In tempi di crisi nera non ha senso continuare a spendere 6 milioni di euro l’anno per riunire 94 persone in giro per il mondo, quando da tre legislature gli italiani emigrati sono rappresentati dai parlamentari eletti all’estero.
È questo il senso della battaglia che sin dal 2006 sta portando avanti il senatore Pdl Antonio Razzi (nella foto) e che solo ora ha concretizzato con un disegno di legge presentato al Senato per abolire il Consiglio generale degli italiani all’estero (Cgie).
Una questione molto abruzzese visto che dalla nostra regione provengono anche il segretario generale dell’organismo, Elio Carrozza (Belgio) e i componenti Nello Collevecchio (Venezuela), Alberto Di Giovanni (Canada) e Franco Santellocco (Algeria) che è pure vicepresidente del Consiglio regionale abruzzesi nel mondo (Cram). Quest’ultimo, raggiunto telefonicamente in Turchia, ha telegraficamente dichiarato che Razzi “è matto”.
Il senatore emigrato in Svizzera spiega la sua proposta: “Con il paese al verde e il rischio concreto dell’abolizione del voto all’estero, ancora c’è qualcuno che difende un organismo inutile e dispendioso come il Cgie. Sarebbe più opportuno che questi denari fossero spesi per fare cose necessarie per gli emigrati, che sono già rappresentati nei Comitati italiani all’estero (Comites), con funzioni identiche al Cgie”.
Nel sito web della Farnesina, dove ha sede, si legge che il Cgie ha “la sua legittimità rappresentativa dall’elezione diretta da parte dei componenti i Comites nel mondo e rappresenta un importante passo nel processo di sviluppo della partecipazione attiva alla vita politica del paese da parte delle collettività italiane nel mondo. Allo stesso tempo costituisce l’organismo essenziale per il loro collegamento permanente con l’Italia e le sue istituzioni”.
La difesa del Cgie è stata il cavallo di battaglia elettorale di Carrozza, candidato non eletto al Senato estero per il Pd: “Alla luce dell’esperienza maturata in più di 30 anni di volontariato, diretto a tutela dei nostri connazionali all’estero – spiega il segretario – sono convinto che commetta un errore grossolano di valutazione chi pensa che l’azione di 18 parlamentari possa rimpiazzare ruolo e funzioni del Cgie.
La piena rappresentanza degli italiani all’estero si configura nel triangolo istituzionale con Comites e parlamentari, ciascuno con le proprie caratteristiche, compiti e ruoli. É impensabile che i parlamentari eletti in rappresentanza di un territorio vasto come l’intero globo possano adempiere anche al legame diretto con lo stesso”.
Razzi e Carrozza hanno ragione entrambi: bisogna tagliare le spese inutili (ce ne sono molte altre nel bilancio statale) ma è anche importante che i 4 milioni di emigrati abbiamo una proficua rappresentanza a Roma e nelle regioni. Per proficua intendiamo dire risultati politici portati a casa, obiettivo che finora non hanno raggiunto nemmeno i parlamentari, figuriamoci il Cgie. Gli emigrati hanno rilanciato l’ Italia dalle macerie della guerra, sono grandi consumatori e promotori del made in Italy ma poco considerati.