In ricordo di don Silvano Coldebella
Quando nel ’91 don Gianantonio, allora Provinciale della Veneta Ovest, mi comunicò che, in sostituzione del confratello che rientrava in Italia, sarebbe venuto don Silvano a Mainz, mi volle rassicurare :”È vero, don Silvano ha una certa età, ma ritengo che almeno per una decina d’anni potrà dare un valido aiuto”. In realtà gli anni furono 25, e tutti di una intensa operosità pastorale.
Chi era don Silvano?
Trascrivo un paio di messaggi fra i molti, semplici e belli, che mi giunsero da Mainz alla notizia della sua morte.
“Ricorderemo sempre il suo sorriso e la sua bontà, che aveva per tutti noi, soprattutto per gli ammalati e le persone che andava a trovare. Don Silvano amava molto guidare la sua vecchia Fiat Punto, e quante volte ci faceva preoccupare con la sua guida…speciale! Don Silvano, oggi ci hai tolto il sorriso dalla bocca, ma nei nostri cuori ne hai regalato moltissimi, anche con la tua ironia. Veglia su di noi”.
“Uomo di grande fede. Tutti quelli che l’hanno conosciuto, gli vogliono molto bene. Era così dolce! Aveva meno teologia, ma era molto amorevole, diretto”.
Ormai prossimi al nostro rientro definitivo in Italia, gli feci un’intervista, pubblicata nel Numero Unico, stampato nella ricorrenza del 50.mo anniversario della fondazione della parrocchia italiana. La trascrivo tale e quale, perché fotografa bene il prete e salesiano.
Don Silvano, sei arrivato a Mainz nel 1991 a una età non più giovane. Come hai vissuto questi 25 anni?
È stato un grande dono di Dio. Mi sono trovato in un ambiente, dove potevo fare…tutto quello che volevo; magari di più.
Hai trovato delle difficoltà?
Certo, per esempio quella della lingua; ma il Signore mi ha sempre insegnato a superarle.
In che cosa consisteva il tuo lavoro pastorale?
Ho cercato di visitare e curare anzitutto le famiglie e i gruppi di italiani dei paesi fuori Mainz da Bingen ad Alzey, da Nackenheim ad Oppenheim …
Hai dato molto alle persone che hai incontrato. Hai anche ricevuto?
Molto. Soprattutto ho trovato grande accoglienza.
Che cosa hai imparato?
Ho scoperto che ogni persona ha una ricchezza umana smisurata. Vi sono tante persone di profonda religiosità e di sane tradizioni cristiane.
Prima di venire a Mainz, sei stato parroco a Belluno e a Verona.
Qui in Germania ho trovato una religiosità più semplice e più profonda.
Facevi anche la visita agli ammalati in ospedale.
Sì, e anche qui ho sempre trovato persone grate della visita, che molti ricordano ancora ad anni di distanza. E pensavo sempre: come posso io non amare persone che Dio per primo ama?
Dove andavi quando uscivi in macchina (ma quando mai tu andavi a piedi?) il sabato mattina?
Passavo al mercato da Mario Vicentini e Salvatore Mendolia, che mi riempivano la macchina di ogni ben di Dio, che poi io portavo a chi era bisognoso.
In conclusione…
Non so se avrei avuto altrove la possibilità di fare un’esperienza così vasta, ricca e profonda.