Otto secoli fa Federico II di Svevia scelse la città come sede imperiale
Un recente sondaggio del quotidiano economico e politico Italia Oggi e dell’Università La Sapienza di Roma ha posizionato Foggia e la Capitanata all’ultimo posto, in Italia, quanto a qualità della vita. Come pugliese nativo di Foggia ho appreso la notizia con tristezza e anche con un pizzico di indignazione. Ha avuto l’effetto di un colpo allo stomaco e vivere in Germania, a 1100 km di distanza da Foggia, non fa alcuna differenza, anzi. Essere ultimi, nonostante la ricchezza e la bellezza della Capitanata non può lasciare i suoi abitanti indifferenti senza che ci sia un rigurgito d’orgoglio che li faccia reagire. Ma la reazione dev’essere quella giusta. Non bisogna rivolgerla contro chi ha fatto il sondaggio. Come ogni sondaggio i criteri sono opinabili. Se il Sud Italia continua ad essere il fanalino di coda, non solo a livello nazionale ma anche europeo, le colpe non possono essere addebitate alla politica centrale. Esse hanno origine nel territorio e ne sono responsabili i cittadini che ci vivono. Se Foggia ha la reputazione che ha, dipende dalla incapacità dei foggiani, soprattutto di quelli che svolgono un ruolo nella società e nelle istituzioni, di fare squadra. Buona parte delle colpe sono imputabili ai cittadini e al disinteresse verso la città in cui vivono, verso ciò che è pubblico e che appartiene a tutti. Il risultato è che molti giovani e giovanissimi abbandonano la nostra terra. Una terra che ha potenzialità immense, in gran parte ancora da scoprire. Molte legate alla cultura, di cui la Capitanata è ricca.
C’è stato un tempo che Foggia è stata capitale del mondo, per lo meno del mondo che contava. Lo è stato grazie a uno dei personaggi storici più illuminati e poliedrici del Medioevo, Federico II di Svevia. In questo articolo ne raccontiamo l’incoronazione a Imperatore e ciò che fece negli anni successivi.
Dopo otto anni trascorsi in Germania, nel 1220 Federico II rientra in Italia e il 22 novembre a Roma viene incoronato Imperatore del Sacro Romano Impero. Ha solo 25 anni e il mondo ai suoi piedi. La data e l’evento stesso dell’Incoronazione rappresentano uno spartiacque nella vita dell’uomo e nel destino dei territori a lui sottoposti. Il 22 novembre 1220 lo Stupor Mundi ha già le idee chiare sulla concezione dell’Impero e su come impostarne il governo.
Secondo lo studioso foggiano Giuseppe de Troia per Federico II “gli anni trascorsi in Germania furono di grande utilità per il suo programma di sviluppo e di organizzazione del Regno di Sicilia. In particolar modo apprezzò molto le potenzialità dei Cistercensi e dei Cavalieri Teutonici: un ordine religioso e un ordine cavalleresco”. Dei primi si servì per le loro qualità di agricoltori e di architetti e costruttori. I secondi diventarono una componente importante, fedele e sottomessa, del suo esercito. Nel suo volume “Federico II. L’Urbe Foggia sia regale inclita sede imperiale” de Troia afferma che Cistercensi e Teutonici “furono gli Ordini coi quali Federico strinse i rapporti più stretti durante gli anni vissuti in Germania. E furono queste due conquiste che portò seco nel suo Regno del Sud unitamente a tante altre esperienze”. Pochi mesi prima di partire alla volta dell’Italia Federico riuscì a far eleggere Re di Germania suo figlio Enrico, ancora bambino di nove anni. Secondo Ortensio Zecchino, ex Ministro dell’Università, specialista di storia del diritto e Presidente del Centro Europeo di Studi Normanni di Ariano Irpino, l’atto segnò “l’inequivoca volontà di Federico di mantenere per sé l’Impero e il Regno di Sicilia”.
