei nani) e c’è molto più da ridere.
In questo musical recitate e cantate. Ma le vostre capacità non si limitano a queste. Quale aspetto vi rappresenta maggiormente?
Fabrizio: Non saprei cosa dire. Mi piace, per esempio, reinventare le storie musicali, prendendo componenti del cast originale di un musical e riscrivere musicalmente la storia portando la mia interpretazione in scena. Ma anche cantare e recitare è parte di me. Sono tutti aspetti della mia personalità. L’unica cosa che mi sento di dire è che mi sento, in ogni caso, collegato al 100% alla musica. Senza musica non penso che riuscirei a dare il meglio di me stesso.
Frank: Riuscire a mettere piccole chicche qua e là, come la citazione di Fellini. Non è proprio il fascino di Roma, anche se la citazione non è a caso. È il la che dovrebbe portare il mio nome, Felicetti. Infatti, quando il nano viene mandato a prendere il racconto di Biancaneve chiede quale debba prendere se la versione di Walt Disney, quella dei Fratelli Grimm o quella di una certo italiano, Fellini o Fettuccine.