Torna uno sportello consolare che, nel frattempo, vanta tanti padri
Durante l’ultima assemblea generale del C.G.I.E., il Sottosegretario agli Esteri Ricardo Merlo ha confermato quanto parecchi davano ormai per scontato: si riapre uno sportello consolare a Saarbrücken.
In fondo, non parliamo della riapertura di un grosso consolato come Amburgo, non parliamo di una grande correzione degli errori commessi sulla rete consolare in Germania, dove nel 2010 furono falciati tre consolati e un’agenzia consolare, eppure, la notizia è, sotto vari aspetti, veramente degna di nota.
Innanzitutto, si tratta di un passo indietro e di una correzione, proprio perché si “riapre” una postazione già chiusa e, pertanto, ci troviamo davanti all’ammissione che la chiusura degli sportelli consolari in Germania (Norimberga e Saarbrücken) fu veramente un errore imperdonabile.
Le due chiusure non hanno, infatti, mai avuto alcuna ragione di essere sotto l’aspetto del risparmio e tantomeno sotto l’aspetto logistico. Un errore che, anzi, ha ingolfato irrimediabilmente i due grossi consolati a Francoforte e a Stoccarda.
Connivente, in tutta questa scriteriata manovra, era il Ministero degli Affari Esteri che, pur di completare la lista di chiusure richiesta in nome del risparmio totale nella Pubblica Amministrazione (la Spending Review, per chi l’avesse dimenticata) allungava la lista dei sacrifici con la chiusura d’innocui sportelli consolari, privi di qualsiasi Lobby, ma sufficienti per fare dire al MAE “abbiamo chiuso ben trentadue Sedi in nome del risparmio!”.
Intendiamoci bene, già nel 2009, quando Alfredo Mantica di Alleanza Nazionale annunciava la chiusura di vari Consolati, salvando però i servizi con l’apertura degli “Sportelli Consolari”, non mancavano le proteste. Gli italiani a Saarbrücken scesero in piazza, l’opinione pubblica tedesca fu coinvolta, il quotidiano ”Saarbrücker Zeitung” parlava di “atmosfera gelida” nell’incontro tra il Governatore Peter Müller e l’Ambasciatore Valensise. La calma rientrò solo quando gli Sportelli Consolari si rivelarono di grande efficienza. Comites e CGIE cominciavano a formulare la tesi: mandare via il Console non fa poi tanto male. L’importante è che la gente possa richiedere i servizi senza grosse distanze.
L’Intercomites Germania, già dieci anni fa, rendeva concreto il concetto della “decentralizzazione dei servizi”. Ancora oggi il portavoce Intercomites, Dr Tommaso Conte, continua ad asserire che la definizione dei Consoli in Germania quali “agenti della diplomazia italiana” è sbagliata. Preferisce la definizione più manageriale di “dirigenti di unità amministrative”.
La massima del Dottore di Stoccarda è: nulla in contrario a meno consoli e più servizi. Meno consolati generali e più uffici periferici sparsi sul territorio, vicini alla gente.
Fu, pertanto, il Sottosegretario agli Esteri Lapo Pistelli del PD a rompere la tregua nel 2014 con l’annuncio della chiusura anche degli Sportelli Consolari. Alcuni eletti all’estero, come Aldo Di Biagio, Claudio Micheloni e Franco Narducci, fecero il diavolo in quattro per evitare queste chiusure, ma i rispettivi partiti di appartenenza misero il bavaglio a tutti. Poco contavano i bisogni degli italiani emigrati al confronto del terrore di altri possibili tagli all’interno del Dicastero degli Esteri.
La riapertura di Saarbrücken serve quindi anche a farci meglio comprendere quale sia il reale rapporto tra guida “politica” e guida “reale” del MAECI. I diplomatici che guidano il MAECI, infatti, restano mentre i politici passano.
Ce ne rendiamo conto meglio, leggendo proprio il comunicato stampa del Senatore Merlo quando ufficializza la riapertura di Saarbrücken: “Ringrazio tutti coloro che hanno contribuito a questo risultato, dal Comites di Francoforte a tutte le forze sociali e le associazioni italiane che dalla Germania si sono fatte sentire chiedendo con forza di riattivare la sede consolare; ringrazio il Direttore generale per gli italiani all’estero alla Farnesina, Luigi Vignali, il capo del personale, Varriale, e il Segretario Generale della Farnesina, Amb. Elisabetta Belloni. Fondamentale è stato anche l’appoggio del Governatore del Saarland, Tobias Hans“.
Perché un politico di rango come il Senatore Merlo sente il dovere di ringraziare i Direttori Generali della Farnesina? Non dovrebbero essi seguire le linee guida dei vertici politici del Dicastero? La risposta è semplice. Il grazie è doveroso perché se i diplomatici non vogliono, non si apre nulla, nemmeno una finestrella al posto dello sportello.
Partendo dal comunicato stampa del Senatore Merlo, con il quale ringrazia il “Comites di Francoforte”, intendendo evidentemente quello di Saarbrücken, la lista dei ringraziamenti ci porta alla domanda sulla reale paternità di questa eccezionale riapertura.
Cominciamo proprio con il Comites di Saarbrücken. Le proteste del Comitato finivano nel 2014. Il Presidente del Comites del Saarland, Cavalier Giovanni Di Rosa, brindava all’apertura del “Consolato Onorario” a Saarbrücken. Certo, si trattava del male minore a fronte della scelta “o Console Onorario o niente”. L’offerta di un Console Onorario chiudeva comunque la fase dell’indignazione, il Comites si arrangiava con questa nuova realtà.