Ma arriviamo all’incoronazione
La descrizione che segue è tratta dal suddetto volume di Giuseppe de Troia. “Nella primavera del 1220, da Francoforte Federico ripartì per l’Italia, ove giunse nell’ottobre 1220. … Il 22 novembre 1220, festa di Santa Cecilia, tra una gran massa di popolo festante, ali di principi e di nobili giunti da ogni parte del mondo di allora, file interminabili di chierici, vescovi e cardinali, in un’atmosfera di grande solennità, Federico II varcava la soglia d’argento di San Pietro in Roma. All’altare maggiore era ad attenderlo, coronato della tiara d’oro, il pontefice Onorio III. Reso omaggio di devozione ed il giuramento di fedeltà alla Chiesa di Cristo, Federico II riceveva dal Papa la corona imperiale, la spada, lo scettro e il globo crocifero. Ancora, innanzi al cardinale Ugo da Ostia, il novello Imperatore assumeva la croce, quale impegno solenne per la crociata di Terra Santa nel successivo agosto”.
Poche settimane dopo, circa a metà di dicembre 1220, Federico varcò vicino Capua il confine del (suo) Regno di Sicilia. Wolfgang Stürner, professore emerito di Stoccarda e autore della monumentale biografia “Friedrich II.” afferma che dopo l’incoronazione “Federico si ritrovava in una posizione radiosa, quella che peraltro egli riteneva gli spettasse di diritto, e alla quale, come sottolineava di continuo, Dio stesso lo aveva miracolosamente elevato”.
Il 22 novembre 1220 Federico II di Svevia, neo Imperatore del Sacro Romano Impero, sa già che eserciterà la sovranità attraverso la legge e che la legge sarà improntata a criteri di giustizia e di non prevaricazione. Sa già che governerà l’Impero dal Regno di Sicilia. Sa già che non potrà esserne Palermo la capitale. Dopo otto anni di lontananza è consapevole della situazione di caos venutasi a creare in Sicilia con le rivolte dei Saraceni. Ciò dovrebbe indurlo ad affrettare il ritorno. Decide invece di seguire la via Traiana e di dirigersi in Puglia. Superati i monti Dauni davanti a lui si apre lo spettacolo del Tavoliere, “Piana di Puglia, luce dei miei occhi” come lui stesso l’avrebbe poi chiamata. A metà febbraio 1221 è a Foggia. Due anni dopo dà ordine di costruire il suo Palazzo imperiale. Dal 1224 inizia la deportazione dalla Sicilia a Lucera dei Saraceni ribelli. Trasforma la Capitanata in un laboratorio etnico, sociale, politico. Sempre nel 1224 fonda l’Università di Napoli. È qui che verranno prodotte le competenze per governare il regno. Conia monete. Costruisce domus, castra, chiese. Apre la sua Corte alle migliori menti del secolo: letterati, filosofi, giuristi, scienziati, architetti. Molti alloggeranno, a Foggia, negli appartamenti della “Hostaria Grande” (visibile nella pianta cinquecentesca della Biblioteca Angelica, ubicata sulla via principale non lontano dal Palazzo imperiale). Tra loro Pier delle Vigne, che sarà uno dei suoi principali collaboratori dal 1220 al 1249. A lui Federico affida la supervisione dell’attività legislativa culminata con le Costituzioni, promulgate a Melfi, vicino Foggia e rimaste in vigore per circa sei secoli nel Regno di Sicilia.
Il ruolo di legislatore di Federico fu mal tollerato dai papi che ci videro ingerenze con il loro potere temporale. Questo contribuì ad acuire il conflitto tra i due poteri universali, tra Chiesa e Impero, in un momento in cui quest’ultimo aveva raggiunto il suo apogeo: il trentennio dal 1220 al 1250, anno di morte dello Stupor Mundi. La sesta crociata che Federico II, nonostante la scomunica di Gregorio IX, condusse da metà 1228 a metà 1229 e grazie alla quale conquistò Gerusalemme con la diplomazia e senza spargimento di sangue, fu uno dei capitoli più importanti di quel periodo storico. Federico morì il 13 dicembre 1250 a Fiorentino, a circa 40 km dal suo Palazzo imperiale di Foggia, purtroppo andato poi perduto. Di esso è rimasto soltanto l’Archivolto che ne rappresentava il portale d’ingresso e una epigrafe in cui si legge che Federico volle che la città fosse “Regale inclita sede imperiale”.
Nella primavera 2021 una Stele ottagonale donata dal prof. Johann Heinrich von Stein di Stoccarda verrà collocata in prossimità dell’Archivolto quale memoriale offerto in onore del grande Imperatore. Auspicabilmente la Stele contribuirà a creare consapevolezza, nei foggiani e negli abitanti dell’intera Capitanata, del glorioso passato della loro terra.