Cos’ è la memoria?
La memoria, è insieme all’intelligenza, una delle funzioni più complesse dell’attività umana e può essere definita come la capacità di immagazzinare e di rievocare informazioni; essa è la base di tutti i processi mentali superiori: è essenziale per risolvere problemi, elaborare concetti, prendere decisioni. Il cervello umano, che rappresenta il 2% della massa corporea, utilizza a riposo il 20% dell’ossigeno al fine di metabolizzare il glucosio che fornisce energia al cervello. Questo organo, a riposo, consuma quindi un quinto della energia necessaria per mantenere le funzioni vitali del nostro organismo. Quotidianamente, tramite i nostri sensi, il cervello riceve enormi quantità di segnali di vario genere, dei quali siamo più o meno consapevoli, la maggior parte dei quali non lascia traccia.
Come si classifica la memoria?
La memoria viene classificata in quattro gruppi:
•memoria di apprendimento, che è la capacità di trattenere ed elaborare le informazioni. Richiede attenzione e concentrazione, ed è il requisito fondamentale per imparare, così importante nella fase scolare della nostra vita. Questo tipo di memoria comincia a declinare già dai 40 anni di età. •Memoria episodica, che riguarda le esperienze personali, come cosa si è mangiato a cena il giorno precedente, dove si é festeggiato l’ultimo compleanno. •Memoria semantica, che riguarda la conoscenza degli oggetti, degli animali, degli avvenimenti e dei concetti, come ricordare la forma della giraffa, la differenza fra una bicicletta e la motocicletta. •Memoria procedurale, che riguarda le abilità manuali e mentali automatiche inconsce, come guidare l’auto cambiando la marcia utilizzando la frizione.
E se l’udito e la vista non funzionano bene?
I sensi sono essenziali per l’acquisizioni di nuove informazioni, che poi vengono immagazzinate nella memoria. Ad esempio, una persona che soffre di riduzione senile dell’udito, che si manifesta con l’incapacità di sentire i suoni di frequenza elevata, può facilmente non udire lo squillo del telefono o del campanello, può avere problemi nell’ascoltare la voce delle persone, specialmente delle donne, e può avere difficoltà nel comprendere le parole ricche di consonanti come F, S, e Z. Chi è affetto da questo disturbo può apparire smemorato, quando, invece, il vero problema è la non corretta o mancata percezione delle informazioni. Similmente anche i disturbi della vista possono determinare, anche se indirettamente, deficit della memoria. Se la memoria funziona bene dipende oltre che dal grado di integrità degli organi di senso, anche dal livello di attenzione che l’individuo rivolge ad un determinato fatto, dalla risonanza affettiva che quest’ultimo esercita, come pure dalle circostanze in cui l’evento deve essere ricordato. Una persona può, per esempio, avere a disposizione un tempo adeguato per richiamare un’informazione o essere costretto a rispondere molto velocemente; può essere rilassato oppure trovarsi in uno stato di apprensione o ansia, che influenza negativamente la memoria; e inoltre può trovarsi in un ambiente comodo e tranquillo oppure pieno di gente, caotico e ricco di distrazioni.
Quali sono le cause dei disturbi alla memoria?
I disturbi della memoria sono spesso dovuti ad un normale invecchiamento. Il 40% degli anziani presenta la cosidetta “smemoratezza benigna” o compromissione della memoria legata all’età. In altri casi possono nascondere una condizione di tipo depressivo o essere l’espressione di un’altra malattia non neurologica. In molti casi, però i disturbi cognitivi ed in particolare i disturbi della memoria possono essere il primo sintomo di una malattia al cervello progressiva. Anche in questi casi una diagnosi precoce può aiutare ad iniziare subito una terapia specifica finalizzata a rallentare la progressione dei disturbi. Gli studi demografici indicano chiaramente che nella società occidentale sono sempre più le persone anziane: la percentuale di individui al di sopra dei 65 anni è sempre più alta, ed ancora di più sono coloro che raggiungono e superano gli 80 anni di età. Col crescere dell’età media della popolazione diviene, quindi, sempre più importante comprendere come vivere al meglio questo periodo di vita, aiutando le persone sane ad invecchiare con successo. La depressione e l’ansia sono le due cause principali dei problemi di memoria soprattutto in età anziana: monopolizzano l’attenzione in modo da rendere impossibile al soggetto di concentrarsi su qualsiasi altra cosa. In questi due stati emotivi non si ascolta veramente, non si notano grandi cose del mondo esteriore, si è girati verso se stessi: non si registra quindi come di solito quando si ha le mente disponibile.
Ci sono altre cause?