Solo dopo circa tre anni di gestione del Consolato onorario definita, per pura educazione, “insufficiente” (il Console Onorario, Avvocato Michael Hahn, rifiutò il congegno per le impronte digitali a distanza per le domande di passaporto) il Comites di Saarbrücken si accorse che “c’era del marcio in Danimarca” e Saarbrücken diventava sempre più come la Copenaghen di Amleto.
Partivano i primi comunicati, seguivano gli appelli per un rafforzamento dei servizi consolari e si concretizzava l’accenno, se pur lentamente, al ritorno di uno sportello consolare. Seguiva poi l’unione delle forze con il Comites di Francoforte al momento in cui era evidente che servizi consolari efficienti a Saarbrücken sarebbero stati di giovamento anche per gli italiani del Palatinato (Kaiserslautern, Trier, ecc.). Ed ecco il primo papà acclamato del neo annunciato Sportello Consolare: il Comites di Saarbrücken, prima indeciso, ma che poi è veramente meritevole di firmare il riconoscimento della paternità di quest’unità operativa e senza l’esame del DNA.
Ricardo Merlo ha ringraziato anche Tobias Hans che è il Governatore della Saar e appartiene al partito della Cancelliera Merkel, CDU. Il Capo del Governo, Regionale mette a disposizione locali gratuiti che ospiteranno il resuscitato Sportello Consolare e, pertanto, anche lui ha il diritto a essere definito almeno “padrino” di questa riapertura.
Ma un semplice grazie al Governatore tedesco sembra non bastare. Attorno alla Democrazia Cristiana, CDU, del Saarland ruota l’uno o l’altro soggetto di origine italiana che non ha potuto fare a meno di legare il proprio nome alla riapertura dello Sportello Consolare, reclamandone su Facebook almeno una “paternità parziale”. Comunque, aver già parlato con qualche politico in passato dell’eventualità di apertura di un “Consolato Generale” a Saarbrücken è veramente pochino per sviluppare istinti paterni verso i neo servizi consolari nel Saarland e forse l’uno o l’altro si dovrà accontentare di passare alla storia tutt al più con il grado di parentela di “Zietto dello Sportello Consolare”.
Chi non reclama paternità, anche se in realtà dovremmo parlare di “maternità“, è la Confsal-Unsa, il maggiore Sindacato della Farnesina. Eppure l’influenza su quest’apertura da parte del Sindacato esiste e si vede, anzi si legge. Dieci anni di denunce, d’interventi pubblici, articoli, appelli e comunicati contro l’assottigliamento dei posti di lavoro, per il personale di ruolo inviato da Roma e per gli assunti sul posto, a causa delle chiusure delle sedi consolari sono ben documentati.
Storica fu l’occupazione della sede dello Sportello Consolare a Saarbrücken nel 2014 capeggiata da Iris Lauriola, Segretario Nazionale della Confsal-Unsa Esteri, con il Senatore Claudio Micheloni del PD al fianco del Comites di Saarbrücken. Si sfiorarono per un pelo l’intervento e lo sgombero da parte della Polizia con i titoli dei giornali “Sindacalista, Senatore e Comites arrestati in Germania”.
Qualcuno, però, aveva già preparato il terreno del dissenso. Il rappresentante della Confsal-Unsa nella Saarland, Pasquale Marino, aveva, infatti, già teso una fitta rete di contatti con i politici locali e con il DGB, i sindacati confederali, ottenendo personalmente prima dal Governatore Peter Müller poi dal Sindaco di Saarbrücken Charlotte Britz e, in seguito, dalla Governatrice Annegreth Kramp-Karrenbauer la disponibilità di locali gratuiti per mantenere in essere lo sportello consolare. L’offerta fu in un secondo momento formalizzata dai politici saarlandesi e indirizzata ai colleghi istituzionali italiani. La Confsal-Unsa mamma dello sportello consolare? Perlomeno “ostetrica”, in un parto così difficile. Questo sì.
Assente in questo lungo elenco è Anna Mastrogiacomo, Coordinatrice uscente del MAIE per l’Europa. È stata lei a procurare a Ricardo Merlo tutto il carteggio su Saarbrücken, quando per i vertici del MAIE la regione Saar era più lontana e sconosciuta della Tanzania. Molto probabilmente è stato grazie ad Anna Mastrogiacomo se il Senatore Ricardo Merlo ha riconosciuto che, con la riapertura di Saarbrücken, il MAIE creava una formidabile occasione di attendibilità, in un’operazione a costo zero, e la base per un futuro incremento dei consensi elettorali nel cuore dell’Europa.
Vale, per chiuderla qui, la verità di sempre: il frutto è di chi lo coglie. Chi ha avuto cioè la facoltà e la capacità di stendere la mano e staccarlo dall’albero al momento giusto.
Pochi si ricordano chi ha piantato l’albero, chi ha coltivato il terreno e quanto sole è stato necessario per maturare.
Il frutto di Saarbrücken è del Dott. Merlo Ricardo, Leader e fondatore del Movimento Associativo Italiano all’Estero, Senatore della Repubblica Italiana, di professione Sottosegretario di Stato agli Affari Esteri e alla Cooperazione Internazionale. Tutto il resto è storia. Lunga vita allo Sportello Consolare a Saarbrücken.