Molte altre condizioni possono provocare disturbi alla memoria se non sono trattati in tempo: l’ipertensione, il diabete (anche i casi leggeri), i disordini della tiroide, le carenze alimentari, in particolare quelle associate all’alcolismo, l’esposizione regolare a tossine come i pesticidi nell’agricoltura e il piombo nella pittura. Anche l’uso non appropriato di farmaci, in particolare ansiolitici e sonniferi, può causare disturbi della memoria.
È possibile fare qualcosa?
E‘ ancora frequente il pregiudizio che l’invecchiamento determini, inevitabilmente un indebolimento più o meno evidente della memoria; avviene così che disturbi lievi, creduti, in modo sbagliato, inevitabili ed incurabili, siano trascurati. Se è vero oggettivamente che la memoria si riduce con l’età, è altrettanto plausibile che essa può continuare a funzionare normalmente se la si aiuta. Negli anziani l’apprendimento e la capacità di memoria nel loro insieme persistono abbastanza normali. Molti studi riportano che la memoria inizi a diminuire poiché una persona smette di utilizzare i metodi abitualmente adoperati in passato per ricordare con migliori risultati. L’abilità non sfruttata viene perduta. In alcuni anziani si può palesare un disturbo della memoria correlato all’età che però non compromette lo svolgimento delle abituali attività; è dunque fondamentale non drammatizzare. Si tratta di manifestazioni non patologiche, come lo sono la presbiopia o la diminuzione della forza muscolare. Nel momento in cui una persona accusa disturbi di memoria che ostacolano la possibilità di vita autonoma o che riguardano le informazioni importanti è necessario rivolgersi al medico curante. L’esercizio aiuta! Anche per i disturbi della memoria vale la regola che l’efficacia di un intervento terapeutico, e quindi la possibilità di ottenere una guarigione o comunque un controllo adeguato, è condizionata dalla tempestività con la quale si riconosce una malattia.
Esistono metodi ed esercizi che possono aiutare a mantenere giovane la memoria oppure a bilanciarne le lacune?
Innanzitutto è necessario avere interesse a ciò che si vuole o si deve ricordare: la memorizzazione non è un fatto meccanico, ma richiede partecipazione attiva, anche emotiva, a ciò che si vuole tenere in mente: è più facile dimenticarsi di ciò che non si vuole ricordare. La concentrazione e L‘attenzione sono altrettanto necessari ad attivare i meccanismi cerebrali della memoria e dell’apprendimento; per questo anche le condizioni ambientali, in cui si apprende, e il tempo, che a questa attività si dedica, hanno una grande importanza: sarà sempre più difficile ricordare cose lette in fretta, magari in un ambiente rumoroso, e disturbati da altri stimoli. Assume poi un ruolo determinante l’esercizio. L’esercizio può essere costituito da riassunti di letture o di programmi televisivi mentalmente o ad alta voce, almeno una volta al giorno; un’alternativa è la ripetizione, che ricorda i tempi della scuola, di filastrocche, poesie o storielle. La creazione di collegamenti tra nomi, oggetti o fatti, oppure la loro trasposizione in immagini, colori o numeri richiedono l’elaborazione del contenuto di una cosa da ricordare e costituiscono un altro metodo diffusamente impiegato per facilitare il ricordo. In alternativa è utile aumentare interessi ed attività in modo da esercitare indirettamente e spontaneamente anche la memoria.
Stratagemmi per aiutare la memoria
Se non ci si fida della memoria, è possibile aiutarla ricorrendo ad alcuni stratagemmi che la possono sostenere e, divisibili in due categorie. La prima comprende gli ausili che servono a ricordarci che dobbiamo fare qualcosa, anche se non specificano cosa dobbiamo fare (sveglie, timer, nodi ai fazzoletti ecc). La seconda include, le agende, i computer, i blocchi per gli appunti, i registratori ecc.. che servono per fissare le informazioni che si vogliono conservare. Un problema frequente, soprattutto fra gli anziani, è costituito dalla perdita degli oggetti: chiavi, penne, forbici, utensili. Per porre rimedio a questo problema è fondamentale cercare di essere organizzati assegnando a ciascun oggetto una collocazione stabile; è conveniente rendere più visibili gli oggetti di piccole dimensioni che si nascondono facilmente: un nastro colorato legato alle forbici, il cordoncino per assicurare gli occhiali al collo. Un altro consiglio importante consiste nel portare a termine le azioni cominciate per non rischiare di lasciarle in sospeso: dimenticare il gas oppure le luci accesi. E ricordiamoci: non hanno ancora inventato farmaci miracolosi per la memoria.
Se non usi il cervello lo perdi. Sono i fattori positivi che aiutano a mantenere lo stato cognitivo: la scolarità, l’interesse culturale, l’avere uno scopo nella vita, i rapporti sociali, la lettura, il gioco a carte. Rimanere attivi nell’età anziana è un imperativo. Considerate l’Università per gli anziani, che in Germania è una bella realtà, ed è praticamente gratuita: approfittatene!